rai viale mazzini cesso

ALLARME ROSSO A VIALE MAZZINI – LO SHARE TRACOLLA E I CONTI TRABALLANO: LA RAI È NELLA SUA “ORA PIÙ BUIA” – LA TV PUBBLICA HA 650 MILIONI DI “SOFFERENZE” E CON IL TAGLIO DEL CANONE SI RISCHIA UNA VORAGINE. LE PROMESSE DEL GOVERNO SONO VAGHE, E CON L’ELIMINAZIONE DELLA TASSA DALLA BOLLETTA SI RISCHIA DI TORNARE AI TEMPI DELL’EVASIONE DI MASSA – L’UNICA ALTERNATIVA SARÀ “FARE ECONOMIA”. CIOÈ TAGLIARE GLI INVESTIMENTI – IL RISCHIO DI FAVORIRE GLI ITALIANI PIÙ RICCHI (CHE SI POSSONO PERMETTERE STREAMING E PAY-TV)

Estratto dell’articolo di Paolo Festuccia per “La Stampa”

 

meloni viale mazzini rai

L’ora più buia della Rai si consuma tra i numeri. Impietosi: sia sul fronte programmi che nelle pieghe dei bilanci. Non solo la Tv pubblica è ormai da settimane sotto Mediaset con gli ascolti in tutte le fasce orarie della programmazione (eccetto il preserale) ma non brilla nemmeno nei conti, e all’orizzonte c’è la scure della riforma del canone messa nera su bianco nel disegno di legge della manovra finanziaria.

 

Conti alla mano viale Mazzini ha chiuso l’ultimo bilancio del 2022 con un risultato netto consolidato in pareggio e una posizione finanziaria che, pur negativa per quasi 580 milioni di euro, è attestata su livelli di sostenibilità. Ma i ben informati sanno, però, che le “sofferenze” rispetto al 31 dicembre scorso sono salite fino a 650 milioni di euro, e sottolineano pure, che nel conto mancherebbe all’appello un bond da 300 milioni di euro collocato a fine 2019 e da rimborsare nel 2024.

 

roberto sergio giampaolo rossi

Come dire: Houston, abbiamo un problema. Anzi, più d’uno, due: il primo, quasi un miliardo di euro di esposizione finanziaria, anche se da più parti si minimizza o si fa finta di non vedere; il secondo: la necessità di fare cassa con un canone che da 90 euro scende a 70 euro e di questi secondo le stime dell’amministratore delegato, Roberto Sergio «solo 53 euro finiranno a viale Mazzini, il resto ripartito ai privati, ai giornali, tv private».

 

Conti alla mano, dunque, si passerebbe da circa 1,7 miliardi a circa 1,2 miliardi di gettito. Euro più, euro meno, circa mezzo miliardo che balla. E qui, viene il bello, e compare d’improvviso il coniglio dal cilindro del governo. Per compensare la Tv pubblica del taglio, e assecondare così anche le sirene leghiste che cantano alla corte del Paese il taglio della tasse, il governo per i prossimi tre anni si impegnerà a compensare la Rai con 420milioni di euro di finanziamento da recuperare dalla fiscalità generale.

 

rai viale mazzini

Un bel sostegno si dirà, che somiglia per la verità al gioco delle tre carte, ma inferiore di almeno cento milioni di euro al naturale gettito previsto con il canone di 90 euro, e comunque, soggetto, ogni volta e ogni anno agli umori dell’esecutivo in carica, che in questo attivismo di finanza creativa non ha fatto però i conti con la Commissione europea che sulla questione del canone potrebbe chiedere di vederci chiaro e riaprire un vecchio dossier chiuso anni fa (con assoluzione ma prescrizioni) dopo un esposto di Mediaset sugli aiuti di Stato. […] Insomma, si sa solo che ci sarà un taglio del canone e che ogni anno lo Stato per tre anni compenserà con più di 400 milioni l’azienda pubblica. […]

 

giampiero rossi roberto sergio

C’è poi un altro tema che il governo non ha valutato: con il canone in bolletta tutti pagavano la tassa. Ora, recuperarne una parte con la fiscalità generale significa che gli evasori totali (e in un Paese come l’Italia secondo l’Istat il sommerso ammonta a 160 miliardi di euro l’anno) non pagheranno mai (almeno nella quota dei 20 euro) e che i cittadini onesti pagheranno per loro.

 

Risultato, se la Rai dovrà fare “economia al suo interno” come rilanciato più volte da numerosi esponenti di governo dovrà tagliare gli investimenti negli acquisti e nelle produzioni di fiction, cinema, intrattenimento. In realtà nel caso della riduzione del canone (Renzi: da 130 a 90 euro in bolletta, ora da 90 a 70 euro, con 20 euro a carico della fiscalità generale) si realizza perfettamente il teorema dell’eterogenesi dei fini: si decide un comportamento per favorire i cittadini meno agiati ma in realtà si rischia di discriminarli.

 

il cavallo di viale mazzini

Le famiglie italiane sono circa 23 milioni, di queste 5/7 milioni hanno un reddito che può consentire loro l’accesso alle offerte privilegiate di intrattenimento, sport, cinema, fiction, documentari, a pagamento. Le altre non hanno nella loro disponibilità le risorse per abbonarsi a piattaforme come Sky, Dazn soprattutto per lo sport. Insomma, tra tante critiche una certezza sino ad oggi c’era, in questi ultimi anni la Tv pubblica in chiaro ha trasmesso, mondiali di calcio, europei, i grandi eventi tirando fuori almeno mezzo miliardo di euro in diritti: senza soldi, dunque, pochi programmi e niente eventi sportivi con il rischio di creare una voragine tra una società “elitaria”, che può accedere ad offerte alte a pagamento e una società più debole con redditi medio bassi.

LA NUOVA RAI MELONIANA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…