mattarella salvini di maio conte zampetti

AVVISO A SALVINI E DI MAIO: MATTARELLA NON VUOLE UN GOVERNO EXTRA-COSTITUZIONALE, CON CONTENUTI PREFISSATI, ESTRANEI AL PARLAMENTO E AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - IL COLLE VUOLE RASSICURAZIONI SUL NOME DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA: C’E’ DA RASSICURARE I MERCATI, PUNTELLARE I CONTI PUBBLICI E METTERE AL RIPARO I RISPARMI - SALVINI VUOLE CHE A VIA XX SETTEMBRE CI VADA IL NO-EURO PAOLO SAVONA MA...

MATTARELLA SALVINI

1 - FRENATA DEL QUIRINALE SULL'INCARICO MATTARELLA LEGGE LA CARTA AI LEADER

Ugo Magri per “la Stampa”

 

Prima di mettere l' Italia nelle mani di un premier che lui non conosce, di cui poco gli italiani sanno, totalmente privo (e potrebbe perfino essere un bene) di curriculum politico-amministrativo qual è il professor Giuseppe Conte, il Presidente della Repubblica ci vuole pensare. Magari non i 72 giorni che Salvini e Di Maio hanno impiegato per scodellargli il nome, ma qualche ora in più è abbastanza comprensibile.

 

GIUSEPPE CONTE

Da una parte c' è stata finalmente l'indicazione dei partiti, ai quali Conte sembra il giusto compromesso, e figurarsi se Mattarella non ne terrà conto; dall' altra però c' è la Costituzione che attribuisce al Presidente un certo numero di funzioni tra cui una è proprio quella di nominare il capo del governo. Questo signore, una volta preso possesso di Palazzo Chigi, entra nella famosa stanza dei bottoni e da lì «dirige la politica generale del governo e ne è responsabile», «mantiene l'unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività del Consiglio dei ministri».

 

SERGIO MATTARELLA

Sono responsabilità da far tremare i polsi, che Mattarella ieri ha ritenuto opportuno far presente prima alla delegazione Cinque stelle e poi a quella leghista, dando testuale lettura della Costituzione, articolo 95: e non era mai successo, a quanto risulta, nella storia d'Italia.

 

IL VERO PUNTO DI ATTRITO

Di qui la frenata del Colle o, se si preferisce, la pausa per riflettere su quanto sta accadendo. C' è lo spread che rialza la testa, c'è il giudizio pesante dell'agenzia Fitch Ratings, la stessa che teneva sulle spine i governi di Berlusconi, c'è l'Europa che minaccia di stendere un cordone sanitario intorno all'Italia.

 

SALVINI DI MAIO

Di Maio e Salvini che venivano a presentargli il loro accordo si sono trovati di fronte, nello studio alla Vetrata, un Presidente preoccupato, confermano dalle parti del Quirinale, per i segnali di allarme sui conti pubblici che mettono in pericolo i risparmi dei cittadini. Se venisse a mancare la fiducia delle istituzioni Ue e dei mercati, le nostre banche tornerebbero nel mirino, con tutto quanto ne consegue. Tra i collaboratori nessuno lo ammette, ma forse il Presidente si sarebbe atteso dai protagonisti una maggiore consapevolezza dei rischi collettivi.

 

SALVINI DI MAIO

Lo hanno ascoltato con rispetto, in silenzio, senza sollevare obiezioni, ma il vero punto di attrito sarà la scelta del ministro per l'Economia, colui che più ancora del premier dovrà tagliare le unghie della speculazione rassicurando e garantendo la nostra rispettabilità di debitori. Che in via XX Settembre Mattarella non gradisca piromani, agitatori o profeti ma personaggi solidi, con la testa saldamente sulle spalle, è un segreto di Pulcinella.

 

ATTESA DI RISPOSTE

Materia di riflessione presidenziale non è dunque soltanto la figura del premier, ma l'intera squadra ministeriale incominciando dal dicastero dell'Economia. La Lega insiste per metterci Paolo Savona, uno studioso sulla cui competenza nessuno discute, però fieramente ostile all'euro e teorico della nostra fuoriuscita. Arriverebbe Salvini al punto di far saltare il banco, qualora quel nome si rivelasse un ostacolo? È l'interrogativo che aleggia non solo al Quirinale, dove ieri nessun leader ha osato estrarre di tasca le liste dei papabili ministri che circolano sui giornali (peraltro tutte vere).

 

SALVINI DI MAIO

Prima Mattarella dovrà investire il premier, e l'incarico a Conte potrebbe arrivare già domattina se le prossime ore verranno impiegate per fare chiarezza sull'intera squadra ministeriale, Economia compresa. La frenata non è lo stop definitivo, garantiscono sul Colle, ma che resti una certa tensione lo confermano le parole serali di Di Maio: «Un veto su Conte? Mattarella non si permetterebbe mai».

 

2 - L'ULTIMA SFIDA SUL TESORO SALVINI: PRONTI A ROMPERE

Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

«O è Paolo Savona o salta tutto». Matteo Salvini non vuole retrocedere sul suo ministro dell' Economia. Ha letto i giornali che riportavano i dubbi del Colle sull' economista, ottantaduenne e critico verso l' euro, ma non gli interessa. I 5 Stelle sospettano che tanta insistenza potrebbe essere anche dettata da un preciso disegno del leader leghista: impuntarsi su Savona fino al punto di rottura, per piazzare a via XX Settembre il suo braccio destro, Giancarlo Giorgetti.

PAOLO SAVONA

Dietro questo possibile doppio gioco c' è un calcolo preciso sulla spartizione dei ministeri mentre affiora il malumore di entrambe le parti.

 

«La Lega non ha neanche un ministero economico di peso», spiega un deputato molto vicino a Salvini. Se andasse in porto il suo progetto, Di Maio sarebbe titolare di un «superministero» in cui confluirebbero il Lavoro e lo Sviluppo economico. È vero che al Tesoro, stando ai patti, andrebbe un tecnico indicato dal Carroccio.

 

Giancarlo Giorgetti

Ma Savona, chi lo conosce lo sa, è una figura fin troppo autonoma e si smarcherebbe facilmente dai leader. Giorgetti, però, ha una caratura politica tale da rompere l' equilibrio informale raggiunto con il Colle sulla necessità di consegnare l' Economia a un garante dei conti italiani. E Giorgetti sarebbe più utile alla Lega a presidiare Palazzo Chigi come sottosegretario della presidenza del Consiglio.

 

Il compromesso, deducono i grillini, se il Capo dello Stato dovesse chiederlo, potrebbe essere Enzo Moavero Milanesi, in chiave europeista. L' ex ministro di Mario Monti è stato sondato ma non sembra così intenzionato ad accettare e sarebbe comunque difficile da far digerire a Salvini.

 

PAOLO SAVONA

Anche nel M5S si percepisce una delusione crescente, dentro e fuori il circolo ristretto di Di Maio. Perché la lettura che ne danno i grillini è paradossalmente opposta a quella della Lega. E qualcuno lo ha fatto presente al capo politico: il premier e il ministro degli Esteri, Giuseppe Conte e Giampiero Massolo, sono due nomi di mediazione, ma i leghisti li considerano in carico ai 5 Stelle. «In questo modo loro occupano molte più poltrone di noi». spiega un deputato del M5S indicato come possibile ministro: «Solo perché noi ci siamo mostrati più responsabili con il Quirinale».

 

luigi di maio elio lannutti

Nel gruppo parlamentare c' è un clima di insoddisfazione, per come sono andate le cose, per le troppe concessioni fatte a Salvini. Dall' alto del suo 32 per cento, è il ragionamento diffuso, il M5S avrebbe potuto ottenere molto di più da un partner di governo fermo al 17 per cento.

 

A parlare sono in pochi. L' economista Lorenzo Fioramonti, molto critico verso le ricette della Lega: «Restano i nodi dell' Economia e degli Esteri», ammette. Elio Lannutti è durissimo: «Governo M5S-Lega: cambiamento o restaurazione. Leggo di nomi legati a cricche e grembiulini . Massolo, ma cosa c' entra questo signore, che guida Fincantieri svenduta a Macron, coi valori del M5S?».

MATTARELLA E GIORGIA MELONI

 

Lannutti è un senatore e come lui la pensa la collega Paola Nugnes. Sono già due possibili dissidenti. E a Palazzo Madama la maggioranza del governo giallo-verde si regge solo su sette senatori. Ecco perché Salvini ha voluto incontrare nuovamente la leader di Fratelli d' Italia, Giorgia Meloni, che al Senato dispone di 18 parlamentari.

Le condizioni poste però sono difficili da accettare per il M5S. La Meloni vuole entrare in maggioranza, mettere mano al contratto (soprattutto sulle grandi opere) e firmarlo assieme a Salvini e a Di Maio. In più, vuole un posto per Guido Crosetto alla Difesa e per lei alla Cultura.

GIORGIA MELONI

 

Il leader grillino ha detto al leghista che può spingersi fino ad accettare Crosetto alla Difesa, perché sa che è molto gradito al Quirinale, in cambio di un semplice appoggio esterno. Anche se la stessa Meloni confessa di aver percepito la scarsa convinzione di Salvini nel persuaderla.

Forse perché immagina che, nel gioco a incastro ancora molto fluido dei ministeri, i 5 Stelle non abbiano rinunciato alla chance di conquistare un' altra poltrona di rilievo.

 

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