LA VERSIONE DI MUGHINI – SE LA MERITANO I NOSTRI RAGAZZI QUESTA FOGNA A CIELO APERTO CHE È L’ATTUALE USO E ABUSO SE NON DITTATURA DEI ‘SOCIAL CAZZWORK’? - DI ACCOUNT CHE USANO IL MIO NOME CE N’È UN’INFINITÀ. DA “MUGHINI PEZZO DI M…” ALL’ELEGANTISSIMO “MUGHINI SBORRA AL PCI”
Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago lasciamo da parte me e te che siamo all’autunno del nostro destino, ma quelli che hanno dieci o trent’anni meno di noi - e soprattutto i vostri figli - se la meritavano questa fogna a cielo aperto che è l’attuale uso e abuso se non dittatura dei Social Cazzwork?
Se lo meritavano questo uso e abuso da parte di tutti i cretini e nullità patologiche del cliccare alla spiccia su ogni cosa e più volgare sei meglio è? Se la meritavano questa corsa a 100 all’ora in cui ognuno dà il peggio di se stesso, a cominciare dalla Daniela Santanchè che pure è un po’ meglio del suo raccapricciante tweet così formulato “Ma quali erano le origini del pilota dell’autobus?”
Nel più sgangherato dei giornali in cui ho cominciato a balbettare qualche righina, sempre ci sarebbe stato un capo servizio a cancellare una tale puttanata. Nella fogna a cielo aperto tutto è lecito. Tutto, ma proprio tutto. L’aggressione alle persone, gli insulti più virulenti, le semplificazioni del pensiero le più grottesche, persino gli abusi della persona e della identità altrui.
Andrew Keen - The internet Is not The Answer
Siccome io non sto su Facebook, non twitto, neppure rispondo a miei amici da 15 anni non sento e che mi chiedono via mail di far parte delle loro “relazioni professionali” su Linkedin, e ovviamente non rispondo a un Social detto “Zorpia” che mi scrive se sì o no sono interessato a certi ragazzoni neri sui vent’anni, siccome io sul web a cercare puttanate non ci vado neppure sotto tortura, non mi aveva fatto piacere quel che mi aveva detto un paio d’anni fa una mia amica grande esperta di quel mondo.
Che c’erano alcuni account su Facebook da cui risultava che ero io a rispondere ai “followers”, a dar loro la mia “amicizia” (in tutta la mia vita avrò avuto più o meno dieci amici, da uno di quegli account risultava che ne avevo 22mila), e che raccontavo per filo e per segno quel che facevo durante la giornata. Alla mattina del 4 ottobre 2013 sono andato alla sede della Polizia di Stato di viale Trastevere. A Roma, e ho denunciato quei tenutari di fogne a cielo aperto.
Mi hanno detto che la cosa non era né facile né celere, che bisognava scrivere in inglese alla Google, eccetera. Mi arriva dopo un anno e mezzo un decreto della Procura distrettuale presso il Tribunale di Catania. L’escremento umano che stava dietro quegli account Facebook (tre) è stato individuato. Si chiama Giovanni, è nato a Biancavilla nel 1972, abita in provincia di Catania.
Ha poco più di quarant’anni questa nullità patologica che passava le sue giornate fatte di merda a cliccare il mio nome e le mie immagini. Alle ore del 31 maggio prossimo venturo dovrà presentarsi alla sezione 1° del Tribunale di Catania, non lontano da dove ho vissuto gli ultimi dieci anni della mia vita catanese. La legge gli riconosce un difensore d’ufficio, e davvero non so che cosa dirà a sua difesa. Ovviamente non mi costituirò parte civile, figuriamoci se voglio soldi provenienti da una fogna. Ma gli account in cui si usa e abusa del mio nome ci sono ancora su Facebook? Io penso di sì.
L’ho chiesto a un mio amico che lavora a una radio romana, e mi ha detto che di account che usano il mio nome ce n’è un’infinità. Robetta incantevole che ad esempio “apre” con un paginone intitolato “Mughini pezzo di m…”, oppure l’elegantissimo “Mughini sborra al Pci” (non so che cosa voglia dire).
Una fogna a cielo aperto, una sciagura del costume e della parola e della morale cento volte più grave che non le discussioni stucchevolissime sulla riforma elettorale. Un’aggressione ossessiva e cannibalica nei confronti di personaggi purché noti. Possono dire e dirti di tutto, è il web bellezza. Una zona franca dove a tutti è lecito tutto.
E con questa fogna a cielo aperto abbiamo imparato e conviverci, e mentre sui giornali appaiono scandalizzate le foto di un qualche malmesso cassonetto della spazzatura nell’uno o nell’altro quartiere. Un cassonetto sì che indigna, un oceano di idioti in servizio permanente effettivo quello no.