ARRESTATI DUE “NO BORDER” A VENTIMIGLIA PER GLI SCONTRI DI IERI DOVE IL SOVRINTENDENTE CAPO DELLA POLIZIA DI STATO DI GENOVA, DIEGO TURRA, 52 ANNI, È MORTO PER UN INFARTO DURANTE I TAFFERUGLI - TOTI: "A VENTIMIGLIA SERVONO AGENTI E PUGNO DURO, BASTA PERDERE TEMPO"
Giulia Destefanis e Andrea Di Blasio - Repubblica.it
Poliziotti a Ventimiglia Poliziotti a Ventimiglia
Il sovrintendente capo della Polizia di Stato di Genova, Diego Turra, 52 anni, è morto per un infarto durante i tafferugli tra polizia e No border che ieri sera avevano occupato una ex caserma dei Vigili del fuoco a Ventimiglia, dove oggi si terrà una manifestazione di protesta dei circa 600 migranti rimasti nel centro temporaneo di accoglienza allestito dalla Croce Rossa.
Cordoglio è stato espresso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi per la morte dell'agente di polizia alla famiglia e ai colleghi. "Il presidente del Consiglio Matteo Renzi - si apprende da fonti della Presidenza del Consiglio - ha sentito il ministro dell'Interno Angelino Alfano, dopo quanto accaduto a Ventimiglia, e ha espresso il cordoglio per la morte dell'agente di polizia". Cordoglio, poi, oltre che naturalmente dal ministro Alfano stesso, anche da parte del capo della Polizia Franco Gabrielli. Turra, sottolinea Gabrielli dopo aver espresso vicinanza alla famiglia, "e' un esempio di altissima virtu' istituzionale, scomparso nel garantire e preservare la sicurezza e il vivere civile". Il capo della Polizia ha ricevuto a sua volta il cordoglio di Alfano e Renzi.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato a Gabrielli il seguente messaggio: "Nell'apprendere con profonda tristezza la notizia della tragica morte dell'assistente capo Diego Turra, impegnato in attività di servizio a Ventimiglia, desidero esprimere a lei e alla polizia di Stato la mia solidale vicinanza. La prego di far pervenire ai familiari le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio".
Dopo quanto accaduto, in Liguria, dunque, il presidente della Regione Giovanni Toti chiede al governo "di intervenire subito", e parla di "dolore e rabbia per gli irresponsabili che alimentano tensioni. A Ventimiglia - conclude - servono agenti e pugno duro, basta perdere tempo".
Il poliziotto è stato ricordato anche dalla Siulp-Cgil: il sindacato chiede in una nota del segretario Daniele Tissone, dopo aver espresso "vicinanza alla famiglia del collega", che in determinate situazioni di stress come durante gli scontri di ieri sera, venga utilizzato personale piu' giovane. Tissone rileva come Turra "aveva un vero attaccamento per il proprio lavoro, interpretando al meglio lo spirito di servizio proprio di chi svolge un'attività così delicata quanto impegnativa". Tuttavia evidenzia la situazione in cui l'agente e' morto colto da infarto.
"Ci auguriamo, alla luce di quanto accaduto, che chi ha responsabilità rispetto anche alla elevazione dei limiti di età del personale che espleta servizio in Polizia si interroghi relativamente al fatto che, in situazioni di elevato stress e pericolo, occorra mettere in campo personale più giovane che, al momento, rappresenta oggi - in generale -, solamente il 12% delle aliquote di tutte le forze di Polizia".
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Per Tissone, "impiegare sempre e comunque, personale che ha già dato tanto per la società e che ha sempre crescenti difficoltà nell'affrontare rischi sempre maggiori a fronte di continue ristrettezze derivanti dalla mancata allocazione di risorse sia umane che contrattuali, non è degno di uno Stato che dovrebbe assicurare, anche ai propri servitori, condizioni di vita e di lavoro più umane e comunque dignitose".
Turra, di origine calabrese, e' morto nella serata di ieri dopo che alcuni "no borders" erano arrivati allo scontro con la Polizia e, durante gli scontri, è stato colto da un arresto cardiaco accasciandosi a terra davanti ai colleghi che erano con lui in servizio. Da sempre in servizio presso il reparto genovese, i colleghi lo ricordano sempre allegro e disponibile con i colleghi.
Oggi è prevista una manifestazione di circa 600 profughi - quelli che non sono partiti per il sud e che erano tornati al campo gestito dalla Croce rossa - i quali vivono il paradosso di una legge che prevede che una volta identificati debbano rimanere in quel Paese dove non vogliono rimanere e non permette loro di transitare da uno Stato che non vuole nemmeno essere terra di passaggio per altre e più accoglienti nazioni.