ALLE EPURAZIONI BY MARONI, BOSSI RISPONDE SPACCANDO LA LEGA CON UN NUOVO ‘MOVIMENTO’

Marco Bresolin per "la Stampa"

Dirlo, l'aveva detto: «Questi sono matti. Se va avanti così non resterò lì neppure io». E ora si sussurra anche che l'abbia anche fatto. Umberto Bossi si prepara a salutare la Lega Nord e a dare vita a un «nuovo soggetto politico». Secondo l'agenzia di stampa Ansa il Senatùr si sarebbe presentato dal notaio accompagnato dalla moglie e da alcuni fedelissimi per depositare il necessario a costituire qualcosa di simile a un partito tutto suo. La notizia, se confermata, avrebbe dell'incredibile e segnerebbe una svolta storica proprio a 29 anni esatti dalla nascita della Lega Lombarda, fondata il 12 aprile del 1984.

Per un movimento che ha fatto dei simboli la sua storia, questa potrebbe essere un'ulteriore indicazione della volontà di rompere. Ma il diretto interessato per ora smentisce. Interpellato dall'agenzia Agi ha negato di voler lasciare il Carroccio: «Non ci penso proprio», ha detto il Senatùr, confermando di voler restare nella Lega. E quella visita dal notaio?

«Si sono confusi con la fondazione del giornale di cultura e identità creato da Giuseppe Leoni» ha replicato Bossi. Solo un giornale o le basi per un nuovo movimento? Per ora, resta il mistero. Un giallo padano. Ma di certo nella Lega le acque sono tutt'altro che tranquille. E così si torna a parlare di secessione. Interna, però.

LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE L'AMPOLLA
Mercoledì sera il consiglio «nazionale» lombardo aveva proposto l'espulsione di alcuni militanti «bossiani», tra cui l'ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, l'ex assessore lombardo Monica Rizzi e altri ex parlamentari come Marco Desiderati. Sono i fedelissimi del Senatùr, quelli che hanno resistito fino all'ultimo alla «scalata» interna di Bobo Maroni e che anche dopo hanno continuato a opporsi alla linea del nuovo segretario. Dopo le richieste di espulsione, Bossi è subito partito all'attacco: «Questi sono un po' matti: alla fine non resterò lì neppure io se va avanti così. non ho mai messo fuori nessuno dalla Lega, tranne chi si era venduto visibilmente».

TOSI: «SE VUOLE ANDARE, FACCIA PURE»
A nulla sono valsi i tentativi di ricucire di Matteo Salvini, segretario nazionale lombardo, che ha provato a gettare acqua sul fuoco, incontrando Reguzzoni e spiegando che «nella Lega non c'è alcuna volontà di epurazione». Niente da fare, i pezzi da novanta del Carroccio hanno confermato la linea dura. Prima il sindaco di Verona Flavio Tosi, che come si sa non ha un ottimo rapporto con Umberto Bossi: «La Lega sopravviverà anche se va via lui, nessuno è indispensabile».

Mai nessuno fino ad ora era riuscito a immaginare - o quanto meno a parlarne - una Lega senza Bossi, ma il primo cittadino scaligero ha sputato il rospo: «La Lega ha un suo segretario, una struttura e un suo progetto. Ognuno può decidere di uscire». E soprattutto i dirigenti, dice Tosi, possono essere liberi di «punire» i dissidenti. Del resto lui, segretario nazionale veneto, alle prese con il caos in tutta la regione e in modo particolare a Treviso, avrebbe già pronta una lista di militanti da epurare. Solo qualche settimana fa aveva già inviato delle lettere di richiamo a chi aveva osato criticare la gestione della campagna elettorale. Anche Maroni ha confermato la linea dura sui provvedimenti per i fedelissimi di Bossi: «Nessuna retromarcia sulle espulsioni».

FASCISTI E PISTOLA
Sul palco si erano fatti fotografare insieme, vicini vicini. Bobo e «l'Umberto», le due anime di questa Lega: la storia e il presente, con la folla sotto a fischiare e a spintonarsi. Per la prima volta, a Pontida, sul sacro suol è volato anche qualche schiaffone. E un volantino con la faccia di Maroni col naso lungo di Pinocchio. «Sono solo quattro pistola» il giudizio del segretario-governatore sugli ultras bossiani venuti prevalentemente dal Veneto per contestarlo.

Per Bossi, invece, «erano dei fascisti con i guanti neri che picchiavano anche le donne, venuti da Verona». Ovviamente il Senatùr non si riferiva ai contestatori, ma ai barbari sognanti del servizio d'ordine che avevano cercato di fermare chi protestava. «Vi dovete dare la mano, dobbiamo restare uniti» ha urlato dal palco lo storico segretario. Giusto un attimo prima di ricordare che i «bossiani» sono almeno la metà del partito. Quello che ormai non sta più insieme nemmeno con lo sputo.

 

maroni sul palco con bossi a pontida UMBERTO BOSSI E ROBERTO MARONI ELETTO SEGRETARIO DELLA LEGA NORD jpegBOSSI E MARONI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegFLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpegMARCO REGUZZONI

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