AMNISTIA DE CHE? - IL BANANA SA BENE CHE, CON RENZI, GRILLO, LEGA E DESTRA CONTRARI, MANCHERANNO I DUE TERZI IN CIASCUNA CAMERA PER APPROVARLA
Ugo Magri per "La Stampa"
In polemica con il Capo dello Stato? Nooo, per carità ... Renzi dà ragione a Napolitano, «giusto è stato il suo intervento» per denunciare davanti al Parlamento il dramma delle carceri. Però poi, dopo l'omaggio di rito, ecco il Rottamatore che rincara la dose contro amnistia e indulto, come se a parlarne nel suo messaggio alle Camere non fosse stato proprio l'uomo del Colle: «Di fronte a 65 mila detenuti, davvero una classe politica che per anni non ha fatto nulla pensa di risolvere il problema aprendo le porte del carcere?».
Frustata retorica, quella del sindaco fiorentino, il quale bolla come «assurdo» tutto questo discutere sulle leggi di clemenza, anzi peggio, come «diseducativo per i giovani» considerato che l'ultimo indulto fu varato non più tardi di 6 anni fa e dunque di questo passo si rischia l'assuefazione.
Insomma, con l'aria di chi desidera svelenire il clima e non vuole prendere di petto Napolitano, Renzi continua a picchiare come un fabbro. «Basta con le risposte di emergenza», denuncia, «si cambi la Bossi-Fini sugli immigrati, e pure la Fini-Giovanardi sulla droga», cosicché per effetto di queste depenalizzazioni le celle torneranno meno invivibili. Il Pd «ha il dovere come partito di discuterne» e magari di rispondere educatamente no.
Il Cavaliere è così parte del problema, talmente sottinteso, che Matteo nemmeno sente il bisogno di nominarlo. In compenso vi provvedono tutti gli altri. La Boldrini, presidente della Camera: «A prescindere da Berlusconi, una risposta sulle carceri va data». Vero, ma prescinderne non sembra molto facile. Il professor Monti: «Sull'amnistia per Berlusconi ho sempre espresso il mio dissenso, sulla grazia invece non sarei scandalizzato» (Casini la pensa esattamente a rovescio: «Se amnistia e indulto servono all'Italia, il problema Berlusconi non esiste, è ora di emanciparsi da lui»).
Sempre con il pensiero rivolto ad Arcore, il ministro Guardasigilli Cancellieri ribadisce che «i reati finanziari», cioè quelli per cui Silvio ha meritato la condanna, «mai furono presi in considerazione nei provvedimenti passati», dunque non dovranno esserlo nemmeno in futuro. Però un collega di governo il ministro delle Riforme Quagliariello, la contraddice in pieno sul filo del diritto costituzionale: «à evidente che l'amnistia deve valere per tutti, nessuno può ritenere che una legge possa non essere applicata a un cittadino soltanto».
Viva la faccia, si entusiasma Grillo con un blog: «Quagliariello ha detto la verità , amnistia e indulto saranno applicati anche a Berlusconi» e dunque Napolitano «vada in televisione a raccontarlo agli italiani» (è la conclusione provocatoria dell'ex comico). Grida al «ricatto» Di Pietro che punta l'indice su Quagliariello, difeso a sua volta dal capogruppo Pdl Schifani. Laddove Emiliano, sindaco Pd di Bari nonché ex-magistrato, alza il tiro ancora più su, l'amnistia non è concepita come salvagente per Silvio soltanto, serve a mettere fuori delle patrie galere «i politicanti arrestati, condannati o con altri problemi», una folla di varia estrazione.
Sarà vero? Il sospetto circola e, di sicuro, un provvedimento svuota-carceri non sarebbe così popolare nel Paese. Pure a destra viene ferocemente osteggiato dalla Lega (non è una novità ) ma pure da Storace e da Fratelli d'Italia. «Senza certezza della pena siamo finiti!», insorge la Meloni. E se perfino i suoi alleati prendono le distanze, figurarsi che illusioni può farsi il Cavaliere, non a caso descritto da chi gli sta intorno come scettico, anzi peggio, adirato contro quella che considera l'ennesima presa in giro nei suoi confronti.
Come se l'amnistia fosse una mano tesa quando lui per primo sa che nessuno gliela porgerà . Non a caso Bondi, che ne interpreta fedelmente gli umori, tuona apocalittico: «Tutti sanno che non vi sono le condizioni per approvare un'amnistia con i due terzi del Parlamento... Questo discutere a vuoto è un altro capitolo dell'ipocrisia e dell'impotente ignavia».






