TRANSENNATE I CINEMA, ARRIVA VON TRIER (E TANTO PER CAMBIARE VIENE CENSURATO) – NELLA VERSIONE ITALIANA DI “LA CASA DI JACK” SARANNO TAGLIATE LE SCENE PIÙ CRUDE – L’ODISSEA DEL REGISTA DANESE DOPO LE FRASI SU HITLER A CANNES (VIDEO): “MI HANNO MESSO AL BANDO PER SETTE ANNI. NON MI HANNO DATO MODO DI SPIEGARE CHE LA COMPASSIONE ERA PER L’UOMO CHIUSO NEL BUNKER, NON SONO UN NAZISTA. LA DEMOCRAZIA È AL TRAMONTO, SIAMO TROPPO EDUCATI. NON VADO PIÙ AL CINEMA, L’ULTIMO FILM CHE HO VISTO È STATO TITANIC”
1 – LA CASA DI JACK, CENSURA PER IL FILM NELLA VERSIONE ITALIANA
Luciachiara Faiella per www.zon.it
La casa di Jack, il nuovo controverso film di Lars Von Trier, si prepara ad arrivare nelle sale italiane. La pellicola suscita grande curiosità, soprattutto perché indignò il pubblico del Festival di Cannes: gli spettatori, durante la proiezione, abbandonarono la sala. Nel nostro Paese, il prodotto arriverà in due versioni. Una in italiano, con la censura delle scene più disturbanti. L’altra, sottotitolata in lingua inglese, invece, non sarà tagliata. Entrambe non potranno essere guardate dai minori di 18 anni.
Ecco il comunicato di Videa: “La versione italiana sarà distribuita con tagli nelle scene più cruente e violente, scene che hanno spinto il pubblico dell’ultimo festival di Cannes ad abbandonare la sala prima della fine della proiezione, mentre la versione in lingua originale sottotitolata rispetterà l’integrità dell’opera del regista. È il primo caso in Italia di un film che entra contemporaneamente in censura in due versioni e che ha anche nella versione “alleggerita” dai tagli il vietato ai 18 anni”.
2 – LA FRASE CHOC: «CAPISCO HITLER»
Nel 2011, Lars von Trier era in gara al Festival di Cannes con Melancholia . Durante la conferenza stampa disse: «Capisco Hitler... non sono contro gli ebrei, ma in realtà non troppo perché Israele è un problema, come un dito nel..., fa ca...». Frasi per cui chiese scusa, ma che portarono gli organizzatori alla scelta di cacciarlo dalla rassegna, definendolo: «Persona non gradita», pur mantenendo il suo film nella corsa per la Palma.
3 – VON TRIER: IL MIO INFERNO
Giuseppina Manin per il “Corriere della Sera”
Si comincia con un dialogo nel buio. Due voci maschili. Due viandanti diretti chissà dove. Forse all' Inferno. O forse a La casa di Jack , nuovo e molto discusso film di Lars von Trier, da domani nelle sale con il divieto ai minori di 18 anni. A turbare non è solo il fatto che Jack sia un serial killer ma anche un esteta del male, sostenitore dell' omicidio come opera d' arte. Le sue vittime, donne, uomini, bambini, finiscono tutte dentro una camera di Barbablù, un grande congelatore, in attesa d' essere composte in una macabra installazione.
Da lì la calata agli Inferi da metaforica si fa reale: Jack e il suo mentore, Matt Dillon e Bruno Ganz, svelano la loro identità, l' uno sotto il rosso cappuccio di Dante, l' altro come Virgilio. «A ispirarmi è stata la Divina Commedia - racconta da Copenaghen von Trier -. Un poema che amo nonostante la mia difficoltà di cogliere certi nessi con la storia italiana. Mi piaceva l' idea di un uomo che per pareggiare i conti con i nemici, li manda all' Inferno con debiti tormenti. Dal punto di vista visivo i riferimenti sono stati alcuni disegni di Blake e un famoso quadro di Delacroix, La barca di Dante . Nel film l' ho ricostruito in modo preciso».
Quanto c' è di lei in Jack?
«Lo considero un mio alter ego, con la differenza che lui i suoi demoni interiori li realizza nel crimine, io li proietto sullo schermo. Entrambi ci inoltriamo nella "selva oscura" del male alla ricerca del bene. Dio e Satana convivono dentro di noi».
Jack confessa le sue malefatte ma non si pente.
«Nemmeno io. Questo è il mio primo film dopo lo choc di Cannes, messo al bando per sette anni come persona non grata, accusato di essere nazista. Una mia frase stupida su Hitler è stata strumentalizzata, non mi è stato dato modo di spiegare che la compassione non era per il mostro ma per l' uomo chiuso nel bunker con le sue spaventose responsabilità. No, non mi sono mai sentito colpevole. Non sono un nazista, i miei quattro figli hanno tutti nomi ebraici. Mia moglie avrebbe voluto che lo facessi presente, ma mi sembrava un trucchetto a buon mercato. Meglio sette anni di esilio».
Il sogno di Jack è costruire una casa. Continua a provarci ma fallisce sempre.
«Mia madre avrebbe voluto che facessi l' architetto. So di averla delusa, anche se in punto di morte, dopo avermi svelato che mio padre non era mio padre, ha ammesso che ero un bravo artista».
Le variazioni sul crimine di Jack sono scandite da variazioni bachiane suonate da Glenn Gould in brevi filmati.
«Lui rappresenta l' arte pura. Fine a se stessa come lo è la violenza di Jack»
Arte e cultura non sono un baluardo contro il male?
«Temo di no. In una sequenza mostro la quercia che sorge nel campo di Buchenwald. Non un albero qualsiasi, la quercia di Goethe, sotto la cui ombra ha composto alcuni versi sublimi. Un segno di massima civiltà nel cuore del massimo orrore. E i Paesi con le culture più raffinate, la Germania, l' Italia, il Giappone, sono passati alla storia per le peggiori atrocità».
Oggi sembrano risorgere nei tanti movimenti di destra estrema.
«La democrazia è al tramonto, abbiamo vissuto la sua età dell' oro senza rendercene conto. Nazionalismi, populismi, l' arrivo al potere di un pazzo come Trump, ne minano le radici. E noi stiamo a guardare senza fare niente. Siamo troppo educati, lasciamo parlare personaggi orrendi. Non ci rendiamo conto dei semi del male che si stanno infiltrando».
Per chi avrebbe votato agli Oscar?
«Non vado più al cinema.L' ultimo visto è stato Titanic . Meglio i vecchi film che attingo da un mio baule dei tesori. Ho appena rivisto Novecento di Bertolucci. Magnifico».
Il suo Virgilio, Bruno Ganz, ci ha appena lasciati.
«L' ho conosciuto ai tempi de La Caduta , il film su Hitler. Ganz e Ben Gazzara sono i due geni del cinema con cui ho lavorato. Morti tutti e due».
Cosa sta progettando adesso?
«Il seguito di The Kingdom , la serie tv iniziata 25 anni fa. Nuovi episodi sempre sullo sfondo dell' ospedale dei fantasmi. Un horror surreale, mi sto divertendo molto».
4 – LARS VON TRIER MA VOI DISTRIBUIRESTE IL SUO FILM?
Luigi Mascheroni per “il Giornale”
Il nuovo film di Lars von Trier, La casa di Jack, nell'originale The House that Jack Built, ha già portato a casa un record, almeno da noi. Andrà nelle sale domani in due versioni: quella italiana con tagli nelle scene più cruente e violente (che spinsero una parte del pubblico, all'ultimo festival di Cannes, ad abbandonare la proiezione prima della fine), mentre quella in lingua originale, sottotitolata, rispetterà l'integrità dell'opera del regista.
Ma entrambe le versioni, anche quella già «alleggerita», sono vietate ai minori di 18 anni. Aperta parentesi. Fra le sequenze disturbanti (noi abbiamo visto la versione uncut) si segnalano: l'incipit con il viso di Uma Thurman spappolato a colpi di cric dell'auto, in inglese car jack..., una paperella seviziata, una caccia ai bambini, una mastectomia che definire chirurgica sarebbe poco professionale... Chiusa parentesi.
Ma la notizia in realtà è un'altra. Ed è la dichiarazione di Sandro Parenzo, presidente di Videa Spa, la casa di distribuzione del film in Italia. Eccola. «Ho distribuito negli anni Ottanta il primo film di Lars Von Trier, Elementi del crimine (in realtà il titolo orginale Forbrydelsens element fu tradotto L'elemento del crimine, ndr).
Un capolavoro, un acerbo prodotto di un gigante del cinema». E fino a qua, nulla di particolare. Poi viene il bello: «Da alcuni anni detesto Lars Von Trier come persona, per le sue scellerate dichiarazioni, per il suo antisemitismo, così come ho detestato a suo tempo Céline che ha però lasciato uno dei grandi capolavori della letteratura del '900». Gran finale. «Con questo spirito distribuisco oggi il suo ultimo film, per raccontare ancora una volta quanta distanza una società civile sappia porre tra uno scellerato autore e la sua opera. Perché in La casa di Jack c'è più cinema, più delirante passione che nel 90% dei film che normalmente escono. Nonostante il detestabile Lars, divorato dai suoi demoni, che mai incontrerò».
Una dichiarazione che ha sconcertato molti (come fai a prendere le distanze dal «tuo» regista?). E che forse non è del tutto esente - diciamo così - da interessi commerciali: più si parla del film, meglio si vende. Ma più che comprensibile. Sebbene un romanzo o un film contengano sempre anche lo scrittore o il regista, è lecito che un produttore o un distributore o un editore distinguano la posizione ideologica dell'artista dal valore estetico dell'opera.
Altrimenti, giusto per ricitare Louis-Ferdinand Céline, nessuno avrebbe mai pubblicato Viaggio al termine della notte. Certo. La casa di Jack non sarà l'equivalente cinematografico del Voyage, ma è un film che va visto. Anche nel caso il regista - e poi ne discutiamo - manifestasse idee «scellerate».
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