
A RENZI NON PIACE LA PALESTINA IN BRODO - ABU MAZEN SPERA CHE IL BULLO TOSCANO RICONOSCA LO STATO PALESTINESE COME HA FATTO IL VATICANO MA CASCA MALE: GLI AMICI ISRAELIANI DI GUTGELD E CARRAI NON APPROVANO
Maurizio Molinari per “la Stampa”
Il presidente palestinese Abu Mazen incontra oggi a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi augurandosi che l’Italia «segua l’esempio del Vaticano nel riconoscere il nostro Stato». Sono alcuni dei più stretti collaboratori di Abu Mazen a descrivere le attese del governo palestinese nei confronti dell’Italia.
«Il Vaticano ha mandato un messaggio importante in un momento non casuale», afferma Bassam Salhi, membro del comitato esecutivo dell’Olp, spiegando che «il riconoscimento dello Stato di Palestina è il passo da adottare per qualsiasi Paese che, come l’Italia, vuole salvare la soluzione dei due Stati in Medio Oriente».
«Ci auguriamo che l’Italia getti il suo peso a favore di questo percorso» aggiunge Salhi, parlando in sintonia con Xavier Abu Eid, braccio destro del capo negoziatore Saeb Erakat, secondo il quale «l’iniziativa presa dal Vaticano può creare un nuovo momentum favorevole al riconoscimento del nostro Stato da parte dell’Europa» e dunque «sta ora all’Italia di Renzi muoversi in questa direzione».
PRIMO FACCIA A FACCIA
Negli ambienti del governo palestinese si considera Renzi «un buon amico di Israele» aggiungendo che «questo può essere un elemento positivo per sostenere la soluzione dei due Stati» ma c’è attesa per le parole che il premier dirà ad Abu Mazen nel loro primo incontro.
«Il riconoscimento della Palestina non ostacola ma accelera la soluzione dei due Stati, è un passo a lungo dovuto da parte dell’Italia - osserva Abu Eid - ma il pronunciamento del vostro Parlamento in merito è stato modesto, direi debole, rispetto alle posizioni di altri partner dell’Ue, non abbiamo grandi attese per ciò che Renzi potrà dire o fare a breve ma crediamo che l’Italia possa esprimersi con maggiore sostegno».
Nemer Hammad, consigliere di Abu Mazen ed ex rappresentante diplomatico palestinese a Roma, aggiunge un altro elemento: «Il nuovo governo israeliano di Netanyahu è più estremista di quello precedente ed è dunque importante che l’Italia si esprima con chiarezza contro gli insediamenti ebraici sui territori palestinesi, trovando la maniera per punirli». La decisione del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, di associarsi alla recente posizione dei Paesi europei sull’identificazione dei prodotti israeliani provenienti dagli insediamenti in Cisgiordania è stata considerata un «passo nella direzione giusta» a Ramallah.
Ma ora Nemer Hammad, parlando al telefono da Amman, chiede a Renzi di fare di più: «È importante punire gli insediamenti in maniera efficace, per avere effetto, se Israele evade le misure europee cambiando le etichette di provenienza, l’Unione europea deve trovare il modo per riuscire a identificare i prodotti che provengono dagli insediamenti ebraici sui territori dello Stato palestinese».
GLI ALTRI APPUNTAMENTI
Oltre a Renzi, Abu Mazen vedrà oggi a Roma il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e Gentiloni mentre domani farà tappa in Vaticano per l’incontro con Papa Francesco. E domenica assisterà alla canonizzazione di due suore palestinesi del XIX secolo: Marie Alphonsine Ghattas di Gerusalemme e Mariam Bawardy della Galilea diventeranno le prime sante contemporanee risalenti alla dominazione Ottomana in Palestina.