1- MOKBEL, COLA, MILANESE, ENAV, BORGOGNI, ETC: FINMECCANICA, L'ORA DI VOLTARE PAGINA 2- POSTI DI LAVORO E CONSULENZE AFFIDATE AI FIGLI E FAMILIARI DI POLITICI. QUOTE DI SOCIETÀ PRIVATE INTESTATE A PARLAMENTARI E APPALTI DI AZIENDE PUBBLICHE AI LORO PARENTI 3- LE RIVELAZIONI DEL SUPERCONSULENTE DI GUARGUAGLINI, LORENZO COLA, DELL'IMPRENDITORE TOMMASO DI LERNIA, DEL COMMERCIALISTA MARCO IANILLI A DESCRIVERE IL “SISTEMA DI ILLEGALITÀ” CHE PORTA ALL'ENAV E AD AZIENDE DI FINMECCANICA 4- 200 MILA EURO AL CASSIERE DI CASINI GIUSEPPE NARO PER IL PM SONO “CONCRETE FORME DI "RINGRAZIAMENTO" DI PUGLIESI A COLORO I QUALI, A RAGIONE DEL RUOLO POLITICO PARLAMENTARE RICOPERTO, DOVEVA IL PERMANERE DEL SUO POTERE IN ENAV 5- NELL'ORDINANZA VENGONO CITATI COME POLITICI DI RIFERIMENTO DI GUIDO PUGLIESI, TREMONTI (CHE SMENTISCE), ANDREOTTI, L'EX MINISTRO DEI TRASPORTI ALTERO MATTEOLI 6- È MILANESE CHE BALLA E DEFINISCE IL GUARGUAGLIONE BORGOGNI "UN LADRO DI POLLI" 7- IL CAPO DEL SETTORE COMMERCIALE DELLA SELEX SELEZIONAVA FILMINI PORNO-PEDOFILI


1-«SOCIETÀ E POSTI DI LAVORO AI FIGLI: COSÌ PAGAVANO I POLITICI»
Fiorenza Sarzanini per Corriere della Sera

Posti di lavoro e consulenze affidate ai figli e ad altri familiari di politici. Quote di società private intestate a parlamentari oppure a loro parenti che ottengono appalti dalle aziende pubbliche. Eccolo il «sistema di illegalità» illustrato dal giudice Anna Maria Fattori che porta all'Enav e ad aziende del Gruppo Finmeccanica. Ecco come «il potere politico, distratto dalla cura della res pubblica, esige di trarre dall'esercizio del potere economico di cui individua i detentori, utilità per i singoli e per i partiti che li sostengono».

Sono le rivelazioni del consulente Lorenzo Cola, dell'imprenditore Tommaso Di Lernia, del commercialista Marco Ianilli a delineare «con dichiarazioni ripetute e concordanti la serie di rapporti, relazioni, cointeressenze e conflitti di interessi personali e imprenditoriali». E così a descrivere il meccanismo delle «frodi fiscali da cui generano risorse extracontabili utilizzate per erogare somme non dovute a infedeli apparati e uomini dello Stato e delle imprese per ottenere appalti e nomine».

I POLITICI DI RIFERIMENTO
Nell'ordinanza vengono citati come politici di riferimento di Guido Pugliesi, l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il senatore Giulio Andreotti, l'ex ministro dei Trasporti Altero Matteoli. Ma la lettura delle carte processuali fa ben comprendere come gli «omissis» nei verbali dello stesso Cola, apposti dal pubblico ministero Paolo Ielo, nascondano un quadro ben più ampio nel quale sono inserite personalità tuttora al centro di verifiche e accertamenti. Una ricerca che, dice il giudice, è invece già terminata in maniera positiva per ricostruire quanto accadde il 2 febbraio 2010 nella sede dell'Udc in via Due Macelli a Roma.

È Di Lernia a raccontare di aver versato 200 mila euro al tesoriere Giuseppe Naro alla presenza di Pugliesi. Scrive il giudice: «Nell'interrogatorio del 25 maggio 2011 l'imprenditore afferma che Pugliesi aveva sempre rifiutato le offerte di denaro, tuttavia "nell'ultimo periodo" gli aveva sollecitato un'offerta di denaro presso l'ufficio dell'onorevole Casini; che a tale richiesta aveva aderito prelevando 200 mila euro da un conto acceso presso un istituto della Repubblica di San Marino dove si era recato accompagnato dalla segretaria Marta Fincato;

che la consegna era avvenuta negli uffici dell'Udc dove era potuto accedere solo dopo che il Pugliesi, che ivi già si trovava, era sceso e lo aveva con sé sopra condotto; che a ricevere il denaro era stata una persona che gli veniva presentata come tesoriere dell'Udc, "forse un parlamentare"; che a questi Di Lernia era stato presentato dal Pugliese come "uno che lavora con Selex".

Tali dichiarazioni sono state ribadite e circostanziate nel corso dell'interrogatorio del 13 luglio 2011 durante il quale Di Lernia riconosceva nell'effige fotografica di Naro Giuseppe la persona alla quale aveva consegnato il denaro e che non lo fece accedere nello studio personale in quanto vi era in corso una "bonifica"».

DATE E INCONTRI NELL'AGENDA DI PUGLIESI
Questa versione viene confermata da Cola, che aggiunge un dettaglio: della tangente si parlò durante un incontro avvenuto a casa sua proprio con Pugliesi e Di Lernia. La segretaria di quest'ultimo conferma di averlo accompagnato in via Due Macelli «e in quell'occasione aveva con sé la valigetta solitamente utilizzata per il trasporto di documenti e denaro». Secondo le verifiche effettuate dai carabinieri del Ros «il 29 gennaio 2010 Di Lernia ha effettuato un prelievo per 206 mila euro dal conto corrente "Ciclamino" acceso in San Marino presso la banca commerciale Sammarinese».

Ma l'ultimo e più importante riscontro, secondo il giudice, è arrivato dall'agenda di Pugliesi perché «le annotazioni danno contezza sia di un pregresso appuntamento del 19 gennaio 2010 con Naro e altri due soggetti l'uno dei quali Di Lernia (come può agevolmente dedursi dal nominativo Naro collegato con due barre l'una al nome Di Lernia l'altro a nominativo che sembra indicare "Optimatica"), sia di un appuntamento il giorno 2 febbraio 2010 alle ore 9.30 con Naro, e alle 12.30 dello stesso giorno ancora con il Di Lernia e il Cola presso l'abitazione di quest'ultimo».

NELLA «RETE» MATTEOLI E TREMONTI
Per misurare «il grado di potere di Pugliesi» il giudice evidenzia «il numero di appuntamenti riportati sulla sua agenda, nonché lo spessore dei politici di riferimento dall'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti al senatore Andreotti nel cui studio effettua incontri, oltre che da annotate frequentazioni con i deputati Brancher e Naro».

Poi si sofferma sul ruolo dell'ex ministro dei Trasporti Altero Matteoli: «Giova osservare, sebbene potrà essere oggetto di approfondimento investigativo, che secondo quanto dichiarato da Di Lernia nel corso dell'interrogatorio del 26 luglio 2010 nella vicenda "Optimatica" vi era l'interesse del ministro Matteoli in quanto tale società avrebbe finanziato una fondazione che a quello faceva capo, così come di interesse investigativo potranno essere gli altri emersi riferimenti sui rapporti tra società collegate a Enav da elargizioni a partiti attraverso rapporti personali dei quali Pugliesi si rendeva promotore».

In questo quadro Di Lernia e Cola, in due diversi interrogatori, indicano «i vantaggiosi incarichi a parenti di uomini politici, nonché la titolarità di quote». E che altri nomi altisonanti possano essere contenuti negli atti ancora segreti si capisce quando il giudice afferma: «Se è vero che i rapporti, gli incontri, gli appuntamenti tra Pugliesi e Naro sono di per sé privi di valenza indiziaria, tuttavia proprio in considerazione delle modalità di influenza politica delle quali Pugliesi deriva la propria nomina, tali rapporti - calati come si deve in un contesto ambientale che denuncia continui interessi privati nelle scelte imprenditoriali dell'Enav e delle società da essa controllate, perdono siffatta neutralità significando piuttosto atti preparatori di concrete forme di "ringraziamento" di Pugliesi a coloro i quali, a ragione del ruolo politico parlamentare ricoperto, doveva il permanere del suo potere in Enav».

«BORGOGNI È UN LADRO DI POLLI»
Altre tangenti, dunque, un fiume di denaro. Un meccanismo che, dice l'accusa, aveva tra i suoi snodi la Selex Sistemi Integrati amministrata dall'ingegner Marina Grossi. «Braccio operativo» per il sistema di false fatturazioni che avrebbero consentito di creare "fondi neri" sarebbe stato Manlio Fiore, direttore commerciale di Selex.

È stato Cola, durante l'interrogatorio del primo settembre scorso, a indicare in Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, «colui che conferì a Manlio Fiore il sistema delle sovrafatturazioni». E al termine delle verifiche effettuate dal pubblico ministero il giudice sottolinea come «Fiore costituisse lo snodo operativo in Selex per la costituzione del "sistema Enav" inteso come meccanismo di attribuzione di commesse che attraverso sottesi illeciti rapporti personali con sviamento dei poteri pubblici e privati garantiva illecite contribuzioni di denaro a singoli e a partiti». E quando motiva la scelta di detenzione in carcere sottolinea come fosse proprio lui «a indicare i soggetti a cui corrispondere utilità senza giusta causa».

Un sistema che anche Borgogni avrebbe gestito. In questo filone gli viene contestato di aver convinto gli imprenditori Di Lernia e De Cesare a pagare le rate della barca del parlamentare Pdl Marco Milanese, allora stretto collaboratore del ministro Tremonti. Si tratta di 224 mila euro per cui Milanese sarà processato con rito immediato a febbraio per illecito finanziamento.

Il giudice non crede che Borgogni sia coinvolto nell'affare illecito e per questo ha negato il suo arresto. Tra gli elementi a discarico cita un verbale di Cola durante il quale il consulente indagato «riferisce, sia pure incidentalmente, della disistima di Milanese verso Borgogni, definito dal primo "un ladro di polli"». Del resto già le intercettazioni allegate al fascicolo processuale sull'operazione Digint avevano rivelato i contrasti tra i due con lo stesso Borgogni, che dopo aver accusato il ministro Tremonti di essere l'ispiratore delle inchieste contro Finmeccanica, citava Milanese tra «i suoi scagnozzi».

2- INCHIESTA ENAV: TREMONTI, MAI STATO REFERENTE DI PUGLIESI
"Con riferimento alle notizie apparse oggi sulla stampa relative all' 'inchiesta Enav' mi
dispiace deludere ma non sono mai stato il ' referente politico' del dottor Pugliesi Guido, che ho la fortuna di non frequentare, ne' dell' Enav''. Lo precisa in una nota l' ex ministro
dell' Economia, Giulio Tremonti.

3- FILMINI PEDOFILI NEL PC DEL MANAGER
F.Sar. per Corriere della Sera

La prima perquisizione nell'ufficio e nell'abitazione di Manlio Fiore risale a un anno fa. La delega affidata ai carabinieri del Ros riguardava la ricerca di documentazione sulle false fatturazioni della società Selex Sistemi Integrati. Gli specialisti dell'Arma portarono via computer e materiale informatico. Il risultato dell'esplorazione sul disco rigido dei pc e la visione di alcuni video e chiavette usb custodite insieme ai fascicoli delle pratiche aziendali ha portato alla luce una realtà agghiacciante: un vero e proprio archivio pedopornografico.

Chi lo ha visionato parla di «foto e filmini raccapriccianti» e subito è scattata l'accusa specifica oltre a quella di aver commercializzato prodotti riguardanti minori. Fiore non si sarebbe limitato a «scaricare» da Internet filmati e fotografie, ma sarebbe inserito in un vero e proprio circuito di pedofili.

Nato a Istanbul nel 1957, Fiore è il responsabile del settore commerciale. In questi mesi la notizia del ritrovamento è stata tenuta riservata, ma le indiscrezioni parlavano di «materiale a luci rosse» ritrovato durante i controlli. Obiettivo dei pubblici ministeri era quello di individuare i contatti del manager anche per verificare se oltre alla visione sui siti internet, avesse organizzato anche incontri con minori.

L'inchiesta è ormai nella fase conclusiva e a questo punto i magistrati gli chiederanno conto non soltanto delle fatture false e delle tangenti che avrebbe versato a politici e dirigenti dello Stato, ma anche di questo suo lato oscuro che in alcuni periodi si sarebbe trasformato in vera e propria ossessione.

A quanto pare Fiore utilizzava un sistema di accesso al computer molto sofisticato e questo lo rendeva tranquillo rispetto alla possibilità di essere scoperto. Per questo avrebbe archiviato centinaia e centinaia di file che adesso lo inchiodano.


4- FINMECCANICA, L'ORA DI VOLTARE PAGINA - PRIMA MOKBEL, POI L'INCHIESTA SULL'AMMINISTRATORE DELLA SELEX CHE È ANCHE LA MOGLIE DEL PATRON DEL GRUPPO GUARGUAGLINI
Sergio Rizzo Corriere della Sera

Sulla Finmeccanica Mario Monti non deve commettere l'errore, o peggio la leggerezza, dei suoi predecessori. Che mentre rivendicavano l'insindacabilità delle proprie decisioni, trattavano certe aziende pubbliche come se un aspetto cruciale quale le nomine non riguardassero l'azionista. Non c'è altra spiegazione per quanto è accaduto con l'ultimo rinnovo dei vertici.

Era lampante che la holding della difesa aveva un disperato bisogno di cambiare l'aria. Un clima fetido aveva preso a circolare da quelle parti. L'indagine sulla Digint di Gennaro Mokbel, personaggio legato ad ambienti fascisti: una indagine pelosa, con un robusto contorno di politici e affaristi. Poi una inchiesta sugli appalti dell'Enav, nella quale sarebbe poi risultata indagata l'amministratore delegato della Selex, società controllata dalla Finmeccanica, Marina Grossi.

Non una qualunque, ma addirittura la consorte del gran capo Pier Francesco Guarguaglini: circostanza, peraltro, che in una impresa pubblica è alquanto discutibile. Dall'azienda piovevano smentite e prese di distanza dalle accuse e dalle indiscrezioni. Ma soltanto un cieco non avrebbe potuto vedere una cosa già evidente, che le cronache avrebbero in seguito confermato: avevano preso a girare intorno alla Finmeccanica come le api intorno al miele personaggi poco chiari.

E se in una simile situazione l'azionista pubblico, cioè il ministero del Tesoro, avesse optato per una svolta radicale, nessuno si sarebbe sorpreso. Tanto più che Guarguaglini, l'uomo che ha trasformato Finmeccanica in holding della difesa (secondo gli esperti oggi una delle nostre imprese più tecnologicamente avanzate) a 74 anni di età sarebbe stato al suo terzo mandato. Dunque c'era anche la scusa dell'anagrafe.

Invece no. Forse nei primi nove mesi del 2011 le perdite della Finmeccanica avrebbero raggiunto ugualmente la cifra record di 324 milioni di euro, nonostante 443 milioni di plusvalenza per la vendita della quota di Ansaldo Energia. I debiti, quel macigno di 4,2 miliardi di euro che ancora grava sui conti della holding, sarebbero sempre lì. E le quotazioni di Borsa, precipitate in una sola settimana del 28%, non sarebbero migliori.
Probabilmente, però, si guarderebbe con una prospettiva diversa al futuro.

Magari non quello immediato, se è vero che il nuovo amministratore delegato Giuseppe Orsi ha gelato gli investitori annunciando per il 2011 un rosso «significativamente superiore» a quello dei primi nove mesi. Ma almeno non si dovrebbe cominciare daccapo.

Nell'aprile del 2011 Guarguaglini viene confermato presidente, mentre l'incarico di amministratore delegato, dopo che Umberto Bossi ha fatto il diavolo a quattro, va a Orsi. Nella lista di Tremonti ci sono poi due dirigenti del Tesoro e un paio di «indipendenti»: gli stessi di prima. Uno è Franco Bonferroni. Nessuno è in grado di spiegare perché il Tesoro abbia dovuto indicare per un incarico simile l'ex luogotenente del segretario democristiano Arnaldo Forlani in Emilia che si era eclissato dopo Tangentopoli insieme a una bella fetta dello scudo crociato, dopo essere rimasto vittima di una vicenda singolare.

L'episodio è quello della Fiat Croma avuta da Bonferroni in dono dall'imprenditore Costantino Trabucchi che il nostro aveva regalato al vescovo di Reggio Emilia. Sospettando una celeste tangente, il magistrato lo mandò a giudizio. Dove venne assolto dopo aver dato la stessa versione di Trabucchi: «Nella caldissima estate del 1991 incontrammo il vescovo su una vecchia Uno e noi, che viaggiavamo su una Mercedes coupé, decidemmo assieme di donargli la Croma». Il secondo consigliere «indipendente» del Tesoro è Dario Galli. Sempre che «indipendente» si possa definire un ex parlamentare leghista attualmente presidente della Provincia di Varese.

L'arrivo di Orsi produce una prima sorprendente conseguenza. È il trasferimento della sede legale dell'Alenia Aeronautica da Pomigliano D'Arco, Napoli, a Venegono Superiore, in provincia di Varese. Lì c'è lo stabilimento dell'Aermacchi, una fabbrica dove a 30 anni è stato assunto il giovane ingegnere Dario Galli. Esultano i varesini, ma soprattutto esultano i leghisti. Che sono riusciti a portare a casa, per di più strappandolo al Sud, un pezzo importante dell'industria pubblica.

Con tutto quello che ne consegue, come le decisioni sulle assunzioni e sugli appalti, per non parlare di qualche poltroncina da dirigente. Non manca nemmeno una ciliegina sulla torta: la conferma di Amedeo Caporaletti, che molti considerano oggi il vero uomo forte della Finmeccanica, al vertice dell'Alenia targata Lega Nord. Alla tenera età, udite udite, di anni 80.

In un Paese normale adesso si volterebbe pagina. Spazzando via ombre e incrostazioni della politica. Ci sarà poi tempo per capire che cosa è successo negli anni durante i quali ha regnato Guarguaglini. E anche negli ultimi mesi, quando fra lui e Orsi sembrava sceso il gelo. Tempo ne occorrerà per mettere a fuoco le conseguenze di tante scelte, anche discutibili.

Alleanze non sempre strategicamente comprensibili. E investimenti molto, ma molto costosi. Per intenderci, tipo l'acquisizione della statunitense Drs Tech, conclusa a maggio del 2008. Prezzo: 3,4 miliardi di dollari, comprensivo del pagamento di un «premio» del 32% sulla quotazione media di Borsa. Roba da leccarsi i baffi, per chi aveva quelle azioni in tasca. Forse un po' meno per chi le ha comprate.

 

 

 

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