renzi boschi padoan visco draghi

DOPO IL SALVA-BANCHE, SERVE IL SALVA-BANKITALIA E IL SALVA-CONSOB - NONOSTANTE L'INTERVENTO DI MATTARELLA, RESTA ALTA LA TENSIONE TRA RENZI E VISCO/VEGAS: IL RETROSCENA CHE SPIEGA LA RABBIA DEL GOVERNO VERSO BANKITALIA - I TRUFFATI PROTESTANO DAVANTI ALLA CONSOB: ''NIENTE ELEMOSINE, VOGLIAMO IL RISARCIMENTO INTEGRALE''

1. “A BANKITALIA E CONSOB CHI HA SBAGLIATO PAGHERÀ” - IL PREMIER AVVERTE. ALTA TENSIONE CON VIA NAZIONALE E VEGAS

Alberto D’Argenio per “la Repubblica

 

renzi viscorenzi visco

«Massimo rispetto istituzionale per Consob e Bankitalia, il governo ha il dovere di proteggerle ma se qualcuno ha sbagliato deve essere messo nelle condizioni di rispondere ». Matteo Renzi non rinuncia alla stoccata ai due organismi della vigilanza a suo avviso responsabili del doloroso salvataggio di Banca Etruria, Banca Ferrara, Banca Marche e Banca Chieti. «Non guardiamo in faccia a nessuno e chi ha sbagliato pagherà», l’affondo.

 

L’irritazione di Renzi verso il governatore Ignazio Visco e il presidente della Consob Giuseppe Vegas è palpabile. Un uomo che lavora a fianco del premier sui temi economici ne spiega le ragioni: un anno fa Via Nazionale chiese a Renzi la riforma delle popolari, oggi approvata, e del credito cooperativo, in via di perfezionamento, garantendo che avrebbero aiutato a gestire le crisi bancarie, «che avrebbero evitato qualsiasi problema».

CARMELO BARBAGALLO jpegCARMELO BARBAGALLO jpeg

 

Il premier, spiegano ancora da Chigi, si è fidato di Visco ma i problemi si sono addirittura aggravati. Ma soprattutto - l’accusa dei renziani - non ha messo in guardia per tempo il governo sul fatto che sarebbero stati colpiti gli obbligazionisti, lasciando poi esplodere la bomba politica che ha colpito Maria Elena Boschi e tutto l’esecutivo.

sede consobsede consob

 

Da qui la scelta di Renzi di dare il via libera prima di Natale, e ieri ha ribadito che «si farà», alla commissione di inchiesta sul sistema bancario. Il premier ha anche spiegato che la riforma della Vigilanza in capo a Consob e Via Nazionale «non è un tema all’ordine del giorno in questo momento».

 

Scelta, questa l’interpretazione dello staff economico del premier, dettata dalla volontà di non dare l’impressione di una riforma punitiva verso due istituzioni fondamentali per la tenuta del Paese già messe nel mirino dalla commissione d’inchiesta e sulle quali si è aperto l’ombrello protettivo del Quirinale. L’orientamento è di rimettere mano al sistema quando l’organo parlamentare di controllo avrà finito il suo lavoro. Ovvero non prima di 15 mesi. Dunque con una nuova guida in Via Nazionale.

 

RENZI PADOAN RENZI PADOAN

Già, perché ieri il premier a domanda diretta se intenda sostituire Visco e Vegas ha risposto: «Giocoforza ci sono sempre rinnovi ed è quindi evidente che cambieranno». Come dire, governatore e presidente a scadenza non saranno rinnovati. Il mandato di Visco termina a ottobre 2017, di Vegas l’anno dopo.

 

Da parte sua Bankitalia ascolta Renzi con qualche preoccupazione per la possibilità che si possa creare una crepa istituzionale, ma non si scompone e dietro le quinte ribadisce che nei confronti delle 4 banche sono state applicate procedure di vigilanza e sanzioni imparziali: impensabile immaginare che nei confronti di Etruria siano stati usati parametri differenti.

 

La vigilanza insomma ha fatto il suo dovere, ed è fuorviante concentrare tutta l’attenzione su Arezzo a causa del clamore politico. E non aiutano – è il ragionamento che si raccoglie a Palazzo Koch – indiscrezioni giudiziarie mal tradotte, come il fatto che siano state irrogate altre sanzioni ad Etruria. L’istruttoria - spiegano ancora - è in corso e parlare ora di multe alimenta incertezze e inutili polemiche.

 

claudio salini  ex consob e banca etruriaclaudio salini ex consob e banca etruria

Anche Consob ostenta sicurezza e ricorda che i controlli sono stati fatti in maniera accurata, che l’85% del sistema finanziario è stato passato al setaccio applicando il normale principio per cui si comincia con i soggetti più grandi e si procede a scendere, con le 4 banche finite nella bufera che rappresentano lo 0,9% degli attivi bancari. Per questo non teme le verifiche della commissione d’inchiesta.

 

 

2. I TRUFFATI DALLE 4 BANCHE FALLITE SFONDANO I CANCELLI DELLA CONSOB

Antonio Castro per “Libero Quotidiano

 

Non si placano manifestazioni e proteste contro i vertici delle 4 banche (morte e risorte per decreto del governo). Buona parte dei risparmiatori truffati continuano a tallonare gli istituti di credito e le istituzioni finanziarie di controllo (Consob, ma anche Bankitalia), per ottenere un vero rimborso e non l' elemosina di un "ristoro" minimo e parziale.

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  6protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 6

Ieri a Roma - davanti alla sede Consob - la società di vigilanza sulle società e la borsa - è andata in scena l' ennesima protesta dei truffati. Ma c' è di più. Annusata l' aria i vertici della Commissione hanno invitato alcuni manifestanti e i rappresentanti del Codacons ad un confronto diretto.

 

E così il Codacons e alcuni comitati dei risparmiatori traditi, sono stati ricevuti dal direttore generale della Commissione, Angelo Apponi, e dal presidente Giuseppe Vegas (in videoconferenza da Milano), per esporre la disperazione degli investitori. Consob ha anche chiesto al Codacons di inviare casi specifici relativi ad esposti individuali di singoli risparmiatori in merito al collocamento delle obbligazioni, e ha accolto la richiesta di eseguire ispezioni presso Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife.

giuseppe vegas giuseppe vegas

 

Quanto alla richiesta di riavere tutti i quattrini investiti la Commissione avrebbe glissato, puntualizzando «che la questione è meramente politica». E se Codacons si siede al tavolo con Consob, le altre associazioni Federconsumatori e Adusbef rifiutano di incontrare la Commissione e le «elemosine di arbitrati truffaldini, fino ai risarcimenti integrali degli espropriati da Bankitalia, Consob e dal governo che, ratificando il bail in, non ha tutelato gli interessi nazionali e dei risparmiatori truffati». Le due organizzazioni hanno invece chiesto «un incontro urgente» al presidente del Consiglio.

 

Matteo Renzi tratta con estrema prudenza la vicenda. Intervistato da Repubblica Tv ammette che bisogna fare chiarezza (e magari una commissione d' inchiesta), assicura che la Boschi (il papà era vicepresidente di BancEtruria), ha fatto bene a non dimettersi.

renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici mieirenzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei

E poi smentisce che sia in programma un intervento su Consob e Bankitalia. Insomma, un po' poco. Non una parola sui rimborsi e sui tempi.

 

Chi è un po' più prolisso è il neo presidente delle quattro banche salvate (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti), Roberto Nicastro che ha confermato, incontrando i sindacalisti dei bancari degli istituti coinvolti, che gli istituti saranno venduti entro l' estate, «in un unico blocco o separatamente». «Nicastro ha confermato che entro l' estate le banche dovranno essere vendute», ha affermato Agostino Megale, segretario generale Fisac Cgil.

 

RENZI E BOSCHI RENZI E BOSCHI

«La previsione è che siano vendute, o tutte insieme o a spezzatino prima dell' estate», ha confermato Lando Maria Sileoni della Fabi, mentre Massimo Masi, segretario generale Uilca Uil, ha indicato tra i possibili compratori «un gruppo italiano, estero o a private equity». Problema non da poco (oltre ai possibili tagli occupazionali), è l' aspetto delle tutele legali. «Tema aperto», confida Sileoni, ma «i lavoratori non sono assolutamente responsabili per aver venduto prodotti che la banca gli aveva dato da vendere».

 

Chi lancia un nuovo allarme, e attacca il governo, è un ex banchiere transitato in politica. Corrado Passera (per 10 anni ad di Banca Intesa), ammonisce: «Malgrado il danno già creato dal decreto governativo, il buco delle quattro banche non è probabilmente ancora chiuso».

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…