IL REUCCIO JUAN CARLOS NON MOLLA. PER AMORE DI QUEL TONTO DI FELIPE

Andrea Nicastro per "Il Corriere della Sera"

La Spagna è impegnata a rincorrere i Giochi Olimpici del 2020 in concorrenza con Istanbul e Tokio. Contano infrastrutture e garanzie economiche, certo, ma anche ottime pubbliche relazioni. È una delle tipiche occasioni in cui, a un Paese, fa comodo avere nella manica una famiglia reale capace di impressionare gli esaminatori internazionali, gente dal sangue normalmente rossastro e quindi poco abituata a palazzi fiabeschi, piatti d'oro, arazzi e corone. Sulla carta, poi, quella spagnola è la migliore nobiltà «a cinque cerchi» in circolazione.

Re Juan Carlos ha sempre amato gli sport e partecipò ai Giochi di Monaco del ‘72. La regina Sofia è sorella di un oro olimpico. L'Infanta Cristina ha partecipato a Seul '88 e sposato un bronzo di pallamano. Il principe Filippo è stato portabandiera a Barcellona '92, ma senza medaglia. I Borbone insomma sanno di cosa si parla.

Mercoledì sera, alla cena di gala in onore degli ispettori del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), presenti anche alcuni fortunati giornalisti, era la grande occasione per essere utili alla causa nazionale. Il Palazzo Reale di Madrid era illuminato a festa, gli alabardieri in divisa storica, i valletti d'oro e rosso vestiti ad ogni angolo.

«Anzitutto - ha detto il Principe Felipe nel suo discorso di benvenuto - vi porgo i saluti di mio padre, re Juan Carlos, che purtroppo non ha potuto essere qui con noi». Apriti cielo. Juan Carlos si vede sempre meno, l'ennesimo intervento all'inizio del mese (ernia questa volta) ha un decorso lungo e l'esito è ancora incerto. Gambe, polmoni, pube, ginocchio, anca, piede... negli ultimi due anni il re è stato sotto i ferri almeno sei volte.

Dopo l'assenza di mercoledì le chiacchiere e i dubbi si sono moltiplicati. Su internet è circolata la notizia di uno speciale tv già pronto per l'abdicazione del monarca. La statale Rtve smentisce, ma a bene vedere non sarebbe una precauzione professionale fuori luogo dopo 37 anni di regno con gli ultimi due da incubo.

Felipe, al momento del caffè, ha ovviamente negato con i delegati del Cio. La principessa rampante Letizia ha giocato in difesa portando il discorso sul proprio mal di piedi per i saluti del giorno prima a Papa Francesco. La regina ha sorriso silenziosa.
Secondo la stampa rosa, Sofia vive ormai da separata in casa, passa più tempo che può a Londra, ma non manca un dovere pubblico da anni. Sono lei e l'altissimo figlio Felipe a difendere l'onore della corona spagnola negli indici di gradimento. Le amanti (troppe) e i safari (troppo lussuosi in tempi di recessione) hanno incrinato il «juancarlismo» nazionale.

In Catalogna i socialisti cercano di smarcarsi dagli indipendentisti per caratterizzarsi almeno come quasi repubblicano e chiede l'uscita di scena del monarca. Dall'80% di alcuni anni fa, il gradimento del re è sceso sotto il 40, forse anche il 30%. Appena sopra la soglia del 50 sarebbe l'erede al trono Felipe. Numeri non eccezionali, ammesso siano veri.

Di tegole ne sono cadute a grappoli sulla corona, ultimamente. Il genero Iñaki Urdangarin, proprio la duplice medaglia di bronzo olimpica, è sotto processo per aver intascato milioni di soldi pubblici sfruttando la vicinanza con la Casa Reale. A processo l'ex socio del Duca di Palma minaccia di trascinare anche Juan Carlos nel fango. Fa capire di avere mail dalle quali si potrebbe capire che il re non solo sapeva dei traffici, ma che li avrebbe anche facilitati. Come antipasto ha diffuso documenti che mostrano il rey chiedere alla propria amante di trovare un lavoro al genero, «frustrato» da un misero stipendio di 200 mila euro annui.

Il ruolo della principessa tedesca Corinna Zu Sayn-Wittgenstein, l'ultima, speciale, amica del 75enne Juan Carlos, è finito anche davanti a una mini commissione parlamentare. Corinna sarebbe stata la pr del re verso le case regnanti arabe, avrebbe abitato per anni in palazzi pubblici, protetta e spesata dall'erario. In udienza il direttore del Centro Nacional de Inteligencia (CNI) è stato evasivo come si addice al capo dei servizi segreti. A lanciare una timida operazione di recupero d'immagine ha contribuito anche lei, la bionda Corinna, con qualche intervista negazionista: siamo amici, condividiamo la passione per la caccia e il carisma di Juan Carlos è il miglior biglietto da visita della Spagna.

Juan Carlos però non molla. Prima di entrare in sala operatoria aveva escluso la possibilità di abdicare. Per gli osservatori delle cose reali, più che una senile ostinazione, il rifiuto viene giudicato come una difesa del figlio. Felipe deve avere il tempo di farsi notare, di acquisire un'immagine propria magari anche grazie alla moglie Letizia, una borghese, ex repubblicana e rossa, che esce da sola con le amiche. Se abdicazione volontaria ci sarà, non verrà prima della scontata condanna del genero Iñaki. Dev'essere il vecchio monarca a fare da parafulmine per lasciare al principe l'eredità meno pestilenziale possibile.

 

JUAN CARLOS - VIGNETTAJUAN CARLOS A CACCIA IL RE JUAN CARLOS CON UN GHEPARDO DA LUI UCCISO JUAN CARLOS E L ELEFANTE UCCISO IN BOTSWANA JUAN CARLOSfelipe letizia foto 07letizia ortiz felipe 005

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…