beto o rourke (1)

AMERICA FATTA A MAGLIE - BETO O'ROURKE È L'ASTRO NASCENTE DEI DEM, IL PERDENTE DI SUCCESSO SCONFITTO DA TED CRUZ MA AMATO DAI GIORNALI CHE CONTANO. HA RACCOLTO UN MUCCHIO DI SOLDI, VA SULLO SKATE, SUONA LA CHITARRA, CORRE LE MARATONE - DIETRO DI LUI SI AGITANO L'ETERNA CLINTON, I VECCHIETTI BIDEN-BLOOMBERG-SANDERS, LE PASIONARIE TIPO KAMALA HARRIS, E IL MILIARDARIO ECOLOGISTA TOM STEYER, CHE HA SPESO CENTINAIA DI MILIONI CONTRO TRUMP ED È PRONTO A COMPRARSI UN POSTO SULLA SCHEDA DELLE PRIMARIE

 

beto o rourke

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Basta darsi un nome alla ispanica per trasformarsi da maschio bianco irlandese benestante a candidato del Partito Democratico della diversità? Che poi la diversità sembrerebbe più una ricerca affannosa di nuova e vittoriosa identità che non una reale esigenza di programma e progetto politico.

 

beto o rourke va sullo skate

Beto O’Rourke for president? Possibile, subito dopo aver perso la campagna del Senato in Texas contro Ted Cruz? Il quale non era neanche in forma smagliante, visto che ormai le performance col fucile fumante e il bacon abbrustolito sulla canna appartengono al passato di quello Stato.

 

Certo è che nel Paese nel quale le elezioni sono sempre e solo nelle date prestabilite dai Padri Fondatori, e di anticipato non c'è mai nulla, di fatto sono sempre in campagna elettorale.

 

beto o rourke suona la chitarra

Perché il sistema si rinnova parzialmente ogni due anni, perché le campagne vengono pensate e organizzate con molto tempo di anticipo, vista la complessità della politica americana e la vastità del territorio, perché servono una quantità micidiale di quattrini e per raccoglierli pure ci vuole tempo. Aggiungete il clima di perenne confrontation, quasi una guerra civile, agitata dai media nell'era di Trump, e avrete un dibattito sulle presidenziali del 2020 bell'e servito.

beto o rourke corre maratone

 

Noi aspettiamo a pronunciarci anche perché onestamente a doversi lanciare oggi in previsioni, non resterebbe ancora una volta che dire che a dispetto di molti nel 2020 Donald Trump otterrà il secondo mandato presidenziale; che tra un anno, quando si definiranno le candidature, si vedrà che succede esattamente il contrario di quanto è accaduto nel 2016, ovvero che c'è un solo candidato repubblicano o al massimo un antagonista, e invece in casa Democratica ci sarà una bella folla, come nel 2016 era tra i repubblicani, addirittura 17 alla partenza.

 

 Intanto i primi aspiranti si fanno vedere e sentire, e Beto O'Rourke è la rising star, la stella in ascesa ma in mezzo a molti, e obiettivamente per ora è solo un perdente di successo.

 

Kamala Harris

Michael Bloomberg mostra i quattrini, ma anche i suoi 76 anni già suonati e un passato di swing tra un partito e l'altro; le nuove leve alla Kamala Harris, dure, pure e radicali, non riescono a brillare sul serio rispetto al loro guru, il vecchio Bernie Sanders; un altro vecchio, Joe Biden, ex vice di Obama e fregato dalla prepotenza di Hillary Clinton nel 2016, sfoglia la margherita; la sempiterna “strega” HiIlary manda a dire che ci riprova un'altra volta, spargendo terrore nel partito quasi quanto per l'imminente elezione a speaker della Camera della 78enne Nancy Pelosi.

BIDEN CLINTON

 

Sgomita Pocahontas, come il Perfido Trump ha ribattezzato Elizabeth Warren, azzoppata niente male dalla pretesa di essere una discendente degli indiani Navajo, rivelatasi pretestuosa alla prova del DNA.

 

O'Rourke attira quattrini perché viene considerata una figura di grande capacità comunicativa, carismatica. Questo ha parzialmente rassicurato i fund raisers, molto preoccupati dal grande numero di aspiranti e dal loro scarso appeal.

 

micheal bloomberg hillary clinton

Ha raccolto 70 milioni di dollari in totale nella campagna per tentare di diventare senatore al posto di Ted Cruz,e questi soldi li ha raccolti quasi tutti da piccoli donatori. Ha perso col 48% dei voti, che viene considerato un ottimo risultato, anche se per tutta la campagna giornali e televisioni si sono affannati a dire che la vittoria sarebbe stata sua. Fatto sta che oggi tra gli aspiranti candidati alla nomination presidenziale è salito al terzo posto, subito dopo Joe Biden e Bernie Sanders.

 

Lui non si è ancora pronunciato, al contrario ha detto che ha bisogno di tempo per prendere una decisione. 46 anni, bell'uomo, piace alla macchina che dovrà raccogliere i soldi perché è una via di mezzo tra le giovani leve molto piacevoli e sicuro richiamo per la folla degli antagonisti, dei verdi, dei politically correct, del metoo, ma non ancora in grado di attirare l'attenzione nazionale dei donatori, e i tradizionali aspiranti candidati democratici con un passato di patrimonio economico ma considerati vecchi nell'immagine e nella proposta rispetto al ciclone Trump.

elizabeth warren alla convention democratica

 

Naturalmente, sostengono gli addetti ai lavori, si deve sbrigare o rischia di appannarsi la sua luce, e soprattutto deve verificare se il richiamo e l'immagine funzionano, e quanto, fuori dal Texas e dagli Stati del centro del Paese.

 

 Su questi dubbi c'è chi lo ha già crocifisso, come il magnate degli alberghi e grande finanziatore di Barack Obama, George Tsunis, che è convinto che fuori dal Texas, dove e’ riuscito ad agitare e a coagulare tutto l'elettorato anti Cruz, O'Rourke non funzioni.

 

Altri grandi fundraisers, come Cappy McGarr, spiegano che trattasi sicuramente di personaggio carismatico, capace, pieno di idee ma che intanto ha perso contro Ted Cruz, e il perdente di successo non si candida alle presidenziali, perlomeno non subito dopo la sconfitta.

 

tom steyer e la moglie

Anche perché il grosso finanziatore ad un certo punto della corsa delle presidenziali deve scegliere un candidato e uno solo, e deve essere sicuro che sia un potenziale vincente. Infine, le teste d'uovo intorno al Comitato Democratico del 2020 temono che O'Rourke non sia in grado di convincere i millennials, i ragazzi arrabbiati il cui voto è fondamentale per farcela.

 

Non è solo questione di soldi ma è anche questione di soldi, e c'è il metodo, relativamente nuovo, perlomeno relativamente da poco vincente, di essere miliardario e utilizzare i propri o trovarseli da soli, come ha fatto Donald Trump nel 2016.

 

E come farebbe Tom Steyer, miliardario molto “de sinistra”, che nell'ultimo anno ha speso un sacco di soldi per cercare di arrivare a una proposta di impeachment del presidente, non dimostrando in questo grandissima intelligenza politica, ma certo capacità di agitare le acque, e che si starebbe preparando per la discesa in campo diretta per il 2020.

tom steyer

 

Come? Spendendo cifre a sei zeri per acquistare spazi su Twitter, Facebook YouTube, Instagram, e pagine intere sui quotidiani nelle quali annuncerà la sua piattaforma politica; prenotando assemblee cittadine, la prima delle quali nel South Carolina, dove si tengono le primarie anticipate, per l'esattezza a Charleston il 4 dicembre, per poi spostarsi in California.

 

Steiner viaggia per il momento su una piattaforma di cinque diritti in 5 punti: diritto al voto per tutti, diritto all'aria e all'acqua pulita, al salario minimo, all'educazione preuniversitaria, alla salute. Un po' vago? Vaghissimo, ma ha speso centinaia di milioni di dollari nelle campagne democratiche degli ultimi anni, è stato il finanziatore numero 1 delle elezioni di midterm nel 2014, adesso nel 2018 sulla causa dell'impeachment per Trump ha stanziato più di 100 milioni di dollari.

 

tom steyer

Per il riscaldamento climatico nutre una vera e propria fissazione, il che alimenta ancora di più il suo odio per Trump.

Diciamo che Steiner ha lo stesso appeal di un tronco, ma soldi proprio tanti. Siamo solo all'inizio.

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