renzi festa unita

2015, ODISSEA NELL’IGNAZIO – RENZI E ORFINI CONFEZIONANO UN RIMPASTO AL VELENO PER MARINO: FUORI SEL, MAGGIORANZA APPESA A UN FILO – LA VIGLIACCHERIA DI RENZI: ANTICIPA DI UN GIORNO LA VISITA AL FESTIVAL DELL'UNITA' PER NON TROVARSI FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO PER CAOS

1. ROMA, MARINO PERDE UN ALTRO PEZZO VIA ANCHE SEL, MAGGIORANZA A RISCHIO

Giovanna Vitale per “la Repubblica

 

L’accordo sul Marino-ter c’è, la copertura di Matteo Renzi ( sembra) pure, ma a finire in frantumi è l’alleanza con cui il centrosinistra vinse le elezioni a Roma appena due anni fa. Morta e sepolta.

 

renzi festa unitarenzi festa unita

Cancellata con un tratto di penna dal segretario- premier in persona, che in un incontro a quattr’occhi con il commissario del Pd Matteo Orfini ha deciso la terna — o forse quaterna, il nodo verrà sciolto soltanto stamattina — tutta di area dem, destinata a sostituire il vicesindaco vendoliano e i due assessori dimissionari, più (forse) il titolare alla Scuola Paolo Masini.

 

Che potrebbe essere costretto a lasciare — anche se al momento di sicuro c’è solo che dovrà cedere la sua delega alla new entry più prestigiosa, il “maestro di strada” Marco Rossi Doria — per inverare quel rimpasto largo invocato dal Nazareno per la ripartenza.

 

renzi festa unita biliardinorenzi festa unita biliardino

È stata un’altra giornata di passione sul colle del Campidoglio. Trascorsa in una girandola di incontri, telefonate e consultazioni, che oggi dovrebbe conoscere il suo epilogo: la presentazione ufficiale della nuova squadra che governerà la capitale d’Italia fino al 2018. A meno di ulteriori e clamorosi colpi di scena, sempre possibili in una partita complicata dagli anatemi renziani, dall’ostinazione di un sindaco sordo a cambi radicali, dai veti incrociati degli alleati.

 

Regista dell’operazione Salva-Marino, il solito Orfini, che di buon mattino scala la cordonata michelangiolesca per un primo colloquio con l’inquilino del Campidoglio, i cui contatti con il premier — più volte sollecitati — sono ridotti a zero. Il presidente del Pd ascolta le istanze del primo cittadino e poi torna al Nazareno. Dove, in tarda mattinata, vede Renzi. A lui chiede, in sostanza, una tregua, lo stop alle ostilità per portare a casa il risultato.

renzi festa unita 9renzi festa unita 9

 

Insieme concordano infine la linea, in due mosse: Sel deve restare fuori dalla giunta e Marino accettare senza fiatare la rosa di nomi imposta dal vertice. Con l’intesa, però, che il presidente del consiglio ne resterà fuori, non ci metterà comunque la faccia.

 

Il commissario incassa, soddisfatto. Chiama subito il sindaco, fissando un nuovo appuntamento per il tardo pomeriggio, dopo l’incontro con quella che fino a ieri è stata la seconda gamba della maggioranza. Ora tocca a Marino. Che riceve il coordinatore romano di Sel Paolo Cento e il capogruppo comunale Gianluca Peciola per comunicargli la “sua” decisione: il vicesindaco sarà del Pd, nella persona del deputato veltroniano

renzi festa unita 8renzi festa unita 8

Marco Causi che assumerà pure la delega al Bilancio, anche se lui, ancora ieri sera, nicchiava: «Non ho sentito nessuno, devo prima capire qual è il quadro di riferimento».

 

Ma Marino è netto: per il vendoliano Francesco Forgione non c’è spazio, «non possiamo mica fare la squadra dell’antimafia», taglia corto, facendo intendere che in giunta l’ex pm Alfonso Sabella, assessore alla Legalità, basta e avanza. Sel va su tutte le furie, «ci ha sbattuto la porta in faccia» urlano i due al telefono, pronti a trasformare in un Vietnam l’aula Giulio Cesare, dove i 4 consiglieri “rossi” sono determinanti.

renzi festa unita 7renzi festa unita 7

 

«Allo stato attuale siamo fuori», sentenzia Cento all’uscita, «continueremo a servire Roma anche in consiglio comunale, ma le poltrone le lasciamo al monocolore pd: noi abbiamo offerto la massima disponibilità con nomi di alto livello, ma se i Democratici vogliono far saltare il centrosinistra a Roma se ne assumono la responsabilità». Tradotto significa che «ora con il Pd si apre una fase di competizione, con Marino manterremo un rapporto di verifica delibera per delibera ».

 

Orfini torna di nuovo in Campidoglio. Ma la partita, al di là della professione di ottimismo, sembra tutt’altro che chiusa. Anche all’interno del Pd. Resta il rebus sull’assessorato ai Trasporti. Il commissario chiede un nome ai renziani di Roma, chiama sia il ministro Gentiloni sia la deputata Bonaccorsi, ma entrambi rispondono picche: «Pensaci tu». Serve una donna di quell’area: contattata, Cristiana Alicata, manager Fiat appena nominata nel cda di Anas, declina. Male che vada, si pescherà fra i parlamentari di stretta osservanza orfiniana. Il tempo stringe, la notte è ancora lunga. Si scoprirà stamattina se ha portato consiglio.

 

2. IL GRANDE GELO DI RENZI

Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

La visita di ieri sera alla festa dell’Unità di Roma, con i selfie dei militanti e la partita a biliardino, quasi sicuramente serve a evitare il dibattito pubblico. Matteo Renzi anticipa la sua partecipazione per dare forfait all’intervento pubblico fissato nel programma per oggi. «Non voglio entrare nella discussione su Roma. Voglio parlare di riforme e del Paese, non di Marino». Insomma, non vuole metterci la faccia sulla Capitale. «Perché non è una cosa mia. È di Marino e di Orfini, se la vedano loro».

renzi festa unita 6renzi festa unita 6

 

Una presa di distanza che ha il sapore di una sconfessione ma che prende atto anche dell’impossibilità di condurre in porto la vicenda romana come si vorrebbe a Palazzo Chigi. «Finora Roma è stata governata male». Matteo Renzi aggiunge solo una frase alla linea, ripetuta come un mantra, che ha deciso di seguire quando si parla del Campidoglio: «O Marino governa o va a casa».

 

renzi festa unita 5renzi festa unita 5

In privato il premier dice che la situazione è molto preoccupante, che le dimissioni di Marino sarebbero l’unica soluzione, che un commissariamento affidato al prefetto Gabrielli funzionerebbe meglio dell’attuale giunta perché tutto quello che succede nelle strade di Roma ha un contraccolpo tremendo anche sull’immagine del governo, perciò sua. «Ma io non posso costringere Marino alle dimissioni. I romani lo hanno eletto due anni fa. A lui vanno gli oneri e gli onori di quella carica».

renzi festa unita 4renzi festa unita 4

 

Il tentativo quindi è rimanere a distanza di sicurezza dal caos capitolino, non farsi coinvolgere direttamente, lasciare a Marino e al commissario romano del Pd Matteo Orfini la complicata gestione di un rilancio: «Se la vedano loro». Però a Palazzo Chigi si spera che l’effetto logoramento possa condizionare le scelte del sindaco. Finora non è stato così. «Adesso tocca a Marino presentare progetti credibili e concreti. Se ne sarà capace avrà il nostro appoggio », spiega Renzi ai suoi collaboratori. L’importante, aggiunge il premier, è che il primo cittadino non alimenti il duello dialettico con lui. «Purché dal Campidoglio arrivino proposte e non plemiche a distanza ».

renzi festa unita 3renzi festa unita 3

 

Ancora una volta, ieri, Orfini e Renzi si sono confrontati sul futuro di Roma, sul rimpasto di giunta che dovrebbe segnare la fase 2 dell’amministrazione Marino. Orfini non intende mol-larlo: «Ignazio avrà fatto molti errori ma ha ereditato un buco di bilancio pazzesco che ha impedito qualsiasi investimento. Stiamo pagando ancora i danni di Alemanno».

 

Questo tipo di difesa Renzi non la condivide fino in fondo e sicuramente non intende sposarla o «impiccarcisi», come dice lui. Non ha nessuna voglia di entrare in prima persona nelle beghe capitoline. Il rifiuto stasera potrebbe diventare “fisico” sotto forma di un clamoroso forfait alla festa dell’Unità di Roma. Il segretario è già in cartellone, appuntamento alle 21 al Parco delle Valli, manifestazione blindata proprio per via dei problemi romani e del braccio di ferro col sindaco. «Io però non voglio andarci, non voglio parlare di Roma», diceva al suo staff ancora ieri sera il premier. Come dire: problemi loro, non miei.

 

renzi festa unita 2renzi festa unita 2

C’è dunque un coinvolgimento politico, mediatico e comunicativo del Pd e del suo segretario- premier nella vicenda romana, al quale Renzi, non avendo altri strumenti, reagisce cercando di mettere un muro tra sè e i guai del sindaco. In questi giorni qualcuno gli ha ricordato una visita di un anno fa, giugno 2014, dopo le Europee e prima di Mafia Capitale. Per suscitargli dei rimpianti. Una delegazione di renziani romani, guidata da Gentiloni, andò da lui: «Marino non ce la fa, va buttato giù. Con la spinta del 41 per cento, solo tu puoi darci una mano».

 

Lo “sventurato” (visto col senno di poi) rispose: «No. Io ho fatto il sindaco e la legge dei sindaci ispira l’Italicum. Chi vince governa. I cittadini lo hanno votato e se lo tengono». Una scelta comprensibile allora, che oggi diventa al tempo stesso dolorosa e obbligata di fronte alla resistenza di Marino e alla mancanza di strumenti con consentano al segretario di orientare gli indirizzi di un’amministrazione comunale.

renzi festa unita 11renzi festa unita 11

 

Gli stessi di allora sussuranno nell’orecchio di Renzi che non si può temporeggiare, che bisogna staccare la spina al Campidoglio, che il Giubileo sarà un disastro annunciato. Ma è lo stesso Renzi ad aver affidato a Orfini la gestione della crisi romana e non si possono buttare giù due dirigenti democratici in un colpo solo. E il commissario del Pd continua a dire che Marino alla fine ce la farà.

 

renzi biliardinorenzi biliardino

 

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...