franceschini carelli giorgetti pontieri

AMBASCIATORE NON PORTA PENE, MA POTERE – E’ L’ORA DEI ''PONTIERI'' - TIPINI DIPLOMATICI DI CINQUE STELLE, PD, LEGA CAPACI DI TESSERE RAPPORTI E RELAZIONI, ALLEANZE E SCAMBI DI FAVORI – DA CARELLI A FRANCESCHINI, DA TONINELLI A GIORGETTI, TUTTI PROVANO AD IMITARE IL GENIO POLITICO DI GIANNI LETTA

 

Tommaso Labate per il Corriere della Sera

carelli berlusconi

 

«Sembra una fase incartata. Eppure, se ci fate caso, le persone giuste per sbloccarla ci sono». A Palazzo, tra gli ambasciatori di Lega e Cinquestelle è stato individuato il pacchetto di mischia di quelli che un tempo si sarebbero detti «pontieri». Sono quelli che più d' uno, nelle stanze dei pentastellati e del Carroccio, ha ironicamente ribattezzato «i fornai», come se fossero gli unici «tripartisan» in grado di muoversi tra i diversi forni aperti di un' impasse che pare senza sbocco. Il grillini non parlano con Berlusconi? I leghisti rifiutano il Pd? Il Pd vuol stare alla larga da Di Maio&Salvini?

emilio carelli luigi di maio

 

Ecco, costoro, che sono leghisti e grillini e financo esponenti del Pd parlano con tutti.

Lavorando sottotraccia a quella tela misteriosa dalla quale potrebbe venir fuori, prima o poi, il nuovo governo. Tra questi c' è Emilio Carelli.

 

Il neo-deputato si muove come se fosse un eterodosso eppure non lo è. Era stato il primo a offrire solidarietà e aiuto al giornalista Jacopo Iacoboni, messo alla porta da Davide Casaleggio. E, poco prima, durante la fase acuta degli attacchi dei vertici M5S a Forza Italia, aveva scandito - in un' intervista al Messaggero - che «non mi sembra che all' interno del Movimento ci sia intenzione di attaccare Mediaset». Nell' impero del Biscione Carelli ha lavorato a lungo, lasciando un ottimo ricordo. Ed è evidente che, qualora si arrivasse a stringere i bulloni di una maggioranza parlamentare centrodestra-M5S, la sua sarà una parola che peserà.

toninelli grillo

 

Come peseranno, tanto per fare altri due nomi grillini, le parole di Danilo Toninelli e Vincenzo Spadafora. Il primo, ascritto all' ala più dura, aveva lavorato con piddini e forzisti all' accordo (poi naufragato) sulla legge elettorale Tedeschellum. E tanto dentro il Pd quanto dentro FI, nonostante l' asprezza del confronto, rimane assai apprezzato. Il secondo viene dal mondo del centrosinistra e s' è ritrovato, tra gli eletti del Pd, molti vecchi conoscenti.

GIACHETTI - LOTTI - FRANCESCHINI

 

Tra questi c' è un altro degli «uomini ovunque» che provano a mettere pace: e cioè Dario Franceschini, il pezzo da novanta che sta provando a far avvicinare il Pd al perimetro del governo. E che, dettaglio tutt' altro che trascurabile, è uno degli interlocutori privilegiati del berlusconismo. Anche per tramite di Antonello Giacomelli, che negli ultimi anni da sottosegretario con delega alle Comunicazioni è diventato uno degli interlocutori di Fedele Confalonieri.

ANTONELLO GIACOMELLI

 

E poi c' è Giancarlo Giorgetti. C' è lo zampino del leghista in tutte le mosse andate a segno dal 4 marzo in poi. Dalle presidenze delle Camere alla composizione delle commissioni speciali. Quali che siano le sfumature del prossimo governo, se mai ci sarà, Giorgetti ne farà parte. È stato un teorico del fatto che «non dobbiamo lanciare l' opa su Forza Italia» ma è anche il leghista che più di ogni altro si sta impegnando per abbassare i toni dei berlusconiani contro Di Maio. Della sua riservatezza hanno imparato a fidarsi tutti.

giorgetti bossi

 

Perché della riservatezza, Giorgetti, ha fatto un marchio di fabbrica. Da quando era uno dei pochissimi a sapere della clinica in cui era stato ricoverato Bossi dopo il malore del 2004. «Tutti pensavano fosse in Italia ma era in Svizzera», racconta agli amici.

GIANNI LETTA

«Prima di superare il confine, per sicurezza, lasciavo il cellulare in un autogrill e poi passavo a riprenderlo, così era impossibile intercettarlo». E di segreti da tenere, all' alba del secondo giro di consultazioni, ce ne sono tanti.

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