SIRIA QUIZ: ASSAD USA ARMI CHIMICHE? - LE ACCUSE DEI RIBELLI ACCOLTE CON PRUDENZA DA WASHINGTON E GERUSALEMME - NON VI SONO PROVE SICURE E L'EVENTUALE USO FAREBBE SCATTARE UNA RITORSIONE INTERNAZIONALE (CINA E RUSSIA E IRAN) - E POI ASSAD NON HA BISOGNO DELLE ARMI CHIMICHE PER STERMINARE I SIRIANI. LO DICONO LE QUASI 45 MILA VITTIME DEL CONFLITTO….
1. SIRIA QUIZ: ASSAD USA ARMI CHIMICHE?
di Guido Olimpio per il Corriere della Sera
Bashar Assad non ha bisogno delle armi chimiche per sterminare i siriani. Lo dicono le quasi 45 mila vittime del conflitto. à altrettanto chiaro che, nel caso sia messo alle strette, il leader potrebbe violare la linea rossa tracciata dagli Usa ricorrendo a strumenti di distruzione di massa. E a sentire le denunce degli oppositori e di un generale appena scappato lo avrebbe già fatto a Homs.
Le accuse dei suoi avversari sono state accolte però con prudenza. In particolare da Washington a Gerusalemme, le due capitali più interessate a questo sviluppo. Reazioni caute per due ragioni: non vi sono prove sicure; l'eventuale uso farebbe scattare una ritorsione internazionale.
In attesa di indizi chiari su cosa sia avvenuto a Homs, gli esperti hanno formulato diverse ipotesi. La prima è che il regime abbia impiegato gas lacrimogeni ad alta concentrazione. O abbia messo a punto qualche miscela particolarmente aggressiva. Se lanciati in aree ristrette o all'interno di ambienti chiusi questo tipo di gas può avere effetti pesanti. La seconda teoria è che i militanti abbiano inalato sostanze tossiche sprigionatesi dopo attacchi con bombe incendiarie, uno dei metodi preferiti dell'aviazione governativa.
Secondo l'intelligence Assad ha ancora un controllo ferreo sulle armi chimiche e le terrebbe come risposta estrema. Un punto di rottura che, a seconda delle analisi, non sarebbe così lontano in quanto l'apparato militare incontra crescenti difficoltà . Da qui il lancio dei missili Scud sul nord del paese.
Fonti di stampa hanno poi aggiunto che alcuni Mig sono stati trasformati in velivoli radiocomandati per poter essere impiegati in un attacco chimico. Segreto «scoperto» dopo che un pilota è scappato questa estate in Giordania portando uno dei caccia modificati. Rivelazioni, peraltro, in attesa di conferme.
In quest'ultimo anno di guerra il regime, per risparmiare gli ordigni convenzionali o perché a corto di rifornimenti dall'estero, ha costruito «nuove» armi. Sui centri abitati sono stati lanciati dagli elicotteri i temuti «barili esplosivi». Scarso l'impatto militare ma devastanti le conseguenze. Di recente sono apparse anche delle mine navali russe paracadutate sulle posizioni tenute dagli insorti. Non sono gas ma uccidono comunque.
2. LA FUGA DEL SUPERGENERALE ASSAD SEMPRE PIà SOLO - L'ATTO D'ACCUSA: «IL REGIME HA USATO ARMI CHIMICHE»
Un'altra defezione eccellente segnala il disorientamento serpeggiante tra gli alti ranghi della dittatura siriana. Dopo le migliaia di soldati e ufficiali delle unità lealiste che negli ultimi mesi hanno disertato a favore del «Nuovo Esercito Siriano Libero», ieri è stata la volta del comandante in capo della polizia militare, generale Abdulaziz Al Shalal. «Non posso più restare con i criminali che massacrano il nostro popolo», ha dichiarato in un video diffuso dalla tv saudita Al Arabiya subito dopo il suo arrivo in Turchia nel pomeriggio.
Un colpo grave per il regime del presidente Bashar Assad. Al Shalal, commentano gli esperti di cose siriane, sarebbe l'ufficiale di più alto grado che dallo scoppio delle rivolte oltre 21 mesi fa è passato armi e bagagli tra i ranghi rivoluzionari. All'inizio dell'estate aveva fatto scalpore la fuga a Parigi di Manaf Tlas, comandante della Guardia Repubblicana e figlio dello storico ministro della Difesa Mustafa Tlas.
Pure, dal punto di vista operativo, Al Shalal aveva un ruolo ancora più importante, compreso l'incarico di controllare e prevenire proprio gli aspiranti disertori. Sebbene a Damasco i portavoce del regime minimizzino («era vicino alla pensione, ora si unisce ai ribelli solo per cercare notorietà », commentano), l'impressione è che ormai Bashar possa contare unicamente sulla fedeltà dei circoli alauiti più intimamente legati alla famiglia Assad.
Per questo motivo le accuse di Al Shalal contro la nomenklatura appaiono particolarmente significative. «Confermo la mia defezione perché il nostro esercito ha tradito il proprio compito istituzionale primario e fondamentale, cioè quello di difendere tutti i cittadini siriani. Si è invece trasformato in una banda di assassini che causano morte e distruzione», ha dichiarato. Con l'aggiunta di un dettaglio importante.
A suo dire infatti i lealisti avrebbero già fatto ricorso alle armi chimiche contro le brigate ribelli. E ciò sarebbe avvenuto la vigilia di Natale nella città di Homs. In quel frangente i ribelli avevano denunciato «l'utilizzo di gas», che avrebbero causato la morte di almeno sei persone. L'ufficiale sostiene inoltre che sarebbero numerosi gli alti quadri dell'esercito pronti a disertare. Ma il regime avrebbe imposto un sistema di controlli serrati tra i propri quadri talmente rigido e minaccioso che renderebbe la cosa estremamente difficile e pericolosa.
I recenti successi delle brigate rivoluzionarie sul terreno rendono la repressione interna ancora più incattivita. Secondo le organizzazioni legate al fronte delle sommosse, i morti nelle ultime 24 ore sarebbero tra i 100 e 200, in grande maggioranza civili. Tra loro anche decine di bambini. Le stragi più gravi sarebbero avvenute ancora nella regione di Idlib, nel nord, e presso la città di Hama. Ma ancora non si prospetta alcuna soluzione negoziata.
L'inviato speciale delle Nazioni Unite, Lakhdar Brahimi, ha incontrato Assad a Damasco un paio di volte negli ultimi tre giorni. E spera di ottenere maggiore sostegno dal governo russo per cercare di convincere Assad ad un ritiro progressivo dalla guida del Paese entro i prossimi due anni. Sabato è prevista una nuova serie di colloqui a Mosca.
Lorenzo Cremonesi









