
BANKITALIA È A RISCHIO? SÌ, MA PER GLI ERRORI CHE HA COMMESSO NELLA VIGILANZA DELLE BANCHE – “IL FATTO” MENA SU VISCO: “LA STAMPA HA DATO L’IMMAGINE DI UN SISTEMA MILITARIZZATO A DIFESA DELLA SACRA INDIPENDENZA, MA LA CREDIBILITÀ È INCRINATA DA TEMPO E NON DAI GIALLOVERDI” – “VISCO AMA FARSI RAPPRESENTARE COME L'EREDE DI BAFFI E SARCINELLI. MA QUEGLI EROI FURONO ATTACCATI DA ANDREOTTI E LICIO GELLI, LUI LOTTA CON PARAGONE”
Giorgio Meletti per “il Fatto Quotidiano” (articolo del 30 marzo 2018)
Gli abili comunicatori della Banca d' Italia sono riusciti a veicolare attraverso la stampa più ossequiente l' immagine di un sistema istituzionale militarizzato a difesa della sacra indipendenza di Palazzo Koch, minacciata dalle intemperanze populiste del governo Salvimaio. Ma un' attenta lettura di ciò che ha scritto ieri (venerdì 29 marzo, ndr) il capo dello Stato Sergio Mattarella ai presidenti di Senato e Camera consiglierebbe maggior prudenza.
La credibilità della Banca d' Italia è incrinata da tempo, e non dagli spesso sguaiati attacchi gialloverdi, bensì dagli errori commessi nella vigilanza sulle banche, unica funzione rimasta in capo al governatore Ignazio Visco da quando la banca centrale dell' Italia si chiama Bce ed è localizzata a Francoforte.
ignazio visco sergio mattarella
L' intervento del Quirinale, a ben guardare, pianta attorno alla nascente commissione parlamentare d' inchiesta sulle banche molti paletti, ma non limita la facoltà di passare ai raggi x la gestione della vigilanza bancaria. Per esempio: Mattarella avverte il Parlamento che la Costituzione gli preclude "l' accertamento delle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale e le relative responsabilità".
Alla domanda se la crisi bancaria degli anni scorsi sia stata aggravata da comportamenti distratti, omissivi o schiettamente complici di parte della magistratura risponderà qualcun altro, forse gli storici, forse la magistratura stessa grazie a qualche regolamento di conti interno, ma non la commissione d' inchiesta.
Allora è importante ricordare che esattamente 30 anni fa, il 24 marzo 1979, la procura della Repubblica di Roma cannoneggiò la Banca d' Italia, incriminando il governatore Paolo Baffi e arrestando il capo della vigilanza Mario Sarcinelli. Manovra ordita dalla Loggia P2 in difesa del bancarottiere Michele Sindona, al quale Palazzo Koch e il liquidatore della Banca Privata Giorgio Ambrosoli non davano tregua. Trent' anni fa la Banca d' Italia fu un pilastro della legalità e della democrazia, e a picconarla non erano solo bande eversive ma le più alte istituzioni, a cominciare dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti, quello che "Ambrosoli era uno che se l' andava cercando".
paolo baffi e mario sarcinelli
Visco ama farsi rappresentare dai giornalisti amici come l' erede di Baffi e Sarcinelli, incrollabile custode dell' indipendenza della Banca d' Italia. Solo che quegli autentici eroi furono attaccati e sconfitti da Andreotti e Licio Gelli (Ambrosoli addirittura ucciso), mentre il governatore di oggi invoca la difesa della democrazia contro il giornalista senatore Gianluigi Paragone, il quale è uomo di sufficiente spirito da ridere con noi del fatto che non c' è proprio paragone. Baffi e Sarcinelli affrontarono coraggiosamente il più potente e feroce banchiere privato, Visco ha spezzato la reni alla Banca dell' Etruria e al Credito Cooperativo di Bene Vagienna.
È ipocrita fingere che tra Baffi e Visco non ci sia stato Antonio Fazio, il governatore disarcionato come Baffi dalla procura di Roma, con la differenza che nel 2005 nessuno ha parlato di attacchi all' indipendenza della Banca d' Italia, anzi tutti insieme hanno fatto la ola ai magistrati, a cominciare dal successore di Fazio, Mario Draghi. L' età dell' innocenza è finita, e Mattarella lo sa. E chissà se si è dispiaciuto quando Paolo Gentiloni ha rivelato nel suo recente libro La sfida impopulista che nell' estate 2017 Palazzo Chigi e Quirinale avevano aperto "un tavolo" per sostituire il governatore, con Visco "pronto a considerare opzioni diverse da una sua riconferma".
Quello non era un attacco all' indipendenza della Banca d' Italia? Certo che no, era la riaffermazione di un principio: tutti, anche il governatore Visco, se non si offende, devono rendere conto del loro operato e dei loro errori.
Così si capisce perché il presidente della Repubblica - preoccupato dai quattro anni di vita della Commissione, che rischia di diventare una nuova Authority - le intimi, sensatamente, di non andare a impicciarsi della gestione corrente delle banche sane, con il rischio che si possano "condizionare le banche nell' esercizio del credito, nell' erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento".
GIANLUIGI PARAGONE RENZI BOSCHI
Su Bankitalia Mattarella è limpido: indagate pure sulle autorità di vigilanza. "Ma occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi - quasi che si trattasse di un organismo a esse sopra ordinato - all' esercizio dei compiti propri di Banca d' Italia, Consob, Ivass, Covip, Banca centrale europea". Sovrapporsi, spiega puntigliosamente, vuol dire ingenerare il dubbio che la commissione diventi una specie di supervigilanza. Nessun limite è indicato per l' inchiesta sulle "defaillance nell' azione di vigilanza della Banca d' Italia" (la citazione è di Gentiloni, non di Paragone).
PAOLO BAFFI
vincenzo la via, salvatore rossi, ignazio visco, valeria sannucci, luigi federico signorini, fabio panetta
GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
IGNAZIO VISCO