
MELONI VOLA IL 17 APRILE A WASHINGTON. E POI VOLA DALLA FINESTRA? LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VA DA TRUMP, A 24 ORE DALL’ENTRATA IN VIGORE DEI CONTRO-DAZI EUROPEI CONTRO GLI STATI UNITI. COME DAGO DIXIT, LA DUCETTA NON PUO' TRATTARE UN DIMEZZAMENTO DELLE TARIFFE RECIPROCHE USA-UE AL 10% PERCHE' LA NEGOZIAZIONE DEVE PASSARE PER BRUXELLES. INSOMMA, CHE CI VA A FARE? - IL VERO NODO SI CHIAMA CINA: IL TYCOON PUO’ PROMETTERE QUALCHE CONCESSIONE AGLI EUROPEI SOLO IN CAMBIO DELL’IMPEGNO NEL FRONTE ANTICINESE SUI DAZI. MA SU QUESTO PUNTO LA PREMIER RISCHIA DI ENTRARE IN COLLISIONE CON ALTRI BIG DELL’UE (GERMANIA IN TESTA). SENZA CONTARE CHE IERI URSULA HA SENTITO IL PREMIER CINESE – LA DOCCIA GELATA DA BRUXELLES SUI CONTRODAZI UE. MELONI ERA PER LA LINEA MORBIDA… - DAGOREPORT
Tommaso Ciriaco per repubblica.it - Estratti
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI MEME
Attorno al tavolone di Palazzo Chigi. Alza la mano uno degli imprenditori, richiama l’attenzione di Giorgia Meloni. «Presidente, lo sa che la Germania sta negoziando un accordo alle Nazioni Unite che penalizza i prodotti italiani?». La premier lo osserva. Poi allarga le braccia, riferiscono, e risponde teatrale: «Ah, bene… Va già tutto alla grande, adesso mi sento veramente confortata…». Risate in sala, diffuse. A stemperare la tensione di giorni drammatici. Dentro la battuta, però, anche un messaggio amaro: la situazione è complessa, per davvero. E nessuno sa davvero come andrà a finire.
giorgia meloni - meme by vukic
Certo, il primo passo è mosso: Meloni parla alle imprese, mentre le borse bruciano valore e fiducia. E assicura ossigeno, perché 25 miliardi valgono una manovra, anche se si tratta di risorse riallocate. Adesso però deve costruire la seconda mossa, assai più rischiosa: andare da Donald Trump evitando che lo sforzo si trasformi in un viaggio a vuoto. Atterrerà a Washington il 16 aprile (pochi giorni dopo, a Roma, saranno i suoi vice a ricevere J.D. Vance). E sarà ricevuta alla Casa Bianca dal tycoon il 17: un appuntamento fissato da giorni e mai in discussione.
friedrich merz ursula von der leyen
Del viaggio ha ragionato a lungo, mettendo in fila le priorità. La prima: evitare incidenti con il Presidente americano. La seconda: non indispettire gli alleati europei. Ne ha parlato nelle ultime ore, al telefono, con Ursula von der Leyen. E, secondo alcune fonti, anche con Emmanuel Macron. La sensazione, condivisa, è che Trump non arretri. Non subito, almeno. Ma la speranza è che prima o dopo si sieda a trattare.
Annusare l’aria: è questo il primo obiettivo della missione diplomatica. L’ambizione è farlo anche a nome dell’Europa, o almeno: questo è il messaggio che veicola Palazzo Chigi. Di certo, nei colloqui con la presidente della Commissione si è anche ragionato di un possibile punto di caduta che, alla fine di un’eventuale trattativa, potrebbe parzialmente ridurre l’impatto della tagliola americana: barriere doganali Usa al 10%. Se infatti Trump le ha fissate al 20%, e Ursula chiede “dazi zero”, è naturale lavorare a questa mediazione.
(...) La premier rilancerà l’idea di aumentare gli acquisti europei di gas americano. Ma il vero nodo si chiama Cina. La sensazione è che il leader repubblicano possa promettere qualche concessione agli europei solo in cambio dell’impegno ad arruolarsi nel fronte anticinese sul terreno dei dazi. Ed è qui, esattamente su questo punto, che la premier rischia di entrare in collisione con altri big dell’Unione.
URSULA VON DER LEYEN - FRIEDRICH MERZ
Tra i partner di Roma, infatti, esistono sensibilità diverse. La Germania, assai legata a Pechino, non sembra intenzionata a seguire Trump su questo terreno. E anche la Spagna frena, decisamente. Ieri von der Leyen ha sentito il premier cinese: segnale chiaro, di cui Palazzo Chigi ha preso nota. Meloni, invece, dovrebbe presentarsi con un approccio più laico, disponibile a ragionare senza linee rosse. Un atteggiamento figlio anche della necessità politica di non perdere la sponda di Washington (fondamentale perché su questa ha investito dall’inizio del suo mandato, vitale se si considera che è stata l’unica leader a presenziare all’Inauguration day).
È una via stretta, un incastro ad alto rischio. Ma è l’azzardo che Meloni ha scelto. Anche perché, a colloquio con le categorie, avrebbe ottenuto un invito a spendersi nella direzione di un patto. «Non uno tra loro – spiega il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dopo l’incontro nella sede del governo - vuole la guerra commerciale con gli Usa. Questo non significa non stare dalla parte dell’Europa: noi trattiamo assieme all’Unione. Ci stanno solo dicendo: chiunque può contribuire a evitare la guerra, lo faccia».
XI JINPING CON I SOLDATI CINESI
Nel frattempo, però, lo scontro tra le due sponde dell’Oceano continua. Oggi Bruxelles confermerà la lista dei contro-dazi: Roma ha tentato fino all’ultimo di ammorbidire l’elenco, senza esito. Ma ancora più delicata sarà la trattativa sul secondo pacchetto. L’Italia è attestata su una linea morbida. «Nessuna guerra commerciale», ribadisce il ministro per le Politiche Ue Tommaso Foti.
Il problema è che la guerra continua a muoverla Trump.
donald trump elogia giorgia meloni 4
DAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI - MEME BY EMILIANO CARLI
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