ADDIO A FIORENZO ANGELINI, IL CARDINALE “ROMANO DE ROMA” CHE INVENTÒ ANDREOTTI – BISIGNANI: “ERA DETTO “DUE STANZE”: ‘IN OGNI CLINICA E IN OGNI OSPEDALE AVEVA DUE STANZE SEMPRE A DISPOSIZIONE PER GLI AMICI... DIVENTÒ UN VERO RAS DELLA SANITÀ”
Andrea Acali per Il Tempo
Era l’ultimo cardinale «romano de Roma», nato a Campo Marzio il 1. agosto 1916. Fiorenzo Angelini si è spento l’altra notte a 98 anni in una clinica della Capitale: Papa Francesco lo ha ricordato ieri mattina durante un incontro sull’autismo, perché il porporato si è impegnato per anni nel mondo della sanità, fino a diventare primo presidente (e cofondatore con San Giovanni Paolo II) del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari. I funerali, domani alle 15, saranno presieduti nella Basilica Vaticana dal cardinale decano Angelo Sodano mentre il Papa benedirà la salma.
«Con la sua morte finisce un’epoca - racconta Luigi Bisignani, per anni uomo di fiducia di Andreotti - Se ne va l’ultimo porporato nato a Roma, a dimostrazione che la Chiesa è sempre più internazionale».
Il nome di Angelini era indissolubilmente legato a quello del «divo Giulio».
«Si conobbero subito dopo la guerra (tra l’altro Angelini, giovane sacerdote, era accanto a Pio XII quando il Pontefice si recò a San Lorenzo dopo il bombardamento, ndr) e diventarono grandi amici. Andreotti era delegato della Fuci, Angelini assistente della sezione uomini dell’Azione Cattolica e fece da pontiere tra le due associazioni. Era un prete ante litteram, straordinario organizzatore di eventi e di movimenti».
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Tutti ricordano il suo ruolo insieme a Gedda nel grande raduno del 1947 dell’Azione Cattolica davanti a Pio XII. Ma era solo l’inizio...
«Esatto. Diede una grossa mano ad Andreotti organizzando incontri con 600, 700 persone alla volta, soprattutto giovani. Con il tempo arrivò a controllare un bacino di voti eccezionale, ha contribuito a costruire il mito elettorale di Andreotti».
E il suo ruolo nella sanità?
«Cominciò ad occuparsi delle suore negli ospedali e nelle cliniche. Tutti sanno che in seguito fu soprannominato "Sua Sanità" ma all’inizio lo chiamavano "monsignor due stanze"».
Nomignolo curioso: il motivo?
«Si dice che in ogni clinica e in ogni ospedale avesse due stanze sempre a disposizione per gli amici... diventò un vero ras della sanità. Nelle cliniche che non si comportavano come diceva lui minacciava i direttori sanitari di togliere le suore».
L’amicizia con Andreotti fu incrollabile.
«Ricordo che il senatore andava in vacanza per pochissimi giorni in Costa Azzurra e un paio di volte monsignor Angelini si recò al santuario di Nostra Signora di Laghet per celebrare la Messa di Ferragosto. Ha anche sposato tre figli di Andreotti e ha battezzato tutti i nipoti. E poi condividevano la passione per la Roma e per il calcio in generale, giocavano la schedina insieme. Era senza dubbio il cardinale a cui era più legato, insieme a Ottaviani e Felici, che accompagnava a passeggiare a Villa Borghese negli ultimi anni di vita del porporato. Anche per questo Angelini era inviso a cardinali come Casaroli e Benelli, che erano contrari alla linea di Andreotti».
Fu lo stesso Giovanni Paolo II a comunicargli l’elevazione di Angelini alla porpora.
Luigi Bisignani con Giulio Andreotti
«Avvenne durante un’udienza, Andreotti era presidente del consiglio e Wojtyla gli disse, quasi all’orecchio, con un sussurro, che nel successivo concistoro avrebbe creato Angelini cardinale. Non ne ho la certezza ma immagino che fu lo stesso Andreotti a comunicarglielo e questo lo riempì di gioia. Era il periodo in cui Angelini subiva continui attacchi da parte dell’Espresso per il suo potere nella sanità».
Poi venne il periodo buio dei processi al senatore.
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«Ogni volta che il Papa incontrava Angelini gli chiedeva notizie e gli diceva di ricordargli che pregava per lui tutte le sere. La conferma gli arrivava anche da Madre Teresa di Calcutta: in quegli anni duri sono stati i tre che più hanno sostenuto Andreotti e gli sono rimasti vicini».