renato pagliaro alberto nagel francesco milleri

MEDIOBANCA WAR - TRA LA LISTA DI NAGEL E QUELLA PROMOSSA DA MILLERI (CON IL SUPPORTO DI CALTAGIRONE) SARÀ BATTAGLIA ALL’ULTIMO VOTO. IL RISULTATO FINALE DIPENDERÀ MOLTO DALL’AFFLUENZA IN ASSEMBLEA, CHE VIENE STIMATA INTORNO AL 75% – TRA LE INCOGNITE APERTE C’È IL 2,2% DEI BENETTON: VOTO NEUTRALE O, COME IN GENERALI, PER IL DUPLEX MILLERI-CALTA? – I PROXY DEGLI INVESTITORI ISTITUZIONALI (DA ISS A GLASS LEWIS) SI SONO SCHIERATI A FAVORE DELLA LISTA NAGEL MA CON QUALCHE CREPA: IL PUNTO DEBOLE È IL CANDIDATO PRESIDENTE, PAGLIARO, CHE NON È UN INDIPENDENTE COME RICHIEDONO GLI STANDARD DELLE GRANDI BANCHE…

Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per "Affari & Finanza - la Repubblica"

 

RENATO PAGLIARO ALBERTO NAGEL

La rappresentazione più scenografica che viene fatta in questi giorni di Mediobanca è quella di un fortino nel quale sono asserragliati con l’elmetto in testa i due condottieri Renato Pagliaro e Alberto Nagel. […] Pagliaro e Nagel sono gli eredi di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi, i banchieri che hanno segnato la nascita della banca d’affari e il suo periodo di splendore al centro del sistema finanziario e imprenditoriale italiano.

 

[…] Fino al 2016 Mediobanca ha combattuto battaglie riguardanti le proprie partecipazioni, come Generali, Fonsai, Rcs, quando queste rischiavano di produrre ricadute negative. Questa volta è diverso perché l’attacco è rivolto direttamente al management della banca e alla formazione del suo organo di governo, il consiglio di amministrazione.

 

FRANCESCO MILLERI

L’origine della contesa ha un prologo inaspettato. Il cavalier Leonardo Del Vecchio, ex martinitt e costruttore di un impero nella produzione e distribuzione di occhiali, incrocia gli uomini di Mediobanca in una piazza che di finanziario ha poco: l’Istituto europeo di oncologia (Ieo).

 

Dall’alto dei suoi 30 miliardi di patrimonio voleva rilevarlo e investire 500 milioni per farlo diventare un polo d’eccellenza. Ma il suo progetto si è scontrato con i guardiani del fortino, visto che lo Ieo era un fiore all’occhiello di Cuccia. «Ho chiesto in alternativa che venisse scorporato il Monzino, ma anche su questo ho ricevuto un rifiuto», disse Del Vecchio nel 2018.

 

Da lì è partita la battaglia, con acquisti di azioni Mediobanca fino ad arrivare al 19,74% del capitale, con una richiesta a salire oltre stoppata dalle ferree regole della Bce.

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

 

Ora Del Vecchio non c’è più, ma ha lasciato le consegne al suo manager di fiducia Francesco Milleri, che in vista dell’assemblea del 28 ottobre ha prima trattato per entrare nella lista promossa dal cda uscente ma quando ha visto che gli interessi non coincidevano ha presentato una lista di minoranza lunga, composta da cinque candidati, che potrebbe giocarsela per diventare la più votata. Eventualità che i banchieri del fortino considerano una iattura.

 

[…] La partita è tutta qui: uno scontro di culture e filosofie che si scarica sulle regole di governance. Gli investitori istituzionali dovrebbero votare compatti la lista del cda ma qualche crepa sta comparendo all’orizzonte: il punto debole è il candidato presidente, Pagliaro, che non è un indipendente come richiedono gli standard delle grandi banche. Questo neo è stato fatto notare nella raccomandazione di Iss, che però non ha influito sul giudizio complessivo.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

Venerdì sera a mercati chiusi è arrivato anche il consiglio di Glass Lewis, l’altra grande società di proxy, che ha confermato il giudizio favorevole per la lista del cda. Il risultato finale dipenderà molto dall’affluenza in assemblea, che viene stimata intorno al 75%.

 

E anche dall’orientamento di alcuni investitori, come Edizione dei Benetton che ha il 2,2%, Unipol con un altro 2% e altri piccoli investitori con quote tra lo 0,5% e l’1,5%. Se la lista del cda guidata da Pagliaro e Nagel riuscirà a prevalere si andrà avanti con un consiglio molto compatto intorno al capoazienda, con sole tre voci esterne provenienti dai soci di minoranza. Se invece prevarrà la lista presentata da Milleri, allora le voci nuove nel cda saranno cinque, ma ciò non andrà a influenzare la maggioranza del cda che occuperà nove posizioni tra cui il presidente e l’ad.

 

LEONARDO DEL VECCHIO FOTOGRAFATO DA RENE BURRI

In molti si domandano quale sarà il punto di caduta finale di questa partita. Milleri ha pieni poteri grazie all’investitura di Del Vecchio ma la famiglia alle sue spalle mugugna e preferirebbe concentrarsi sui lauti dividendi di Essilux. Il quadro potrebbe cambiare proprio con le modifiche alla governance che stanno per essere introdotte dal ddl Capitali, i cui contenuti sono stati influenzati dalle posizioni di Francesco Gaetano Caltagirone, alleato di Milleri con in portafoglio il 9,9% di Mediobanca.

 

Se davvero dal gennaio 2025 gli azionisti di minoranza verranno rappresentati in cda con il metodo proporzionale, allora gli uomini di Milleri potrebbero salire a 6, rendendo più difficile la gestione della banca e la presa di Mediobanca su Generali. I due veterani nel fortino però non si danno per vinti e contano sul sostegno del mercato per continuare a fare quello che hanno fatto finora: gestire con estrema prudenza la banca, far crescere il credito al consumo (gioiello lasciato da Cuccia), gestire patrimoni, controllare Generali e i suoi lauti dividendi da redistribuire ai fondi in cambio del loro consenso. […]

PAGLIARO NAGELFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEfrancesco gaetano caltagirone

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…