CINQUE STELLE E STRISCE: COME MAI GRILLO OGNI VOLTA SI SCAPICOLLA ALL’AMBASCIATA USA?

Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"


Scherza il parlamentare grillino: «Chissà cosa leggeremo su WikiLeaks tra qualche anno...«. Scherza, ma non troppo, perché i Cinquestelle da tempo incuriosiscono gli Stati Uniti. Così tanto da spingere l'ambasciatore Usa David Thorne ad incontrarli ieri a pranzo, faccia a faccia nell'ambasciata americana e in piena crisi di governo.

Un modo per prendere le misure all'oggetto non identificato della politica romana e ragionare sulla palude prodotta dal voto del 2013. «Siamo in stallo, ma non è colpa nostra», hanno spiegato i capigruppo Crimi e Lombardi. «Siamo preoccupati dallo stallo», ha replicato la delegazione diplomatica a stelle e strisce.

In realtà, si annusano da tempo. Da quando nel 2008 Beppe Grillo - ancora fuori dai radar dei Palazzi - fu considerato degno di attenzione dall'allora ambasciatore Usa Ronald Spogli. Cinque anni dopo, appena consumato il boom elettorale del Movimento, Thorne ha azzardato un vero e proprio endorsement dei grillini: «Voi giovani - ha detto agli studenti di un liceo romano - siete il futuro e potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il M5S, per le riforme e il cambiamento».

In effetti, la pattuglia grillina piace. Non lo nasconde al termine dell'incontro il deputato Massimo Baroni, ospite in ambasciata: «Gli Stati Uniti ci guardano con interesse perché siamo un'avanguardia». Colpisce, in particolare, l'agilità con la quale il movimento corre sul web. Rete a parte, è però soprattutto il rebus di governo e l'incognita del Quirinale a far discutere i commensali.

Tocca a Crimi chiarire le dinamiche di democrazia diretta del M5S, toccando corde sensibili: «Noi, come voi, usiamo molto la parola "cittadini"». Per poi aggiungere: «La politica in questi anni si è chiusa nel Palazzo. Noi siamo il nuovo, qualcuno ci ha definito un movimento di futurismo ideologico. Vogliamo cambiare la legge elettorale, introdurre le preferenze e il reddito di cittadinanza».

Eppure il cambiamento stenta a decollare. Per questo Thorne, avido di risposte, chiede lumi sul perimetro ideologico e politico entro il quale si muovono i grillini. E i capigruppo provano a spiegare: «Noi siamo nuovi. Ma il quadro è bloccato a causa della tripartizione delle forze in campo».

Le preoccupazioni, però, restano: «Adesso siamo in una fase diversa - sottolinea un diplomatico americano - il tema di dare un governo all'Italia è centrale. Colleghi di altri paesi, di ambasciate Ue come la Germania, sono molto preoccupati dalla deriva che movimenti come il M5S potrebbero avere».

Responsabilità resta la parola chiave, perché la crisi economica incombe e il confine tra rinnovamento del sistema (auspicato) ed emergenza economica (temuta) resta sottile anche per gli Usa. Nel menù dell'incontro - definito di routine, come per Pd, Pdl e Sc - non sono mancati cenni alla questione ambientale e alla sanità pubblica.

Mentre, giurano i grillini, non si è discusso del Muos, la stazione radar siciliana bloccata dalla Regione. Si è parlato invece di intellettuali: «Non ne abbiamo d'area, anche perché ultimamente si sono chiusi in un recinto come la classe politica», hanno assicurato. E Dario Fo? «Lui dà voce alla gente comune». Non tutti, nel movimento, hanno gioito per l'appuntamento in ambasciata. Eppure anche un senatore filo Chavez come Bartolomeo Pepe fa sfoggio di realpolitik: «Ormai siamo nelle istituzioni, se c'è un invito si va a parlare».

 

CRIMI E LOMBARDIAMBASCIATORE DAVID THORNEgrillo casaleggio casaleggio grillo BARACK OBAMA MARIO MONTI

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