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ERDOGAN CHE ABBAIA, SI METTE A TACERE - ANGELA MERKEL VIETA IL COMIZIO AL G20 DI AMBURGO PER ERDOGAN - IL GOVERNO TEDESCO TEME CHE IL DITTATORELLO DI ANKARA POSSA “ACCENDERE” L’ENORME COMUNITA’ TURCA (1,4 MILIONI) - A MARZO LA CANCELLIERA VIETÒ I DISCORSI DI ERDOGAN CHE SBROCCO’: “SIETE ANCORA NAZISTI”

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Letizia Tortello per “la Stampa”

 

Niente comizio per Erdogan ad Amburgo. Il presidente turco non potrà approfittare della sua presenza al vertice del G20, il 7 e 8 luglio, per fare raduni di massa della comunità turca che vive in Germania, come era stato richiesto. A imporre il divieto è stato il governo federale tedesco: «Erdogan è un ospite importante del G20, ma crediamo che tutto quello che potrebbe accadere fuori da quel contesto, al momento, non sia appropriato», ha detto il ministro degli Esteri, Sigmar Gabriel.

 

Che ha annunciato come la richiesta di tenere un discorso ai turchi tedeschi fosse stata avanzata formalmente dal governo di Ankara. Merkel e il suo ministro pensano di introdurre una legge che vieti ai politici stranieri (non Ue) di fare campagna elettorale sul suolo tedesco tre mesi prima delle elezioni. Ankara smentisce tutto: dice che il desiderio di incontrare il presidente era partito dalla comunità tedesca, non da lui.

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La polemica si accende mentre Gabriel è nella città russa di Krasnodar. Parla a nome del governo e in accordo con la Cancelliera. Per legge - precisa Berlino - il governo federale può opporsi ai raduni di massa, se questi minano la coesistenza pacifica di tedeschi e stranieri. Ma il ministro dell' Spd calca la mano: «Non diamo palchi a discorsi di odio e a politici che calpestano a casa loro i nostri valori. Non vale solo per i politici provenienti dalla Turchia».

 

Nuove scintille tra Berlino ed Ankara scoppiano dunque dopo quelle di marzo, quando Erdogan attaccò la Germania che gli aveva vietato comizi a Gaggenau e Colonia per il referendum del 16 aprile, definendo i tedeschi «ancora nazisti». Gli esiti del voto, tre mesi fa, hanno dimostrato che i turchi tedeschi stanno dalla parte di Erdogan: una comunità di 1,4 milioni di persone, di cui 220 mila a Berlino, che insieme a quelle di Olanda e Austria, gli hanno regalato la vittoria al referendum costituzionale.

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Erdogan sfida nuovamente Merkel, la costringe a un «No», proprio lei che ancora ieri, al suo discorso al Bundestag, difendeva i valori della protesta «in un mondo libero di esprimersi». Ma è notizia di due giorni fa, rivelata dal Die Welt, che i servizi segreti turchi avrebbero messo sotto osservazione alcuni parlamentari ed esperti di Esteri, Difesa e Interni. Il «No» al comizio del G20 si inserisce in un clima teso.

 

«Non vogliamo portare conflitti che non ci appartengono dentro il nostro Paese», precisa Gabriel. Il governo federale ha fatto anche un altro divieto a Erdogan, quello di portarsi dietro la guardia presidenziale al G20. La ragione?

 

Il precedente di Washington, quando a maggio fuori dall' ambasciata le guardie del corpo del presidente avevano preso a calci alcuni turchi residenti negli Usa, radunatisi per contestarlo. La reazione di Ankara ai veti tedeschi non si fa attendere: «Speriamo che i funzionari di Berlino non ripeteranno gli errori del referendum», avverte il portavoce di Erdogan.

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E se la situazione non è ancora abbastanza calda, il candidato Spd alla cancelleria tedesca, Martin Schulz, getta benzina sul fuoco: ha chiesto di vietare le uscite pubbliche, in Germania, a Erdogan, accusandolo di arrestare «politici e giornalisti di opposizione». Il riferimento va a Deniz Yücel, giornalista del Welt incarcerato ad Ankara. Commenti definiti «inaccettabili» dalla Turchia.  Che però incassa la presa di distanza della comunità turca in Germania: «Non vogliamo mettere in pericolo la posizione distesa tra i turchi», dice il presidente nazionale Gökay Sofuoglu, «Erdogan farebbe meglio a parlare con i politici tedeschi» .

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