DAGOREPORT – PER VEDERE FINALMENTE IL TRIONFO DI "TELE-MELONI", LA DUCETTA E GIAMPAOLO ROSSI HANNO DOVUTO INGOIARE UN BEL ROSPO: ROBERTO SERGIO COME DG È STATO IMPOSTO DA MATTEO SALVINI – DI FRONTE ALL'ULTIMATUM LEGHISTA (''O SERGIO DG, O SALTA ROSSI"), LA "NANA MALEFICA" (COPY CROSETTO) HA COSTRETTO IL “FILOSOFO DI COLLE OPPIO" A PIEGARE IL CAPINO - ROSSI ERA CADUTO IN DISGRAZIA PRESSO LA FIAMMA TRAGICA A CAUSA DEL DUPLEX CHIOCCI-SERGIO. E SOLO GRAZIE A BRUNO VESPA E' POI RIUSCITO A TORNARE NEL CUORE DELLA MELONA – IN CRISI DI ASCOLTI E SENZA IDEE, ROSSI SPERA IN UNA NUOVA “RAISET” INCIUCIONA. MA PIER SILVIO E' LONTANO - DOPO IL RISULTATO DEL VOTO DELLE TRE REGIONI, SI DECIDERA' IL DESTINO DI SIMONA AGNES - E SALVINI CARICA IL PISTOLONE DEL TAGLIO AL CANONE RAI…
DAGOREPORT
roberto sergio giampaolo rossi
La nomina di Roberto Sergio a direttore generale della Rai è un rospone che la Ducetta della Garbatella e Giampaolo Rossi sono stati costretti a ingoiare per vedere finalmente nascere, dopo ben due anni di governo, Tele-Meloni.
Il neo-Ad, nei mesi scorsi, non ha mai perso occasione di sottolineare l’inutilità di un direttore generale - ruolo che del resto non era mai esistito a viale Mazzini - rimarcando la sua netta contrarietà ad avere un Roberto Sergio tra le palle, una volta assurto al ruolo di amministratore delegato.
LA NUOVA RAI MELONIANA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
All'inizio c'era il cosidetto "patto della staffetta" tra Rossi e Sergio - in attesa della scadenza del mandato di Ad dell'ex Carlo Fuortes, dato che Rossi aveva già ricoperto un mandato nel Cda Rai, l'ex portaborse di Pierfurby Casini ricopriva pro-tempore la prima poltrona della tivù di Stato; un "patto" che era poi finito a puttane.
Dopo una iniziale luna di miele, i rapporti tra Rossi e Roberto Sergio, infatti, si sono via via deteriorati. Le indiscrezioni hanno raccontato di un rapporto burrascoso, degenerato al punto di non rivolgersi la parola. A mettere i bastoni tra le ruote all'ascesa di Rossi ci avevano pensato i messaggini Whatsapp inviati dal direttore del Tg1, Gianmarco Chiocci, a Giorgia Meloni: una serie di osservazioni critiche, riflessioni puntute, pareri argomentati, che gettavano scetticismo sulle capacità di Rossi di guidare quel bordello catodico chiamato Rai.
L’ex direttore dell'AdnKronos, infatti, stretto un sodalizio con Roberto Sergio, avrebbe voluto escludere Rossi dalla partita delle nomine. Una moral suasion che sembrava funzionare: il barbuto manager pareva esser finito in disgrazia agli occhi della Ducetta. Ma un bel giorno, a salvarlo ci ha pensato la manona taumaturgica di Bruno Vespa, che da gran consigliori ha convinto la "nana malefica" (copy Crosetto) a dare seguito al suo progetto iniziale, offrendosi come “nume tutelare” del nuovo Ad, mollando un calcione al tandem Chiocci-Sergio.
Dopo l'estenuante tiramolla di rinvii, una volta passata l'estate, la Melona non poteva più sottrarsi alla nomina del nuova Cda Rai. Quindi ha riunito i suoi due compari di maggioranza e alla fine, pur di vedere la nascita di Tele Meloni è stata costretta ad accettare la volontà di Salvini: Roberto Sergio, direttore generale. E Rossi non aveva altro da fare che piegare il capino.
Un boccone amaro per Rossi, un bel successo per Vespa. L’80enne giornalista ormai sente la Rai come cosa sua, ne conosce ogni anfratto e, pur non essendo più un dipendente, ma solo un “artista”, può permettersi di criticare apertamente la programmazione della tv pubblica, senza timore di essere redarguito.
giampaolo rossi roberto sergio
In una lettera al “Fatto quotidiano”, rispondendo a un articolo critico sugli ascolti di “Porta a Porta”, “Bru-neo” ha accusato lo scarso traino che gli lasciano in dote le trasmissioni che lo precedono: “È vero che il mese di settembre la media dello share di Porta a Porta è stata dell'8,4%, ma nelle nove prime serate che ci hanno preceduto Rai Uno ha toccato una media del 15,23%, mentre Rodano cita un 21% che non ci appartiene.
Parla anche di una media delle seconde serate del 13%, quando le dieci seconde serate nel mese di settembre - esclusa Porta a Porta - hanno toccato I'8,73%, con traini ben superiori ai nostri. […] Come è noto, la seconda serata vive del traino della prima e nella stagione 2023-2024 noi siamo partiti 10 volte sotto il 5%, 21 volte sotto il 6%, 17 volte sotto il 7% e 14 sotto l'8%”.
gianmarco chiocci (3) ricevimento quirinale 2 giugno 2024
Incassato il bottino, Salvini mica si accontenta: ora agita il pistolone della riduzione di 20 euro del canone Rai. Una mossa che fa venire l’orticaria a Forza Italia e ai fratelli Berlusconi, visto che comporterebbe un innalzamento del tetto pubblicitario del servizio pubblico, a detrimento di Mediaset e La7. Lo spauracchio sembra soltanto un ballon d’essai, utile come moneta di scambio da utilizzare nelle trattative per le future poltrone.
Dal canto suo, Forza Italia è spaccata: Gianni Letta briga animatamente per portare la sua cocca, Simona Agnes, alla presidenza di Viale Mazzini, e ci proverà “fino alla morte”. Spartiacque saranno le regionali, dopo le quali il destino della Agnes sarà deciso: dentro o fuori? Antonio Tajani, invece, non sembra così interessato a sostenere la figlia dell’ex dg Rai Biagio e fa il pesce in barile.
mario orfeo roberto sergio foto di bacco
La prima e decisiva sfida per il nuovo amministratore delegato, Giampaolo Rossi, riguarda gli ascolti. Finora Tele-Meloni ha partorito molti flop: le performance deludenti del cocco della premier, Pino Insegno (“Il mercante in fiera”); Nunzia De Girolamo e il suo “Avanti popolo”, che portò Rai3 sotto il 2%; e poi ancora A casa di Maria Latella che in seconda serata rimane sullo stomaco dei tele-morenti; Piero Chiambretti e le “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, che stenta a superare stabilmente il 4%; Laura Tecce che passa inosservata tra “Underdog” e "Onorevoli confessioni”. Non ultimo, l’esordio sottotono di Massimo Giletti: ogni puntata de “Lo stato delle cose” costa ai contribuenti 360mila euro, ma la prima si è fermata a un mediocre 5,4%.
roberto sergio alla presentazione dei palinsesti rai 3
Senza considerare le performance deludenti dei Tg Rai, che dall’inizio del 2024 hanno perso oltre un milione di telespettatori.
Gli ascolti tv sono strettamente legati alle entrate pubblicitarie, e la cassa va salvaguardata. In assenza di nuove idee (come Dago-rivelato, a Viale Mazzini i dirigenti chiedono direttamente ai dipendenti, gratis, di concepire qualche nuovo format) Giampaolo Rossi spera di tornare ai bei tempi di “Raiset”.
Un patto di non belligeranza con Mediaset, già praticato con successo nell'era Berlusconi-Saccà-Masi, a inizio anni 2000, quando le trasmissioni di punta venivano dislocate sui palinsesti in maniera di non pestarsi lo share. Peccato che Pier Silvio Berlusconi sia troppo occupato in altre faccende per prestare ascolto ai vertici della Rai meloniana.
Sarà anche per questo che Rossi si è prima rivolto alla sua ex, la vice-segretaria di Forza Italia, Deborah Bergamini (che però ha risposto picche sottolineando di non ''lavorare'' per Pier Silvio ma per Marina), e poi ha tentato un abboccamento con il braccio destro di Pier Dudi, Niccolò Querci. Riusciranno i nostri eroi a salvare ascolti e cassa con un accordicchio con il Biscione? Ah, non saperlo…
DA LATELLA A INSEGNO: LA STAGIONE DEI FLOP RAI
Estratto dell’articolo di Tommaso Rodano per “il Fatto quotidiano”
[…] Il caso più evidente è quello di Bruno Vespa e del suo Porta a Porta. Lo storico talk della seconda serata di Rai Uno ha in media 538.000 spettatori e l’8,4% di share. Considerato che la rete ammiraglia in prima serata viaggia sul 21% e in seconda serata sul 13, anche nel salotto di Vespa mancano almeno 5 punti di auditel (e cresce la malinconia: soltanto due stagioni fa raccoglieva almeno il 10%). […]
DIRITTO DI REPLICA
Lettera di Bruno Vespa al “Fatto quotidiano”
Caro Direttore, spiace che un ana lista attento come Tommaso Rodano non abbia approfondito gli ascolti di Porta a Porta. È vero che il mese di settembre la media dello share di Porta a Porta è stata dell'8,4%, ma nelle nove prime serate che ci hanno preceduto Rai Uno ha toccato una media del 15,23%, mentre Rodano cita un 21% che non ci appartiene.
pier silvio berlusconi foto di gente 1
Parla anche di una media delle seconde serate del 13%, quando le dieci seconde serate nel mese di settembre - esclusa Porta a Porta - han- no toccato I'8,73%, con traini ben superiori ai nostri.
Non è affatto vero, perciò, che a noi manchino "almeno 5 punti Auditel". Come è noto, la seconda serata vive del traino della prima e nella stagione 2023-2024 noi siamo partiti 10 volte sotto il 5%, 21 volte sotto il 6%, 17 volte sotto il 7% e 14 sotto l'8%. Per oltre la metà delleserate, siamo partiti ben sotto la nostra media di ascolto dovendo impegnarci in faticosi recuperi.
Risposta del “Fatto quotidiano"
Come Bruno Vespa sa bene, le performance di un programma si misurano sulle medie della rete di emissione, nel periodo analizzato. Non possiamo quindi che ribadire quanto abbiamo scritto: cioè che, nella fascia di prime time Auditel, a settembre 2024, Rai raccoglie il 21,1% di share.
Anche considerando le sole date di messa in onda di Porta a Porta, la media del prime time è superiore al 20%. Se consideriamo le sole seconde serate con in onda Porta a Porta il dato di media di rete è del 12%. Se si parla di traini, per tagliare la testa al toro, basta guardare il dato di "uscita" del programma precedente e quello di Porta a Porta. In nessuno dei nove casi Porta a Porta innalza la media di rete, ma la abbassa di qualche punto. Tradotto: a settembre Porta a Porta, con lo share all'8,4%, non ha portato in dote share alla rete, ma ne ha perso un po'.
GLI APPUNTI DI GIORGIA MELONI - TELEMELONISCHERZI APARTHEID - ROBERTO VANNACCI SU TELEMELONI - MEME BY MACONDODEBORAH BERGAMINIsimona agnesRoberto Natale Simona Agnes Giampaolo Rossi - foto lapresseDavide Di Pietro Roberto Natale Simona Agnes Giampaolo Rossi Federica Frangi Antonio Marano Alessandro Di Majo - foto lapressebruno vespa ricevimento quirinale 2 giugno 2024