LA VENDETTA DEI FALCHI - VERDINI CONSEGNA AL BANANA I NOMI DI CINQUE POSSIBILI DISERTORI: SE DIVENTANO VENTI, UNA MAGGIORANZA SENZA IL PDL È POSSIBILE

Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

È un foglietto top secret. Racchiude cinque nomi ed è stato consegnato al Cavaliere due giorni fa da Denis Verdini. Tocca a lui, l'uomo dei numeri, passare ai raggi X i gruppi del centrodestra di Palazzo Madama per scovare senatori pronti a voltare le spalle a Silvio Berlusconi. Sostenendo un Letta bis. La battaglia per la sopravvivenza politica dell'ex premier passa anche dal pallottoliere, perché pure sul rischio di defezioni si gioca la sfida tra moderati e pasdaran.

Arma di pressione delle colombe che vogliono dare ossigeno al governo, spettro dei falchi che mirano alle urne. Ma la vera partita, tutta interna al movimento, ruota attorno alla conquista della nuova Forza Italia. Una bomba a orologeria che l'uomo di Arcore ha solo temporaneamente bloccato, imponendo a tutti il "silenzio stampa". Seguendo anche il consiglio degli amati sondaggi.

Tutto si lega. La tenuta dell'esecutivo e l'alba del nuovo partito. Congedando tre giorni fa i commensali accorsi ad Arcore, il Cavaliere ha promesso con studiata nonchalance:
«Ah, dovevamo parlare di Forza Italia. Ci sarà presto tempo per farlo...». Presto può voler dire già il prossimo 4 settembre, quando dovrebbe riunirsi l'ufficio di Presidenza del partito per valutare il timing della svolta.

Manca la convocazione ufficiale e i venti di crisi orientano la mano del Capo, ma la svolta sembra imminente. Rischia Alfano, perché il triplo incarico è difficile da sostenere. Eppure le colombe provano a blindarlo, chiedendo a Berlusconi di non "promuovere" Verdini o Santanché. Lei, intanto, si è presentata ieri in tv. Ed è tornata a "bombardare" il governo.

Il solco è sempre più evidente. Da una parte - ancora una volta - Alfano e Schifani, dall'altra la fazione dei "duri" che fa riferimento a Verdini e Santanché, spesso interpreti della "pancia" del Capo. Teatro della guerra psicologica fra le due anime è ormai
il Senato. Voci di tradimenti e promesse di fedeltà si accavallano a ritmo frenetico. Così frenetico che il capogruppo di Palazzo Madama - salvo poi smentire - ha
sentito il bisogno di mettere in guardia Berlusconi durante il vertice di Arcore. Così come Verdini e il suo foglietto.

Gli equilibri interni si decidono al Sud, dove alle ultime politiche sono scattati premi di maggioranza imprevisti e qualcuno si è ritrovato a sorpresa con un seggio. In Campania, innanzitutto, ma anche in Sicilia e in Calabria. I calcoli di Verdini disegnano uno scenario a rischio. Una maggioranza senza il Pdl è possibile se in venti scelgono di cambiare casacca.

Questo ha comunicato a Berlusconi. A via dell'Umiltà prevedono che i quattro ex grillini e cinque o sei malpancisti del M5S possano lasciarsi convincere. Se così fosse, dieci pidiellini basterebbero a formare una nuova maggioranza.

I senatori siciliani giocano un ruolo decisivo. Bastano da soli ad alimentare prospettive di "ribaltone". La maggior parte di loro milita nel correntone di Alfano e Schifani. L'uomo forte è il sottosegretario Giuseppe Castiglione, pronto a uscire allo scoperto per la tenuta dell'esecutivo. Al suo fianco c'è Salvo Torrisi, che ha definito la crisi un errore.

Raccogliendo il sostegno "telefonico" di altri due colleghi, Bruno Mancuso e Marcello Gualdani. Tocca a Schifani occuparsi della fazione filogovernativa isolana. L'ha fatto anche ieri, riferiscono, con un vorticoso giro di chiamate.

In Campania, invece, è l'ala dura a dettare legge. Sedici senatori in tutto, parecchi dei quali in rapporti politici stretti con Nicola Cosentino. E, naturalmente, con Verdini, che ha dalla sua anche un'intesa con la piccola pattuglia riunita sotto le insegne di "Grandi autonomie e libertà", ispirata da Gianfranco Micciché e Raffaele Lombardo.

Fra i neosenatori c'è Antonio Milo, indicato come potenziale transfuga. Lui nega e anzi rilancia: «Io sono un soldato berlusconiano e la mia esperienza passata lo dimostra. Più che filo Pdl, sono filoberlusconiano... ». La guerriglia sotto il Vesuvio è tutta con Stefano Caldoro, "moderato" da sempre e legato al senatore Lucio Barani.

Chi si muove per tenere in vita l'esperienza di Letta è Pier Ferdinando Casini. Coltiva un rapporto diretto con parecchi senatori del Pdl, in particolare veneti e laziali. In fondo, il leader dell'Udc non ha mai nascosto di sognare la riedificazione del centrodestra. Con le colombe berlusconiane, certo, ma a patto che il Cavaliere si faccia da parte.

 

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