LA VENEZIA DEI GIUSTI - ALMENO SI APRE, O SI PRE-APRE CON UN PAR DI CHIAPPE. SONO QUELLE DI STEFANO ACCORSI NEL FILM DI PRE-APERTURA LO STRAMPALATO MA ANCHE DIVERTENTE "L'ARBITRO"

Marco Giusti per Dagospia

Almeno si apre, o si pre-apre con un par di chiappe. Sono quelle di Stefano Accorsi nel film di pre-apertura alle "Giornate degli autori", lo strampalato ma anche divertente "L'arbitro", opera prima in bianco e nero e pesante accento sardo (le film commission se l'accomannano nel nostro cinema e dilagano più della Acqua Pejo nei film del Monnezza) di Paolo Zucca, regista pubblicitario che aveva diretto nel 2009 un corto dallo stesso titolo e molto premiato (David).

Più riuscito, ovvio, perche' era più compresso e tutto filava liscio. In pratica ritroviamo la situazione del corto nella grande scena finale della partita, e tutto il film e' una sorta di prequel che deve concludersi proprio lì. Un esercizio complesso che non permette di strutturare il film in maniera lineare.

Si seguono cosi' quattro storie che si intrecciano solo alla fine. C'e' quella di un arbitro in carriera, Stefano Accorsi, piacionissimo, che si vende una partita importante per colpa del perfido Marco Messeri e la dovra' scontare una volta scoperto dalla Fefa (sarebbe la Fifa...).

Poi ci sono due piccolissime squadre sarde rivali, l'Atletico Pabarile e il Montecrasto, la prima allenata da un Benito Urgu cieco (e' cosi') e l'altra da un perfido sardo senza scrupoli. Poi c'e' la storia di due pastori che si fanno terribili dispetti e giocano nella stessa squadra.

E infine la storia d'amore tra certo Mitzuzi, un sardo che torna dopo anni passati in Argentina e gioca benissimo e la figlia del suo allenatore, appunto Urgu, interpretata da Gepi Cucciari in versione bella figa (ma fa ridere e rivela una bella presenza da commedia).

Si frulla il tutto, con la produzione di Amedeo Pagani e la sceneggiatura ultratrash di Barbara Alberti, gli si ri-costruisce la scena finale del corto, con la partita fra le due squadre sotto l'occhio dell'arbitro corrotto, e si vede che effetto fa. Poteva riuscire meglio, l'ambizione e' troppa, ma la passione calcistica e isolana di Zucca, grande tifoso del Cagliari e di Cellino sono sincere, qualche scena divertente c'e' come i dialoghi fra due pastori: "L'hai visto Antoneddu?" - "No" - "L'hai visto Gavino?"- "Nemmanco".

Terribile pero' la scenetta della partita importante con l'arbitro corrotto, tal Murono (ahi!) Interpretato da Francesco Pannofino. Certo, "L'arbitro" di Luigi Filippo D'amico con Lando Buzzanca era un capolavoro a confronto, e anche "Il tifoso, l'arbitro e il calciatore" con Alvaro Vitali come arbitro sposato con Carmen Russo e quindi, ovviamente, cornuto.

Almeno l'idea dell'arbitro cornuto Barbara Alberti ce l'ha risparmiata. Accorsi e' divertente in un ruolo che prevede un'interpretazione non naturalistica e si muove bene in campo. E Urgu ha il ruolo che attendeva, dice, dagli anni 50. Dai tempi dei Barritas e di Gambale Twist. Stracult il film lo e' di sicuro.

 

ACCORSI NE "L'ARBITRO"ACCORSI-CUCCIARIACCORSI NE "L'ARBITRO"ACCORSI NE "L'ARBITRO"ACCORSI NE "L'ARBITRO"

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