sergio mattarella mario draghi giuseppe conte matteo salvini

AVVISATE DRAGHI, I NUMERI CI SONO ALLE CAMERE ANCHE SENZA IL M5S: A PALAZZO MADAMA IL PREMIER PUO’ CONTARE SUL SI’ DI TRATTA DI 206 SENATORI, BEN AL DI SOPRA DEI 161 CHE È L'ASTICELLA DELLA MAGGIORANZA (ANCHE SE DOVESSE USCIRE LA LEGA, DRAGHI AVREBBE LO STESSO I NUMERI) - IL PALLOTTOLIERE ALLA CAMERA DÀ CIFRE ANCORA PIÙ LARGHE, AL DI LÀ DEL NUOVO SISMA M5S CHE VEDREBBE SU 105 DEPUTATI GRILLINI, ALMENO 20-25 IN USCITA E PRO DRAGHI

Giovanna Casadio per repubblica.it

 

I numeri ci sono, anche con il tira e molla dei 5Stelle e pure della Lega, che ha scoperto di essere allergica ai grillini.

CONTE DRAGHI

 

Nonostante Mario Draghi sia disposto a restare alla guida del governo solo con una maggioranza operativa e bipartisan, tuttavia la risoluzione che presenterà prima al Senato e poi alla Camera, per chiedere la fiducia, sulla carta conta su consensi certi.

 

Al Senato in 206 per Draghi

Il banco di prova più impegnativo è al Senato. Qui i numeri sono questi. Il Pd ha 39 senatori, 51 Forza Italia, 61 la Lega, 11 sono i dimaiani di Insieme per il futuro, 15 i renziani, 8 delle Autonomie e dei 39 del gruppo Misto, almeno 21 sono dichiaratamente a favore. In tutto si tratta di 206 senatori, ben al di sopra dei 161 che è l'asticella della maggioranza di 315 più i 6 senatori a vita.

 

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

Il M5Stelle conta un senatore in più, poiché dal Misto è tornato a casa nel M5Stelle Fabio Di Micco: in tutto i grillini sono a quota 62, ridiventati il primo gruppo a Palazzo Madama. Se l'ordine di scuderia di Giuseppe Conte fosse quello di non votare la fiducia non ritenendo convincente il programma di fine legislatura di Draghi, si passerebbe quindi da una maggioranza 268 a una appunto di 206. Altro scenario: dentro i 62 senatori grillini  fuori i 61 della Lega, si arriva a 207. Anti Draghi sono a Palazzo Madama 21 senatori di Fratelli d'Italia, 13 di Alternativa e un altro gruppetto dei Misto.

 

Alla Camera 451 deputati a favore

Il pallottoliere alla Camera dà cifre ancora più larghe, al di là del nuovo sisma che starebbe per verificarsi tra i 5Stelle e che  vedrebbe su 105 deputati grillini, almeno 20-25 in uscita e pro Draghi.

 

MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

Comunque vada, i calcoli sommano per la fiducia 97 deputati del Pd, 53 dimaiani, 82 di Forza Italia, 131 della Lega (che qui è il primo gruppo parlamentare), oltre a 7 di Azione di Calenda-Bonino, 32 centristi (tra totiani, Coraggio Italia di Brugnaro, di Lupi e Centro democratico), 30 di Italia Viva, 5 del Maie e 4 della minoranza linguistica e 10 di Leu. L'asticella della maggioranza di 630 deputati è fissata i 321, con questo schieramento si arriva a 451 a favore di un governo Draghi.

 

Se Conte decidesse invece che ci sta, si arriverebbe a 555 deputati a favore, a meno che, a quel punto, i 131 leghisti non decidessero di stare alla finestra e di recuperare il difficile rapporto con Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia che è all'opposizione. Per Draghi cambierebbe poco dal punto di vista numerico, avendo 424 consensi, però molto politicamente perché i 5Stelle diventerebbero ago della bilancia. Sempre che non si spacchino comunque. Da registrare che se fedeli a Conte restassero 80-85 deputati e i transfughi passassero tutti con Di Maio, quest'ultimo avrebbe con sé circa 73-78 deputati. 

 

Nella giornata della vigilia si attendono segnali da ogni parte politica. Però, stabiliti questi numeri, secondo procedura la fiducia dovrebbe essere votata in entrambe le Camere. La risoluzione che accompagna il discorso di Draghi è semplice e dice pressappoco: "Udite le comunicazioni del presidente del Consiglio, il Senato (la Camera dei deputati) approva la fiducia".

mario draghi sergio mattarella

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…