TRAVAGLIO: “E’ BASTATO CHE FINISSERO INDAGATI DUE UOMINI DI CENTROSINISTRA, MANCINO E CONSO, E CHE IL QUIRINALE SI PRODIGASSE PER MANCINO, PERCHÉ LA TRATTATIVA FRA STATO E MAFIA DIVENTASSE “PRESUNTA” NON SOLO PER IL PDL, MA ANCHE IN ZONA PD” - BOTTE A MACALUSO, MANCONI E, CHE PLAUDE A “UN ARRETRAMENTO TATTICO FUNZIONALE A STRONCARE I CORLEONESI” - “STRONCARE? MA SE PROVENZANO GIRO’ LIBERAMENTE L’ITALIA PER 13 ANNI!”...

Marco Travaglio per "l'Espresso"

E' bastato che finissero indagati due uomini di centrosinistra, Mancino e Conso, e che il Quirinale si prodigasse per Mancino, perché la trattativa fra Stato e mafia diventasse "presunta" non solo per il Pdl, ma anche in zona Pd. In prima fila nella campagna negazionista c'è l'Unità che, messi nell'angolo i cronisti, schiera il duo Pellegrino-Macaluso. Pellegrino è l'avvocato ed ex senatore dalemiano, già difensore di Previti e presidente della nota fumisteria detta Commissione Stragi (non produsse nemmeno una relazione finale).

Ora questo genio delle investigazioni scrive che, se i capi del Ros negoziarono con Riina tramite Ciancimino e se Conso revocò il 41-bis a 334 mafiosi detenuti, non fu una trattativa, ma un'astuta manovra «per rallentare temporaneamente l'applicazione della norma per avere tempo di stroncare i corleonesi, come poi in effetti è avvenuto... Un arretramento tattico che non intaccava la strategia di fondo, ma era funzionale ad assicurarne il successo».

Infatti, dopo l'arresto dei boss corleonesi Riina e Bagarella, Cosa Nostra finì per 13 anni nelle mani di un altro corleonese, Provenzano, divenuto intoccabile proprio grazie alla trattativa: girava liberamente l'Italia, andava a Roma a visitare il corleonese Vito Ciancimino ai domiciliari e, quando un confidente ne svelava il covo, il Ros si voltava dall'altra parte (vedere l'articolo a pag. 48).

Intanto, per "stroncare" meglIo la mafia, i governi di destra e di sinistra spuntavano quasi tutte le armi dell'antimafia (supercarceri di Pianosa e Asinara, pentiti, ergastolo, sequestro dei beni), come richiesto da Riina nel "papello". Un trionfo della fermezza all'italiana: con le Br non si tratta, con mafia e camorra sì. Sempre sull'Unità, Macaluso non si limita, come Pellegrino, a giustificare la trattativa. La nega proprio: «Non si capisce dov'è e cos'è la "trattativa tra Stato e mafia"».

Luigi Manconi invece non si pone il problema: sul Foglio di Ferrara e Berlusconi, sfodera «buoni argomenti antifascisti per difendere Conso e Mancino», indagati per falsa testimonianza. E, citando Giovanni Fiandaca dell'università di Palermo, domanda: «Se venisse confermato un qualche ruolo di Massimo Ciancimino in quella complicatissima trattativa (è lui stesso ad affermarlo), perché mai il figlio dell'ex sindaco di Palermo non è stato indagato per concorso esterno?».

Purtroppo per Manconi (e Fiandaca), si dà il caso che Ciancimino jr. sia indagato per concorso esterno e minaccia a corpo dello Stato proprio per ciò che ha raccontato sul suo ruolo di tramite fra il Ros e il padre. Il bene informato Manconi taccia poi chi conduce o sostiene l'indagine di "moralismo immorale", "furia giustizialista sguaiata e cinica", "foia epuratrice". E si associa alle «provvidenziali parole del pm romano Nello Rossi, tra i fondatori di Magistratura democratica» che, senz'aver letto un rigo di atti, «ha voluto testimoniare dell'esemplare rettitudine di Conso».

E come lui altri leader di Md: Cascini, Ippolito e Palombarini. Quest'ultimo difende San Conso con una decisiva motivazione: «Non ho bisogno di vedere il fascicolo per sapere che è innocente». D'ora In poI, prima di processare qualcuno, i magistrati faranno bene a chiedere a Palombarini: se per caso conosce l'imputato, eviteranno il processo risparmiando tempo e denaro. Per sapere della trattativa invece si dovrà chiedere a Pellegrino, Macaluso e Manconi.

E pazienza se la Corte d'Assise di Firenze, che in ottobre ha condannato all'ergastolo il boss Tagliavia per le stragi del '93, ha accertato che «una trattativa indubbiamente ci fu e venne, almeno inizialmente, impostata su un do ut des. L'iniziativa fu assunta da rappresentanti delle istituzioni e non della mafia». Borsellino si oppose, giudicandola «la negazione stessa della battaglia condotta da sempre con Falcone» e prevedendo che non avrebbe frenato, ma moltiplicato le stragi, come infatti avvenne nel '93. Per questo fu ucciso. Non aveva colto l'astuzia dell'«arretramento tattico», l'ingenuo.

 

IL PROFESSORE DI DIRITTO PENALE GIOVANNI FIANDACANICOLA MANCINO MANCINO NICOLA NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO MARCO TRAVAGLIO LUIGI MANCONI Giovanni Conso

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