“NUNZIA LA TENGONO SUL CAZZO...” - IL SOTTOSEGRETARIO PD, UMBERTO DEL BASSO DE CARO, SAPEVA DELL’INCHIESTA CHE PORTO’ ALLE DIMISSIONI DELLA DE GIROLAMO - E ORA TOCCA A LUI FINIRE SULLA GRATICOLA…
Gigi di Fiore per “Il Mattino”
stefania giannini nunzia de girolamo
Colpi bassi, manovre sotterranee, conversazioni registrate di nascosto, affannose ricerche di informazioni utilizzando avversari politici e giornalisti. Sembrava di aver scritto tutto sul torbido scenario politico di Benevento e invece ecco ancora intercettazioni, verbali di interrogatori, inchieste già a giudizio ad aprire sipari da provincia avvelenata. E le bussole di orientamento non sempre appaiono chiare.
LE CONVERSAZIONI INTERCETTATE
Era il gennaio dello scorso anno, quando cominciarono a filtrare sui giornali passi di conversazioni registrate di nascosto dal funzionario della sanità sannita, Felice Pisapia. Di nascosto, nel luglio del 2012 aveva raccolto delle bobine dove, su alcune nomine, parlavano l'allora ministro al'Agricoltura del Ncd, Nunzia De Girolamo, e il manager della Asl designato dal centrodestra, Michele Rossi. Quelle intercettazioni, che hanno poi partorito un fascicolo giudiziario giunto in questi giorni alle conclusioni, portarono alle dimissioni da ministro di Nunzia De Girolamo.
Un anno prima, l'attuale sottosegretario alle Infrastrutture del governo Renzi, l'avvocato Umberto Del Basso De Caro, era sotto intercettazione su disposizione del pm Luigi Landolfi della Dda di Napoli, per un'inchiesta sulla fuga di notizie legate ad un fascicolo che riguardava presunti favori dell'amministrazione comunale beneventana al clan camorristico Sparandeo.
Del Basso De Caro, in quei giorni in campagna elettorale, mostrava di avere ottimi rapporti con il suo avversario politico Roberto Capezzone, allora vice coordinatore del Pdl beneventano e oggi esponente di Fratelli d'Italia. Ma soprattutto di conoscere, un anno prima dei giornali, l'esistenza delle registrazioni di Pisapia.
Scrive la Squadra mobile di Benevento: «Nelle intercettazioni, poi interrotte per l'avvenuta elezione di Del Basso De Caro a parlamentare, emergeva che era a conoscenza sia delle indagini della Guardia di finanza e delle registrazioni poi fomite alla Procura da parte del Pisapia, che del sistema di controllo politico riferito specificamente all'Asl di Benevento». Nella telefonata del 22 febbraio 2013, Roberto Capezzone informa Del Basso De Caro di una riunione di esponenti della sua area politica, definendo Nunzia De Girolamo «la signora Boccia» facendo riferimento al marito parlamentare del Pd. E aggiunge: «Quale fosse il motivo del summit non lo so, parleranno di cose loro, di aiuti in extremis».
Nella conversazione, Del Basso de Caro dice con chiarezza: «I problemi verranno al pettine, sai perché?.. .Qualcuno che è stato cacciato da quella struttura ha avuto la caparbia intelligenza di registrare qualche cosa, insomma no, forse 27 ore di colloquio». E ancora: «Ha portato le pizze, le bobine, quelle si chiamano pizze, le ha portate dove le doveva portare e quelli se le stanno sentendo e mi pare ci stanno problemi, eh mi pare...io poi queste cose, sai...».
Capezzone sembra invitare alla cautela nel parlare a telefono, e il sottosegretario spiega: «Mi dicono, dicono, radio fante, così come radio fante si è interessata per tanti anni del Comune di Benevento e poi alla fine qualcosa, come hai visto, purtroppo è accaduta, no, mi pare che la stessa potrebbe accadere anche alla Asi, perché insomma le cose che io sento dire sono queste. Si ipotizzava che qualcosa venisse fuori prima delle elezioni, e invece no, ma viene fuori ora, perché le cose vanno avanti».
UMBERTO DEL BASSO DE CARO DA BMAGAZINE IT jpeg
La tengono sul cazzo.
Su Nunzia De Girolamo, lo stesso Del Basso De Caro, dopo aver definito il voto del Pdl «la mazzamma...tutti zingari e fetenti di merda, quello Berlusconi cosa, più selvaggi erano e più votavano per il Cavaliere», dice: «Nunzia la tengono sul cazzo, Roberto, il problema è che lei non è in grado di fare la campagna elettorale». «Radio fante», che fa di Benevento una città porosa, trasversale, e succede anche che l'allora direttore generale dell'azienda ospedaliera «Rummo», Nicola Boccalone, di area di centrodestra, possa ricevere un ricorso amministrativo sulla sua nomina, che «radio fante» dice ispirato da Del Basso De Caro.
E che lo stesso sottosegretario possa poi chiamare Boccalone, per perorare la causa di una funzionaria ospedaliera; Ida Ferraro, dirigente dell'ufficio legale che a Del Basso De Caro aveva detto in una telefonata intercettata il 29 gennaio del 2013: «Voglio fare qualche esperienza nuova, teso'», manifestando il desiderio di cambiare incarico.
E, parlando a telefono con Boccalone, dice il sottosegretario, senza equivoci: «Poiché il telefono mio o il tuo, probabilmente entrambi, sono sotto controllo, quando dico che se ne deve andare, il soggetto, bene inteso per il maresciallo che ascolta, me e tè, è Ida, hai capito, o no? Cioè la mia compagna, Ida, da quell'amministrazione se ne deve andare, perché noi non possiamo fare la guerra».
E, a dimostrazione che la conversazione poteva diventare un calumet della pace, aggiunge: «In un anno e mezzo io non tè l'ho mai detto, dietro al ricorso non c'ero io, punto».
Comune e dintorni.
L'inchiesta principale, da cui sono nate le intercettazioni, è quella sul Comune. Il sindaco del centrosinistra, Fausto Pepe, parla molto al telefono. Sei chiamate registrate sono con Gabriele Corona, dipendente comunale e curatore del sito di denuncia sul malaffare «Altra Benevento». Il sindaco commenta le indagini, parla del pm Antonio Clemente (oggi al lavoro a Roma), annuncia il suo desiderio di cambiare avvocato difensore, commenta gli articoli giudiziari pubblicati dai giornali. L'8 gennaio del 2013, dice il sindaco: «Questi mi vogliono struppiare, me ne devo andare proprio da Benevento per aver fatto l'affronto a Mastella, secondo me».
E Corona, più avanti, dice: «Non solo hai detto di no a Mastella, ma lui ha due procedimenti a carico dove tu sei teste». Ma la vicenda più particolare riguarda l'intenzione di nominare come assessore Emilia Polcini Tartaglia, sorella del pm Giovanni oggi consulente al ministero degli Esteri. Il sindaco ne parla a telefono il 23 marzo 2013 con la moglie, che commenta: «Potrebbe essere una scelta buona per tanti motivi». La vicenda ritorna nell'intercettazione con l'ex assessore Luigi Scarinzi, che suggerisce: «Chiamala a casa e dici posso venire domani mattina a prendermi un cane?».
Le intercettazioni stoppano la manovra, anche su intervento del magistrato fratello di Emilia Tartaglia Polcini, che viene poi sentita come teste in Questura dove dichiara: «II sindaco il 28 marzo mi ha proposto di assumere l'incarico di assessore ai servizi sociali o anche di dirigente di altro settore. Chiarisco di aver fermamente rifiutato, seppure in maniera cordiale».
Sulla vicenda, scrive nel suo rapporto del 9 aprile 2013 la Squadra mobile di Benevento: «Nonostante il Comune sia oggetto di diverse inchieste giudiziarie da parte di organi investigativi, il sindaco, egli stesso indagato, per porre rimedio al clima di forte sfiducia che i cittadini nutrono nei suoi riguardi e dei componenti della giunta, ha scelto di mettere mano proprio alla composizione della stessa, per dimostrare a tutti, magistratura compresa, che la sua attività è orientata alla legalità». Scenari intrecciati, non sempre di rilevanza penale. Scenari di pugnalate, per interessi politici e potere. Sembrava che tutto fosse stato già scritto sull'avvelenata provincia sannita. E invece ce ne è ancora.