zlatan ibrahimovic paulo fonseca

PAULO FONSECA, IL CAPRONE ESPIATORIO DI TUTTI I MALI DEL MILAN - MAURIZIO CAVERZAN: "NONOSTANTE UNA DIRIGENZA PLETORICA (IBRAHIMOVIC, GERRY CARDINALE, GIORGIO FURLANI, GEOFFREY MONCADA, PAOLO SCARONI), MANCA UNA FIGURA CHE FACCIA DA COLLEGAMENTO TRA LA SQUADRA E LA SOCIETÀ. DOVEVA ESSERLO IBRA MA DI FATTO NON LO È: PER INESPERIENZA, PERCHÉ È TROPPO CONCENTRATO SU DI SÉ - LA PROPRIETÀ HA DUE PECCATI ORIGINALI DIFFICILE DA PERDONARE, LA CACCIATA DI PAOLO MALDINI E LA CESSIONE DI SANDRO TONALI..."

Maurizio Caverzan per Dagospia

 

zlatan ibrahimovic paulo fonseca

Il Milan è partito per Riad, capitale dell’Arabia Saudita dove si disputerà la Supercoppa italiana, con un nuovo allenatore. È Sergio Conceiçao che nella notte post match pareggiato con la Roma ha preso il posto di Paulo Fonseca, giubilato senza troppo rispetto dalla folta dirigenza rossonera, dopo averlo fatto rispondere al fuoco di domande sul suo futuro che, sebbene tutti, lui compreso, sapevano già segnato, lo hanno costretto a recitare la parte del coach ancora in sella. Da un portoghese all’altro, Fonseca ha pagato errori suoi, lacune nella gestione della rosa, difetto di risultati. Ma ha pagato anche errori gravi che non gli appartengono.

 

zlatan ibrahimovic paulo fonseca

Andando con ordine. Al netto di alcuni ruoli non ben coperti, soprattutto in difesa, il Milan ha una classifica che non rispecchia il valore della rosa e questa discrepanza fra potenziale e risultati non si può non imputare all’allenatore. La piazza rumoreggiava e non poteva pazientare oltre perché, sbiadito prestissimo l’obiettivo scudetto, continuava ad allontanarsi anche la zona Champions.

 

Ci sarebbe il confronto con la Juventus di Thiago Motta, protagonista di una stagione simile a quella rossonera, oggetto di un ossequio assai diverso dei media, ma questa è una vecchia faccenda. Fonseca, un gran signore, è sempre stato lucido nelle analisi sul comportamento dei suoi.

 

Nell’ordine, ha denunciato «mancanza di aggressività» quando subivano troppi gol e il Milan era la squadra meno fallosa del campionato (ma curiosamente tra le prime per ammonizioni). Lentamente, fatte salve alcune amnesie, il rendimento della difesa è migliorato. Sui limiti di «atteggiamento» e di «continuità» nelle partite contro le squadre minori, invece, le contromisure non sono state trovate. Fonseca ha accusato la scarsa applicazione con cui si spendevano Rafa Leao e Theo Hernandez. Anziché essere gli elementi trainanti hanno remato contro.

zlatan ibrahimovic paulo fonseca

 

I casi sono noti, dal famoso cooling break nel match contro la Lazio all’ammutinamento al momento dei rigori sbagliati contro la Fiorentina. Con il consenso della dirigenza, l’allenatore ha provato la terapia del bastone, relegando in panchina i contestatori negligenti. Qualche progresso c’è stato, ma è innegabile che il clima nello spogliatoio fosse compromesso. Soprattutto, non si è risolto il problema delle «montagne russe» tra una partita e l’altra e all’interno delle stesse partite. Al Milan difetta la malizia e il cinismo di qualche leader che sappia guidare la squadra e gestire le situazioni.

 

rafael leao

Andando più indietro, rimangono ancora nebulose le ragioni della scelta di Fonseca nella scorsa estate. Scartato Lopetegui per sollevazione popolare, ovvio il rifiuto di Antonio Conte per motivi caratteriali (incompatibilità con Zlatan Ibrahimovic) e tecnici (difesa a tre, allenamenti militari…), con sei mesi di ritardo si va su Conceiçao augurandosi che basti a risollevare le sorti di una società colpevole di molti errori.

 

Nell’ultimo mercato, per esempio, l’acquisto di Emerson Royal, ma soprattutto le cessioni di Kalulu alla Juventus, diretta rivale, Adli e Pobega, per accorgersi ora che a centrocampo la coperta è corta.

 

theo hernandez e rafael leao non partecipano al cooling break durante lazio milan

Come la farraginosa gestione dell’uscita di Fonseca, per la quale anche Ibrahimovic presentando il nuovo coach si è scusato, anche quella dei giocatori palesa inesperienza e incertezza della dirigenza. Una dirigenza pletorica, in cui non si sa chi comandi. Basta fare il confronto con altre società. Alla Juventus ci sono Thiago Motta e Cristiano Giuntoli, all’Inter Simone Inzaghi e Beppe Marotta. Stop. Al Milan c’è l’allenatore voluto non unanimemente dai dirigenti (perché sono troppi).

 

Ci sono Ibrahimovic (consulente di Gerry Cardinale, il proprietario), Giorgio Furlani (amministratore delegato), Geoffrey Moncada (capo scouting) e Paolo Scaroni (presidente). Il problema è che tutti parlano, fanno interviste, si pronunciano… E, ancor più, il problema è che, nonostante la lunga filiera, manca un dirigente che faccia da collegamento tra la squadra e la società. Doveva esserlo Ibra, questa figura, ma di fatto non lo è: per inesperienza, perché ufficialmente è il consulente della proprietà e forse perché è troppo concentrato su di sé.

 

paolo maldini

Questi errori della proprietà americana, oltre i proclami manifestano poca considerazione della storia e dell’identità del marchio Milan. In un certo senso, somiglia alla vicenda della Roma, con i Friedkin. «Vincere con intelligenza», come ha detto Cardinale, significa che si ritiene prioritario il pareggio di bilancio sul conseguimento di trofei? Nell’incertezza sulla risposta, di sicuro c’è che questa dirigenza si sta mostrando incapace di perseguire entrambi gli obiettivi. Soprattutto, questa proprietà ha un peccato originale difficile da perdonare.

 

La cacciata di Paolo Maldini, simbolo, bandiera e ottimo manager (anche se non perfetto, come dimostrano gli acquisti di Origi e Ballo-Touré e l’estenuante trattativa per Charles De Keteleare che ha caricato di pressioni il giocatore, liberatosi delle quali, è sbocciato). L’agitarsi di troppi protagonismi sembra il modo per far dimenticare il fantasma di Maldini. Che, va detto, condiziona tuttora la narrazione sul mondo rossonero perché molti commentatori sono suoi ex compagni, suoi ex allenatori o giornalisti che si sono affermati durante l’epopea berlusconiana.

 

gerry cardinale

Il secondo errore di questa proprietà è stata la cessione di Sandro Tonali, altro mattone di milanismo. Una storia, un sogno, in cui tutta la tifoseria si identificava. In fondo, anche il calcio è fatto di cuore e di anima. Romanticismi? Certo, sentimenti sicuramente non decodificabili con gli algoritmi. Storia e identità: sarà per questo che il Milan è la squadra con meno giocatori italiani? Può essere un buon programma «vincere con intelligenza»: basta che non sia artificiale. Buon 2025 a tutti (cominciando dai milanisti)!

giorgio furlanigeoffrey moncada

PAOLO SCARONI PAOLO MALDINIPAOLO SCARONI PAOLO MALDINI leao lazio milan

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…