BANANA, FINALE DI PARTITA - È SANSONE CHE DISTRUGGE IL TEMPIO, E’ IL VECCHIO PAZZO DEL RE LEAR, È IL MACKIE MESSER DI BERTOLT BRECHT CHE CONDANNATO A MORTE PRETENDE IL MIRACOLO DELLA LIBERAZIONE

Pino Corrias per il "Fatto quotidiano"

È Sansone che strilla e che distrugge il tempio. E insieme è la sua Dalila che lo compiange. È il Mackie Messer di Bertolt Brecht che condannato a morte pretende il miracolo della liberazione. È il Re nudo della fiaba di Andersen che dice di essere "dimagrito di 11 chili", e tutti i sudditi che lo vedono ingrassato fino a scoppiare fanno finta di credergli e lo applaudono.

È il vecchio mercante di sete del Boccaccio che si paga ogni fornicazione per poi vantare la sua avvenenza con gli amici: "Mai pagato una donna in vita mia". E' il vecchio pazzo del Re Lear di Shakespeare che "si aggira farneticando a Dover" e che fa gareggiare le figlie mettendo in palio il regno.

È una stupefacente antologia di scorie narrative, di personaggi immaginari - e perciò reali - l'ultimo miracolo di Silvio B. in questo suo finale di partita (Beckett) aperto a tutti i destini della commedia umana (Balzac). Da quello tragico del condannato al cappio che prima di morire maledice l'intera umanità (Jim Thompson). A quello in plastica rosa e panna e gelatina che guarnisce le nozze con la padroncina di Dudù in un esilio tropicale, governato dai fucili mitragliatori della Spectre (Jan Fleming e Valter Lavitola).

La sua resa dei conti che sta mandando in malora il suo metabolismo e incidentalmente la nostra Repubblica , lampeggia come fanno tante sparatorie cinematografiche, quando l'eroe è circondato. Ma specialmente una, nella scena finale di Scarface (Brian De Palma) quando Tony Montana fa strage dei nemici che gli assaltano la villa. E mentre li uccide, sparando a raffica, li incita: "Venite avanti! Volete il gioco duro? Brutti finocchi bastardi! Io vi spedisco all'inferno! State facendo la guerra contro il numero uno. Fatevi sotto".

Basta una virata dell'immaginazione o dell'archivio e senza neanche cambiargli la camicia bianca e l'orologio d'oro, il Tony Montana interpretato dal glorioso Al Pacino, ridiventa il nostro Silvio B. che sfida quelle canaglie "di magistrati rossi" che gli assediano la vita. Che apre il fuoco contro quei "giudici golpisti" che pretendono di privarlo della "sua libertà politica e addirittura personale". Che lo processano "senza averne diritto" e lo condannano "senza prove". Perché "io sono innocente!". E non crediate di averla vinta, fatevi sotto, "io non mollo! Io non mi arrendo!".

Come uno di quei copriletto tessuti con tutti gli avanzi della lana, come una di quelle salme viventi tagliate e ricucite da liposuzioni in serie e altre atrocità chirurgiche, il nostro piccolo Diabolik sociale (sorelle Giussani) il nostro Frankenstein politico (Mary Shelley) è fatto di tutti gli avanzi di Prima e di Seconda Repubblica.

Dalla primigenia mafiosità democristiana, all'ultimo gangsterismo socialista. Ma coniugando ogni scampolo di quelle antiche professionalità con l'efficienza del-l'affarismo immobiliare che pure ha imperversato nella nostra Penisola, masticando il paesaggio una variante alla volta, per trasformarlo in mutui casa o in velenose discariche, se il prezzo era migliore. E poi direttamente nei mattoni della nuova politica.

Da quegli imprinting si è evoluto in grande. Lasciandosi alle spalle le corruzioni fangose di un Cesare Previti o del finto stalliere Vittorio Mangano, per approdare sulla scena del mondo. Qualche volta nei panni del Bertoldo (del seicentesco Giulio Cesare Croce) che fa le corna in pubblico. Qualche altra in quelle del vecchio lupo che si aggrega ai maschi alfa della Educazione siberiana - i Putin, i Lukashenko, i Nazarbaev -, satrapi d'alto lignaggio, trafficanti di gas e di petrolio, nei quali si specchia, chiamandoli amici. Come si meritava, una corte a sua immagine gli è cresciuta tra i piedi.

Ognuno con una sua maschera, come nella commedia dell'arte, il Brunetta e la Pitonessa, il Verdini, la Badante e lo Schifani. "Difendiamo e difenderemo il nostro leader, la sua libertà, viva la libertà!". Chiamando, per la prima volta in una democrazia occidentale, agibilità politica l'impunità.

Sono maschi adulti che gli devono tutto, la carriera, la borsa e la vita. E donne a volontà, per lo più a tassametro, anche se lui fa finta di averle conquistate con l'eloquio delle sue ville e l'eleganza delle sue barzellette, come ai bei tempi delle cene di Arcore quando si travestivano da suore o da Boccassini e lui per la contentezza si succhiava le guance e il Crodino.

Consapevoli tutti di scomparire con lui, non hanno neanche bisogno di un comando per tenerlo in vita a denti stretti e a qualunque costo. Come l'altra sera, quando hanno accettato di sottoscrivere le loro dimissioni in bianco, mostrando l'identico fanatico entusiasmo degli schiavi di Spartacus (Howard Fast e poi Kubrick) pronti al sacrificio supremo, quello dello stipendio, per tenere alto l'ideale.

E difendere non una libertà qualsiasi, la sua. Non un martirio qualsiasi, il suo: "È da 55 giorni che non dormo", si è compatito il loro leader che nella reminiscenza di quel numero evocava la serissima tragedia dell'Affaire Moro (Leonardo Sciascia). Dalla quale avrebbe fatto meglio a tenersi alla larga. Se non per rispetto, almeno per scaramanzia.

 

BERLUSCONI FRANCESCA PASCALE SILVIO BERLUSCONI E DUDU FRANCESCA PASCALE E SILVIO BERLUSCONI SILVIO BERLUSCONI TAGLIA IL NASTRO NUOVA SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESSE berlusconi guarda il suo quadro nella sede di forza italia BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? È SUCCESSO ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO DEL PONTEFICE UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - IN TALE IPOTESI, NON DOVREBBE MERAVIGLIARE IL RISERBO DELLA SANTA SEDE: I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)