AMERICAN APOCALIPSE: A 72 ORE DAL DEFAULT, NESSUN ACCORDO - LA MAGGIORANZA DEGLI AMERICANI VUOLE LICENZIARE GLI INETTI DEL CONGRESSO

1. SONDAGGIO NBC/WALL STREET JOURNAL: "LICENZIATE TUTTI I PARLAMENTARI"
Dagonota - Nell'ultimo sondaggio fatto da "Nbc - Wall Street Journal", il 60% degli americani, se potesse, voterebbe oggi per rimpiazzare ogni singolo membro del Congresso, incluso il deputato del proprio distretto. Solo il 35% degli interpellati non licenzierebbe in tronco l'attuale legislatura. E' la percentuale più alta mai registrata.

2. OBAMA NON CEDE: "STOP ALLA SERRATA, POI TRATTEREMO"
Maurizio Molinari per "La Stampa"

A 72 ore dal default finanziario degli Stati Uniti manca ancora l'intesa per scongiurarlo fra leader democratici e repubblicani del Congresso di Washington sollevando l'allarme della comunità finanziaria per la «catastrofe in arrivo» mentre in America i danni causati dallo shutdown del governo si moltiplicano, dalla ricerca scientifica all'assistenza sanitaria.

TRATTATIVA AL SENATO
La possibilità di raggiungere un accordo in extremis è nelle mani di Harry Reid e Mitch McConnell, rispettivamente leader della maggioranza democratica e della minoranza repubblicana al Senato. Fallita l'ipotesi di un compromesso fra la Casa Bianca e John Boehner, presidente repubblicano della Camera, Reid e McConnell si sono incontrati a Capitol Hill avendo a fianco un unico consigliere per parte: il democratico Chuck Schumer e il repubblicano Lamar Alexander.

La distanza resta ampia perché i democratici chiedono aumento del tetto del debito per un anno e ripresa immediata dei finanziamenti del governo federale offrendo in cambio negoziati sulla riduzione della spesa mentre i repubblicani pretendono tagli specifici alla Sanità e in generale alla spesa pubblica. A complicare lo scenario c'è l'opposizione del Tea Party alla Camera a concessioni repubblicane al Senato. Ciò significa dunque che un'intesa Reid-McConnell potrebbe non rivelarsi sufficiente.

IL RUOLO DEL PRESIDENTE
Il senatore repubblicano Bob Portman accusa il presidente degli Stati Uniti di «comportamento inaudito» perché «prima di lui nessun inquilino della Casa Bianca si è mai rifiutato di negoziare sull'aumento del debito». Più analisti ritengono che la scelta di Barack Obama si spieghi con gli umori popolari: i sondaggi danno la popolarità dei repubblicani crollata al 23 per cento e la crisi in atto potrebbe consentire ai democratici di conquistare il Congresso nelle elezioni del 2014.

L'INCUBO DI WALL STREET
La finanza internazionale considera un incubo l'impatto del default americano. Anshu Jain, ceo di Deutche Bank, parla di una «catastrofe in arrivo capace di diffondere una malattia mortale nell'economia mondiale» mentre Jamie Dimon, ceo di JPMorgan Chase, prevede «conseguenze drammatiche per il debito americano e il dollaro che spingerebbero il globo verso un'altra recessione peggiore di quella del 2007-2009».

«Speriamo di non spararci sui piedi» aggiunge Dimon mentre Standard & Poor's prevede un possibile nuovo declassamento del rating americano. Alla tv «Nbc» Chistine Lagarde, direttore del Fmi, ammette che «gli incontri di Washington sono stati stravolti dal timore del default» mettendo sulla graticola i rappresentanti americani, Ben Bernanke e Jack Lew, rivelatisi incapaci di dare le assicurazioni richieste da più Paesi. A cominciare da Cina, Giappone e Arabia Saudita, molto esposte rispetto al debito americano.

DANNI A SCIENZA E MEDICINA
La continuazione dello shutdown governativo, dovuto al blocco dei finanziamenti del governo da parte della Camera, comporta costi in crescendo. I consiglieri della Casa Bianca li hanno illustrati nel dettaglio a Obama: quattro premi Nobel sono stati messi in congedo e non hanno più fondi per le ricerche, due terzi del Centro contro le malattie croniche e tre quarti dell'Istituto nazionale della Sanità sono in congelo, l'assegnazione dei finanziamenti alla ricerca scientifica è bloccata e i memoriali ai caduti all'estero sono chiusi, a cominciare da quelli sulle spiagge della Normandia.

 

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