MILANO COME WUHAN - I POSTI IN OSPEDALE ORMAI NON BASTANO PIÙ E LA LOMBARDIA VUOLE TRASFORMARE UN EX PADIGLIONE FIERISTICO DA 12 MILA METRI QUADRATI IN UNA MEGA TERAPIA INTENSIVA CON 600 POSTI. LA REGIONE CHIEDE VENTILATORI E 500 RIANIMATORI - GLI ESPERTI: ''STIAMO FACENDO MIRACOLI, MA NON POSSIAMO ANDARE AVANTI COSÌ A LUNGO. SOLO CON MISURE DRASTICHE, COME LA CHIUSURA DEI NEGOZI E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE, POTRÀ CALARE LA PRESSIONE SUL SISTEMA OSPEDALIERO'' - QUINDI QUELLO CHE DICEVA QUELLA GIOVANE CARDIOLOGA NELL'AUDIO (SMENTITO DAGLI OSPEDALI LOMBARDI) ERA VERO
1. MILANO, OSPEDALE COME A WUHAN «SERVONO SUBITO 500 RIANIMATORI»
Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”
Adesso ci vuole un ospedale tipo Wuhan nel centro di Milano. All' ex Fiera.
Non bastano più i letti di Rianimazione ricavati nei corridoi, nelle sale operatorie e nelle stanze di risveglio. E neppure le dimissioni-lampo dei pazienti stabili trasferiti nelle case di riposo o nelle strutture di riabilitazione. Regione Lombardia continua a cercare ogni soluzione possibile per assistere il numero crescente di malati gravi che hanno bisogno di un ricovero.
Nella città cinese epicentro dell' epidemia è stato costruito un nuovo ospedale nel giro di dieci giorni. La Lombardia - che con quasi seimila casi e 3.785 ricoverati a ieri è la regione più colpita dal coronavirus in Italia e con le Rianimazioni che scoppiano di malati (già 466) - vuole trasformare un ex padiglione fieristico da 12 mila metri quadrati in una mega Terapia intensiva con 600 posti. Al suo interno devono essere installati venti prefabbricati da 30 letti ciascuno, dove attaccare le macchine per la ventilazione meccanica.
Il governatore Attilio Fontana e l' assessore alla Sanità Giulio Gallera da due giorni stanno inviando lettere al governo per realizzare il loro progetto: «A seguito dell' aumento dei casi riscontrati e della conseguente necessità di ricovero per pazienti che necessitano di ausili respiratori e assistenza intensiva, Regione Lombardia sta convertendo tutti gli spazi possibili e disponibili in aree per Terapie intensive e ha avviato l' ulteriore conversione di aree socio-sanitarie - scrivono -. Tuttavia la numerosità dei nuovi casi richiede ulteriori azioni per le quali siamo a chiedere il vostro intervento».
L' idea è già in fase avanzata: «Il luogo individuato per la collocazione delle strutture temporanee è il sito di Fiera Milano City, ove la stessa fiera ha individuato un apposito padiglione libero per circa 12 mila mq dotato di tutte le alimentazioni elettriche per la portata necessaria. Il padiglione è accessibile ai mezzi pesanti». La Fiera stessa è in grado di garantire in tempi record i prefabbricati necessari, ossia «strutture temporanee mobili (...) previste di impianto di espulsione di aria filtrata, impianto gas medicinali, impianto elettrico dotato di continuità elettrica».
ospedale reparto di terapia intensiva coronavirus
Ma la Regione chiede al governo di provvedere alle attrezzature necessarie: «La dotazione dovrà prevedere ventilatori polmonari, sistema di monitoraggio, letti di terapia intensiva e apparecchiature accessorie». E serve il personale sanitario: «In termini di risorse professionali, trattandosi di una situazione di emergenza e, assumendo come necessari un medico ogni 8 pazienti e un infermiere ogni 3 pazienti, con guardia attiva, sono necessari 450/500 medici intensivisti e 1.200/1.300 infermieri. Ovviamente, in relazione all' evoluzione dei dati epidemiologici, è possibile pensare ad un maggior numero di posti rispetto a quello indicato».
La richiesta è sul tavolo del capo della Protezione civile Angelo Borrelli: «Si chiede con cortese urgenza riscontro riguardo i tempi di possibile fornitura e realizzazione al fine di avviare l' approntamento delle aree», ribadiscono Fontana e Gallera: «Siamo a disposizione per chiarimenti».
ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus
A ieri i letti destinati nelle Terapie intensive lombarde solo ai pazienti con il coronavirus sono cresciuti a 644 (su un totale di 900 e rotti). Altri 150/200 sono in fase di allestimento. Ma il timore è che possano non bastare.
2 - GLI ESPERTI: SOLO ATTI DRASTICI EVITERANNO IL COLLASSO DEL SISTEMA OSPEDALIERO
Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”
«Stiamo facendo miracoli, ma non possiamo andare avanti così a lungo. Solo con misure drastiche, come quelle che sta chiedendo la Regione Lombardia con la chiusura dei negozi e delle attività produttive, potrà calare la pressione sul sistema ospedaliero, che ogni giorno continuiamo a potenziare, ma che non ha risorse illimitate». Antonio Pesenti, coordinatore delle Terapie intensive nell' Unità di crisi lombarda, non ha nessun dubbio: «In 15 giorni abbiamo aumentato i posti letto delle Rianimazioni del 50% per destinarli ai malati di coronavirus. Il problema dei pazienti che non sappiamo dove mettere si è creato nelle Terapie intensive proprio perché i posti lì sono più difficili da allestire - spiega Pesenti -.
PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNO
Ma prima o poi l' ondata dei malati rischia di travolgere anche i ricoveri ordinari. E ancora: bisogna avere letti a disposizione per chi ha un infarto, fa un incidente, ha un ictus. Per adesso abbiamo tamponato l' emergenza rivoluzionando la rete ospedaliera. Ma tutto ha un limite».
Antonio Pesenti e i suoi collaboratori smistano 24 ore su 24 gli ammalati di Covid-19 da un ospedale all' altro, ma sono ben consapevoli che tutto ciò non potrà continuare per molto: «Anche per il reclutamento di medici e infermieri ormai abbiamo fatto tutto il possibile. Difficile andare oltre. Quasi impossibile pensare di reggere a questi ritmi ancora per più di due settimane». La preoccupazione è anche per i tempi di intervento in seguito a una chiamata d' emergenza: gli 8 minuti standard nelle ultime settimane sono diventati un' ora.
Insomma, la tenuta del sistema ospedaliero lombardo è a rischio da più punti di vista.
Sempre dall' Unità di crisi gli fa eco l' epidemiologo Vittorio Demicheli: «La speranza è riuscire a invertire la curva dei contagi con misure drastiche entro un mese. Provvedimenti più stringenti ci permettono di evitare la crisi del sistema ospedaliero e, contemporaneamente, come insegna l' esperienza cinese, a rallentare la curva dei contagi per vedere l' uscita dall' emergenza».
Demicheli ammette che è difficile prevedere con certezza il momento in cui la curva epidemiologica invertirà la crescita, ma ribadisce che non c' è alternativa al blocco totale della Lombardia: «L' obiettivo è attuare misure drastiche per farle durare il meno possibile, altrimenti non si riuscirà a mitigare le conseguenze dei contagi».
Un primo bilancio, dice l' esperto, sarà possibile farlo dopo 15 giorni: «E magari ci darà coraggio per continuare altri 15. E poi vedere la luce fuori dal tunnel».