
“SONO STATO MANESCO, PRIMA DI AVERE LA DIAGNOSI. QUANDO L’AUTISMO ERA AL MASSIMO HO PROVATO ANCHE A UCCIDERMI” – PARLA YURI TUCI, ATTORE AFFETTO DA AUTISMO E PROTAGONISTA DI “LA VITA DA GRANDI”: “A SCUOLA MI BULLIZZAVANO: ALLE MEDIE, UNA PROFESSORESSA MI HA APPICCICATO AL MURO PERCHÉ ERO IPERATTIVO. POI, ALLE SUPERIORI, UN BULLO HA CERCATO DI STRANGOLARMI CON UN CAVETTO ELETTRICO, MA GLI HO DATO UN MORSO CHE GLI HO QUASI STACCATO IL POLLICE” – “LE PRIME AVVISAGLIE? A 18 MESI, MA LA CONSAPEVOLEZZA È ARRIVATA SOLO…” – VIDEO
Estratto dell'articolo di Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”
Yuri Tuci ha 41 anni, vive a Prato con i genitori, è un autistico ad alto funzionamento. Ha sempre sognato di recitare e, ora, è il protagonista di un film sull’autismo che ha conquistato il pubblico e che apre il cuore, La vita da grandi.
[…] Quel nome, Yuri, gli fu dato in onore della frase che l’astronauta Jurij Gagarin pronunciò dallo spazio: «Da quassù, la Terra è bellissima». Anche Yuri guarda un po’ il mondo dall’alto, vedendo cose che magari ai più sfuggono e con un’autoironia unica. Tipo, in un post, racconta che per girare il film è ingrassato dieci chili, come Christian Bale per American Hustle; gli chiedo come ha fatto e lui: «I dieci chili in più li avevo già di mio, ma è un segreto».
[…] Il suo senso dell’umorismo come nasce?
«Me l’ha portato l’autismo e, un po’, mi è venuto guardando i comici sul computer».
[…] Quando ha avuto le prime avvisaglie dell’autismo?
«A diciotto mesi, ma la consapevolezza è arrivata solo a 18 anni».
yuri tuci matilda de angelis la vita da grandi
Cos’era successo a 18 mesi?
«Ho iniziato a esplodere in crisi incredibili di pianto, non andavo in braccio alle altre persone, mi prendevano tremolii, avevo paura di entrare nei negozi».
E a 18 anni?
«Per la prima volta, qualcuno ha dato un nome ai miei disturbi e ho iniziato dei percorsi con gli educatori in un centro di salute mentale».
Come sono stati gli anni senza diagnosi?
«Uno shock continuo. Sapevo solo di essere arrabbiato con tutti e pensavo che fosse colpa mia».
Nel suo spettacolo spiega che l’autismo causa comportamenti ossessivi e ripetitivi. I suoi quali erano?
«Il primo è stato strizzarmi di continuo il naso sull’orsacchiotto, finché ho avuto un’emorragia e ne sono rimasto talmente scioccato che ho smesso di botto. Poi, picchiavo la testa contro il muro, i pugni contro il muro. Quello è stato uno dei periodi più brutti. E sono stato manesco, prima di avere consapevolezza e diagnosi. Me ne vergogno tantissimo, ma l’autismo era ai massimi e, non sapendolo, non prendevo psicofarmaci. Ho provato a uccidermi anche. Per fortuna, non sono morto: se no, come avrei fatto a fare tutte le cose belle che ho fatto nella vita?».
Nel film, il suo personaggio, impara a lavarsi, andare in giro da solo… Com’è stato il suo percorso verso l’autonomia?
«Ho dovuto imparare a socializzare, a spostarmi e muovermi per conto mio in città...
Per superare la timidezza, ho impiegato anni ed è sparita del tutto col teatro: con la timidezza, se prendi il via, poi, non ti fermi più».
[…] Quando è stato bullizzato?
«Due volte. Alle medie, una professoressa mi ha appiccicato al muro perché ero iperattivo. Non lo potrò dimenticare mai. Poi, alle superiori, un bullo ha cercato di strangolarmi con un cavetto elettrico, ma gli ho dato un morso che gli ho quasi staccato il pollice. Non c’è cosa peggiore di un buono che diventa cattivo».
Un problema che affligge i genitori di persone con disturbo dello spettro autistico è cosa succederà quando non ci saranno più. Nel film, la sorella è destinata a occuparsi del dopo, e per lei?
«Mi troverò in casa da solo, dovrò imparare più cose, ma ne ho già imparate tante, è solo una crescita in più da aggiungere. Certo, vorrei tanto convivere con una compagna: sarei sistemato per il resto dei miei giorni. Ho avuto una fidanzata per sei anni, ma era così gelosa che ci siamo lasciati. Non avere una compagna mi pesa, sai che palle stare da soli…».
«Ad alto funzionamento», nel suo caso, che significa?
«Che, se ho avventure positive, l’adrenalina mi dà mille battiti al secondo. Poi, che ho il privilegio di trovare sempre gente con cui legare. Alcuni autistici non amano la compagnia, io sì. Di questi tempi, se non siamo sociali è controproducente: nella solitudine, nascono i deliri per piombare in pazzia e depressione».
Lei sognava di diventare attore e, da attore, è stato ricevuto anche dal presidente Sergio Mattarella.
«Avevo pensato: ci manca solo che voglia conoscermi Mattarella! E Mattarella mi ha chiamato! Devo avere un potere sensoriale per prevedere le cose. Sarà l’autismo. Sarà Nostradamus». […]
yuri tuci
yuri tuci
yuri tuci matilda de angelis la vita da grandi
yuri tuci
yuri tuci