1. FATICOSAMENTE, IL GOVERNO DELLA LETTA FAMILY PRODUCE QUALCOSA: IL NUOVO CAPO DELLA POLIZIA, I BONUS EDILIZI, E UN DISEGNO (NON UN DECRETO) SUI SOLDI AI PARTITI 2. IL TUTTO MENTRE BANKITALIA MANDA IN ONDA AI SOLITI NOTI UNA MESSA CANTATA SEMPRE PIÙ POVERA, DOVE LE 20 CARTELLE DEL GOVERNATORE VISCO NON POSSONO RINCORRERE LA DURA REALTÀ DI UN’ITALIA DISOCCUPATA E SQUATTRINATA COME NEL 1977 3. ORMAI “LE PROPOSTE” DEI BANCHIERI NON POSSONO ATTUARLE NÉ IL GOVERNO, NÉ BANKITALIA. CHE HA SEMPRE MENO POTERE MA CONTINUA A COSTARE UGUALE O DI PIÙ 4. NON AIUTA LA FILA DI AUTO BLU PARCHEGGIATE DAVANTI A PALAZZO KOCH, CHE BLOCCANO LA CORSIA PREFERENZIALE DOVE PASSANO GLI AUTOBUS DEI ROMANI NORMALI 5. DOPO LA MINI-PASSERELLA, TUTTI A CHIEDERE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI: “CHE ASPETTA LETTA, RE DEI THINK TANK, A PRESENTARE DECRETI CHE SERVONO DAVVERO?” 6. B. PUNTA ALLE AMMINISTRATIVE-EUROPEE DEL 2014. E LA DATA DEL VOTO SI SPOSTA AL 2015

Foto delle Auto Blu dal profilo Twitter "Liberismo è Sinistra" - @ReaganSinistra

DAGOREPORT

Eppur si muove. Faticosamente il governo della Letta family partorisce qualche provvedimento: il nuovo capo della Polizia, Pansa Alessandro (nessuna parentela con l'amministratore delegato di Finmeccanica, società tuttora pericolosamente in cerca d'autore); la proroga dei bonus fiscali per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico e un disegno di legge (non un decreto, un disegno di legge) sul finanziamento pubblico dei partiti.

Il tutto mentre la Banca d'Italia manda in onda ai soliti noti, decimati dagli anni e dagli infortuni, una messa cantata sempre più povera dove le 20 cartelle del governatore Visco Ignazio non possono ovviamente rincorrere la dura realtà, pur con tutta la buona volontà: in contemporanea i dati della disoccupazione riportavano la povera Italia al 1977, ben più dei 25 anni di ritardo sulla crescita di cui il governatore parlava a quello che una volta si chiamava il "gotha" della classe dirigente italiana.

Visco ha abbassato il numero delle pagine delle sue "considerazioni finali", ma sarebbe stato chiedergli troppo ammettere che tante delle cose dette sul da farsi non è più nella disponibilità della Banca d'Italia e, in parte, nemmeno del nostro governo. Via Nazionale rappresenta un diciottesimo della Banca centrale europea e in suo potere c'è soltanto quello che non è stato fatto, magari la vigilanza sul Monte dei Paschi, sul quale nella relazione c'è un accenno di autocritica o una excusatio non petita.

Per cui, a parte la meravigliosa e rara occasione di far incontrare persone che magari si vedono solo in tale occasione, la spesa non vale la candela: appare evidente e stridente il divario tra lo sforzo dell'analisi e la certezza di non avere strumenti per incidere sull'economia di un paese e di una Europa bloccata dai propri errori e da uno spostamento epocale della divisione del lavoro e della ricchezza nel mondo.

Per cui anche la spending rewiew dovrebbe interessare prima di tutto anche istituzioni nobili e dalla lunga storia, come la Banca d'Italia, che oggi non hanno più lo stesso ruolo ma costano più o meno come sempre. Ma è difficile parlarne, mentre tutti sono presi ad osservare il gruppo di famiglia della Fiat, con Marchionne Sergio che non deroga al suo maglione nero con camicia a quadrettini sotto, Elkann John che non ha l'eleganza di suo fratello Lapo nel portare gli abiti del nonno Giovanni anche se le trame dei tessuti sembrano le stesse, di Montezemolo Luca o Squinzi Giorgio o l'esordio all'assemblea di Panucci Marcella, direttore generale di Confindustria.

Finita la mini passerella, tutti a chiedere di cosa avevano fatto al Consiglio dei ministri. E le valutazioni, con tutta la simpatia per la Letta family non erano delle più morbide: "ma come, avrebbero voluto dire i banchieri e i capi azienda con ufficio stampa al seguito a Letta Enrico, sei stato sino a ieri il capo dell'Arel, il think tank che negli anni si è venduto come uno dei pochi centri autorevoli dove in grado di fornire le soluzioni a tutti i maggiori problemi del Paese e adesso cosa aspetti a tirar fuori i decreti per risolvere cinque o sei situazioni che stanno a cuore agli italiani"?

Si, aggiungevano, sarà pure partito il trenino delle riforme istituzionali, ma nessuno sa dove si fermerà. Anche perché, aggiungiamo noi che siamo più liberi e impertinenti, questo Quagliariello Gaetano che re Giorgio II ha voluto a tutti i costi al ministero per le riforme sta davvero sui cosiddetti a tutti, a cominciare dalla stragrande maggioranza del suo partito, il Pdl, come è emerso chiaramente nella riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato proprio sulle riforme: dopo il suo intervento il ministro se ne stava andando quando ha dovuto fermarsi e appoggiarsi ad una colonna sempre più interdetto perché Verdini Denis, seguito da Capezzone, Santanchè, Fitto e Minzolini demolivano punto per punto la sua impostazione e sparavano a palle infuocate su di lui e sul governo.

Ma meno male che Silvio B. c'è verrebbe da dire, anche se alla riunione dei gruppi non c'era. Ma Schifani Renato (il quale non è né un falco né una colomba, ma si distingue soltanto per essere esecutore, talvolta persino diligente, della volontà del capo) ha fatto presto a ricordare che il suddetto capo non vuole ostacolare il percorso delle riforme poiché sa benissimo che il governo della Letta family è più di un governo amico e che alla Mediaset, ai figli e a se stesso serve soltanto che il titolo salga e che, per questo, la stabilità di governo sia assicurata.

Del resto, il padre di Marina B. sa che a primavera ci sono le elezioni amministrative (un'altra fetta importante di comuni e il consiglio regionale della Sardegna) e a maggio sempre del 2014 le elezioni europee e che dal primo luglio tocca all'Italia la presidenza di turno dell'Unione europea. Quindi le elezioni, seppur Re Giorgio II le concedesse, sarebbero non prima del febbraio 2015.

Va dunque tutto bene, ma a patto che il governo della Letta family qualcosa faccia sul serio, altrimenti nel fragore della crisi manco ci si accorge che esiste. Tanto per fare un esempio delle decisioni che mancano, ma vi pare che un gruppo come Finmeccanica che dà lavoro a 70 mila persone direttamente e a 300 mila come indotto, che ha 18 miliardi di euro di fatturato può essere lasciato in queste condizioni, alla mercè di ogni spiffero interno ed esterno, discutendo in pubblico di quale presidente è più amico di questo o quel paese straniero quando è ovvio che l'azienda deve trattare con tutti i governi e deve avere buoni rapporti con tutti, senza sospetti di manovre o di amicizie particolari verso qualcuno e non verso altri? Eppure, dopo l'incredibile ponziopilatismo di Monti "sherpa" Mario, si continua a fare come se nulla fosse e come se di Finmeccanica ne avessimo dieci.

 

 

banca ditalia assemblea visco e il direttorio AUTO BLU OCCUPANO LA CORSIA PREFERENZIALE DIETRO BANKITALIA LETTA E ALFANO Ignazio Visco SACCOMANNIalfano berlusconi Gaetano Quagliariello daniela-santancheRENATO SCHIFANI

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