“LIBERO” E “IL GIORNALE” CONTRO LA CASTA! - CONTI IN TASCA AD ARTROSY BINDI: OLTRE ALL’INDENNITÀ DA PARLAMENTARE ANCHE QUELLO DA VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA (5 MILA € LORDI, MACCHINA CON AUTISTA E L’APPARTAMENTO DI SERVIZIO) - PUR D’EVITARE RIDUZIONI AL VITALIZIO, I DIS-ONOREVOLI DANNO FIATO AL PORTAFOGLI: “È ESSENZIALE PER LA VITA”, “SERVE PER NON VENDERSI ALLE LOBBY”, “TOGLIERLO SAREBBE COME TAGLIARCI LA TESTA” (LA FACCIA COME IL COCCIGE)…

1 - BINDI LA CROCIATA DELLA REGINA DEI BENEFIT
Laura Cesaretti per "il Giornale"

Per una volta, Rosy Bindi ha messo tutti d'accordo,a destra come a sinistra e persino nel suo partito. Non capita spesso, ma stavolta, con la sua dura intervista alla Stampa , la presidente del Pd ha dato voce ad una irritazione profonda contro il governo dei «professori» che serpeggia trasversalmente tra i parlamentari italiani: quell'articoletto sui compensi degli eletti, infilato dall'esecutivo nel decreto Salva-Italia è «una scivolata», «un errore che da un governo di competenti non ci si aspettava, e che paghiamo caro».

Perché «certo al governo non mancavano le competenze per sapere che sono i parlamenti che controllano i conti dei governi, e non viceversa». Insomma, «una caduta di stile, che perdoniamo anche se in un momento come questo è grave». Certo, dice la Bindi, le indennità di deputati e senatori vanno tagliate, «subito e anche più della media europea», ma la commissione Giovannini è già al lavoro per farlo e nessuno nel Palazzo vuole rallentare o rinviare. Tanto più che sui vitalizi «abbiamo già giocato di anticipo»,e che l'indennità parlamentare «non è più indicizzata dal 2001» (al contrario di quella dei magistrati, cui era agganciata fino ad allora), e in questa legislatura è già stata sforbiciata di ben 1500 euro.

Dunque quella del governo è una intromissione superflua e pure indebita, che serve solo a contribuire alla campagna di «delegittimazione del Parlamento». Un grido di dolore dell'unica «casta» su cui si sta abbattendo l'orrore popolare contro i privilegi del potere, e un- sia pur cauto ­atto di accusa contro il governo. Certo,a Montecitorio c'è chi fa notare che forse la Bindi non era la più adatta a farsene portavoce, visto che da vicepresidente della Camera percepisce, oltre alla normale indennità, anche quella aggiuntiva di carica (oltre 5mila euro mensili lordi), la macchina con autista e l'appartamento di servizio al piano nobile del palazzo.

Ma lei per prima mette le mani avanti e dice che «bisogna intervenire sui privilegi di presidenti, vice e presidenti di commissione». E moltissimi nel Palazzo condividono i suoi sospetti e la sua ira. «Quella norma infilata nel decreto non è una svista ma una polpetta avvelenata», spiega ad esempio- dietro assicurazione di anonimato- un dirigente Pd. «Nel momento in cui sta varando una manovra impopolarissima, il governo di Supermario ha trovato il modo per dare in pasto all'opinione pubblica un capro espiatorio, il Parlamento dei privilegi, spostando su di noi la riprovazione generale e allontanandola da sé. E noi purtroppo li abbiamo aiutati, con la stupidità delle nostre reazioni difensive, a cominciare da quelle di Fini».

Di un «clima di odio» fomentato dalla stampa parla anche Guido Crosetto, Pdl: «I giornali titolano e polemizzano sul nulla. La norma prevista nella manovra Monti, è già legge.Già è previsto l'adeguamento, già è prevista la tagliola al primo gennaio». Sarà, ma ormai è difficile arginare le polemiche, che neppure la nota con cui Fini e Schifani assicuravano domenica che il Parlamento è pronto ad «assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti» ha affievolito. Casini e Di Pietro si accodano.

«Chi più ha più deve dare: entro il 31 dicembre, come deciso dal governo, ci devono essere tagli anche per noi», tuona il leader Udc. Mentre l'ex pm annuncia un emendamento per decurtare gli stipendi: «Mi auguro venga approvato». Peccato, nota il deputato Pd Roberto Giachetti, che «né il governo né Di Pietro propongano emendamenti per decurtare il finanziamento pubblico ai partiti, compreso il suo: centinaia di milioni l'anno, decuplicati da quando un referendum radicale stravinto ne aveva abolito l'erogazione. Non sono anche questi costi abnormi della politica?».

2 - TOGLIETECI TUTTO MA NON I SOLDI
Francesco Specchia per "Libero"

La faccia come il coccige. È con un'immagine di fiammeggiante spudoratezza, che si può descrivere la rivolta dei parlamentari contro Monti che vuole decurtar loro l'indennità (stipendio, benefit, rimborsi, portaborse, diarie) di 5000 mila euro, causa adeguamento alla media europea. Ecco il tracciato neurologico delle dichiarazioni della Casta sul tema.

LO SCIVOLONE DI ROSY
«La sforbiciata? Scivolone del governo. Molti (deputati), finito il mandato si troveranno in condizioni non molto diverse da quella dei lavoratori messi oggi in mobilità che non possono arrivare alla pensione. Persone che han fatto politica da sempre e non hanno una professione, altri che hanno dovuto trascurare il loro lavoro, politici che una volta tornati a casa dovranno vivere con lo stipendio della moglie.

Non posso fare nomi e cognomi, ma per molti di loro non stiamo parlando del super- fluo, ma dell'essenziale della vita» (Rosy Bindi a La Stampa. La presi- dente del Pd, cattolica, Giovanna d'Arco della Casta, è visibilmente costernata dal destino di povertà in cui verseranno i colleghi, laceri, afflitti, ridotti a mendicanza agli angoli bui di Montecitorio...).

AIUTO I COLLEGHI POVERI
«I soldi non mi servono, ma capisco il disprezzo. Io quando posso aiuto i colleghi in difficoltà se si ricordano del prestito bene, altrimenti amen. A volte ricordano ma non sono in condizioni di saldare il debito» (Guido Crosetto a Repubblica. L'ex sottosegretario Pdl, ricco di famiglia, è un passo avanti rispetto al Rosy Bindi. Dalla fase della misericordia è passato direttamente a quelle della carità).

AMATO MIO
«Quando nella trasmissione Otto e mezzo, mi venne chiesto come rispondevo a chi mi chiedeva di ridurmi la pensione, risposi che non capivo la domanda, non per tracotanza, ma per la semplice ragione che ormai sono un privato cittadino e non ho alcun potere sulla mia né su altre pensioni». (Giuliano Amato, a La Stampa. Il presidente della Treccani assomma 22.048 euro al mese dall'Inpdap coi 9.363 del Parlamento. Amor che a nullo Amato senza limiti. Di cumulo)

GIRO DI VITE
«Suggerisco ai gazzettieri dell'antipolitica di tagliare ai parlamentari, oltre agli stipendi, anche la testa» (all'Ansa, Francesco Giro ex sottosegretario. Con una buona idea di cui tenere conto)

LA COOP SEI TU
«Io faccio una vita normale, faccio la spesa alla Coop, quelli che mi conoscono lo possono testimoniare. L'indennità serve perché chi non è ricco possa fare politica senza farsi finanziare dalle lobby»(Marina Sereni, vicepresidente Pd al Corriere della sera, mentre guarda un film di Woody Allen. Immaginatela, tra gli scaffali della Coop, avvicinata da lobbisti di Goldman Sachs, banchieri ebrei, massoni con cappuccio)

NUDI E SUICIDI
«Toglierci il vitalizio? É come mandarci in giro nudi per strada. Poi è ovvio che uno si ammala, prende l'influenza, si aggrava, arriva la polmonite. Questa riforma è un'istigazione al suicidio» (Alessandra Mussolini, che in gioventù posò nuda sulle riviste patinate, al settimanale A)

NUDI E GRATUITI
«I parlamentari dovrebbero svolgere il ruolo in forma gratuita. Già nei termini risultiamo diversi dagli altri cittadini, quindi basta. Io sarei per eliminare l'indennità»
(sempre la Mussolini a Panorama.it. Smentisce la dichiarazione di cinque giorni prima obbiettando che era «all'estero». Misteri del jetlag)

PERDINDIRIN DINI
«Le retribuzioni dei politici italiani sono ampiamente sotto la media Ue» (Lamberto Dini, mal informato, dichiara all'Ansa tutto lo sdegno suo, rincasando nel suo palazzo di piazza Borghese, un elegante Borsalino in testa e un pacco in mano frutto di uno shopping oltranzista in centro)

LO SCIATTONE
«La nobile arte della politica, cui parecchi quotidiani che oggi starnazzano si sono attaccati per far arrivare contributi pubblici, la si vuole uccidere? Si sa che a queste potenze massoniche europee interessa avere propri omologhi al vertice decisionale dei paesi. Se vogliono una classe politica di sciattoni, è una scelta che si può fare, ma mi sembra che un certo decoro ci debba essere». (Il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni a La Zanzara, in onda su Radio 24. Stiffoni è quello che, a proposito di eleganza dichiarò sugli extra-comunitari: «Peccato che il forno crematorio di Santa Bona, a Treviso, per loro non sia ancora pronto». Dà sempre delle grandi soddisfazioni)

NON SONO UN LADRO
«So di essere un privilegiato, ma non sono un ladro» (Il Pd Emanuele Fiano a Panorama.it. Un cincinino di coda di paglia?)

 

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