IL VERO NEMICO DI PUTIN È L’ISIS – DOPPIO ATTACCO NELLA REGIONE DEL DAGHESTAN, A MAGGIORANZA MUSULMANA: COLPITE UNA SINAGOGA E UNA CHIESA. NELL’ATTENTATO SONO MORTI ALMENO 15 AGENTI DI POLIZIA. E NONOSTANTE L’EVIDENZA DI UNA MATRICE ISLAMICA (PROBABILMENTE L'ISIS-K) DA MOSCA ACCUSANO SUBITO L’UCRAINA E I “SERVIZI SEGRETI” AMERICANI – VIDEO
ALMENO 15 I POLIZIOTTI UCCISI NELL'ATTACCO IN DAGHESTAN
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(ANSA) - Sono almeno 15 gli agenti di polizia sono rimasti vittime dell'attacco terroristico di ieri in Daghestan, rendono noto le autorità locali. L'ultimo bilancio provvisorio parlava di nove morti, tra cui sette poliziotti; 25 i feriti. "Più di quindici agenti sono rimasti vittime proteggendo la pace e la tranquillità" della repubblica russa meridionale, ha detto in un video pubblicato su Telegram il governatore Sergey Melikov. La autorità specificano che tra i civili rimasti ucci nell'attacco c'è anche "padre Nikolaj, che ha prestato servizio per più di quarant'anni nella chiesa ortodossa di Derbent". L'attentato ha preso di mira una chiesa e una sinagoga. L'antiterrorismo ha ucciso quattro dei presunti attentatori.
DAGHESTAN: SALE A 6 IL BILANCIO DEGLI ATTENTATORI UCCISI
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(ANSA) - Sale a sei il bilancio dei presunti attentatori uccisi dall'antiterrorismo in seguito all'attacco di ieri in Daghestan contro una chiesa e una sinagoga, rendono noto le autorità locali. "Sei uomini armati sono stati uccisi.
Ulteriori azioni operative di ricerca e investigative continueranno fino a quando non verranno scoperti tutti i partecipanti alle cellule dormienti, che sicuramente sono state preparate soprattutto dall'estero", ha detto il governatore Sergey Melikov citato dall'agenzia di stampa russa Tass. La situazione in Daghestan dopo gli attacchi avvenuti a Makhachkala e Derbent è ora sotto il controllo delle autorità e delle forze dell'ordine, ha aggiunto Melikov.
ISW, 'PROBABILE MANO ISIS DIETRO GLI ATTACCHI IN DAGHESTAN'
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(ANSA) - Il gruppo Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dello Stato Islamico, "ha probabilmente condotto l'attacco coordinato contro chiese, sinagoghe e strutture di polizia nella Repubblica del Daghestan il 23 giugno". A scriverlo è il think tank statunitense Isw. "La filiale russa dell'IS-K 'Al-Azaim Media' ha pubblicato una dichiarazione il 23 giugno in seguito all'attacco elogiando "i loro fratelli del Caucaso" per aver dimostrato le loro capacità", scrive Isw.
“Al-Azaim non ha rivendicato l'attacco in sé" ma "il riferimento al Caucaso suggerisce fortemente che Wilayat Kavkaz sia responsabile dell'attacco", sostiene il think tank. "La struttura antiterrorismo regionale dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) ha avvertito che Wilayat Kavkaz è diventata più attiva in seguito all'attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo e ha intensificato gli appelli di reclutamento nel Caucaso settentrionale dall'aprile 2024".
DAGHESTAN, ATTACCHI A UNA CHIESA E A UNA SINAGOGA: 10 MORTI TRA CUI UN SACERDOTE, 25 FERITI E ALMENO 6 I TERRORISTI UCCISI
Estratto dell’articolo di Andrea Nicastro per www.corriere.it
attentato alla crocus city hall di mosca
Sangue e terrore in Daghestan. Due attacchi quasi simultanei hanno sconvolto le due principali città della Repubblica russa più meridionale. Verso le 18 locali, le 17 in Italia, terroristi armati di mitra sono entrati in azione a Derbent, sul Mar Caspio, e a Makhachkala, il capoluogo.
I canali Telegram russi si sono subito riempiti delle immagini di una sinagoga in fiamme e una chiesa ortodossa sotto assalto a Derbent. I messaggi di cittadini sconvolti dalle sparatorie e le notizie che arrivavano dalle autorità davano il senso del caos. Il parroco, padre Nikolai, è stato tra le prime vittime. Il bilancio del tutto provvisorio parla di 2 civili, 15 agenti e 6 terroristi uccisi. Almeno 25 i feriti. I combattimenti sono durati per ore.
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[…] In tutto il Daghestan è stato proclamato lo «stato di emergenza» e, a notte, si cercava una Volkswagen Polo bianca su cui sarebbero fuggiti alcuni terroristi. In assenza di rivendicazioni è logico sospettare l’estremismo islamico, forse direttamente lo Stato Islamico del Khorasan (Isis-K) che ha già colpito in marzo al Crocus City Hall, nella periferia di Mosca.
Allora le vittime di un pugno di terroristi piuttosto sprovveduti era stato di 145 morti e oltre 500 feriti. È questa anche l’ipotesi avvalorata dall’agenzia Tass, secondo cui gli attentati simultanei ai luoghi di culto di Derbent e a un posto di blocco a Makhachkala sono stati compiuti da «un’organizzazione terroristica internazionale». L’Isis-K potrebbe aver colpito non solo nell’ambito della sua lotta contro il potere «imperialista e infedele» di Vladimir Putin, ma anche in solidarietà con i palestinesi di Gaza.
Quella dell’Isis-K, però, è solo la prima pista. Gli assalti di ieri potrebbero anche avere una genesi interna al Daghestan. Tra i terroristi abbattuti ieri ci sono anche due figli e un nipote di Magomed Omarov, governatore distrettuale daghestano, figura politica nota che collaborava con Mosca senza problemi da anni. Secondo i media locali Omarov è stato fermato dalla polizia, «invitato» a dimettersi immediatamente e la sua casa perquisita.
[…] Da Mosca, invece, la condanna per le sparatorie ha chiamato in causa l’Ucraina e anche i «servizi segreti stranieri», in particolare americani, com’è avvenuto in occasione del massacro del Crocus City Hall. È una narrativa utile al Cremlino per mobilitare l’opinione pubblica interna nella guerra contro Kiev: il grande nemico americano starebbero cercando di indebolire la Russia di Putin sia armando l’Ucraina sia finanziando il terrorismo islamista.
i presunti terroristi della strage della crocus city hall di mosca 14
Così il vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev, ha accumunato la «strage in Daghestan» con il bombardamento ucraino di ieri alla Crimea. Medvedev li ha definiti «vili attacchi terroristici contro il nostro popolo, commessi in una festività ortodossa». Il regime ucraino e «i fanatici pazzi non sono diversi per noi». Molti media russi riportano che i terroristi in Daghestan usavano «armi fornite dalla Nato» così come i missili usati per colpire la Crimea erano gli americani Atacms. Le immagini circolate su Telegram non confermano la tesi. I mitra a terra, a fianco dei cadaveri dei terroristi uccisi, sembrano più comuni Kalashnikov russi piuttosto che fucili d’assalto occidentali.
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