"IL CASO CONTE, DA POLITICO CHE ERA, STA DIVENTANDO UN CASO UMANO" - BELPIETRO: "IL RISCHIO È CHE L'AVVOCATO SI AGGIRI PER MESI ATTORNO A PIAZZA COLONNA SENZA SAPER BENE COME IMPIEGARE IL PROPRIO TEMPO. UNA SITUAZIONE INCRESCIOSA, SIMILE A QUELLA DEI PARLAMENTARI TROMBATI, CHE DOPO ANNI LA MATTINA PRESTO LI VEDI RUOTARE INTORNO A MONTECITORIO COME PESCI NELL'ACQUARIO, IN ATTESA DI INCONTRARE QUALCHE EX COLLEGA CON CUI FINGERE DI AVERE ANCORA UN RUOLO..."
maurizio belpietro sulla terrazza dell atlante star hotel (1)
Maurizio Belpietro per "la Verità"
Siccome c'è il Covid, in Italia non si può votare. Così per lo meno ha deciso il presidente della Repubblica, incaricando Mario Draghi di formare un nuovo esecutivo. Tuttavia, se c'è da piazzare Giuseppe Conte per evitargli di accomodarsi sui banchi universitari, a fare il professore, si può fare un'eccezione. Ebbene sì, da giorni non si discute del futuro dell'Italia, ma di quello dell'ex presidente del Consiglio, il quale da quando è stato spodestato da Matteo Renzi, non sa bene come occupare il proprio tempo.
GIUSEPPE CONTE ROCCO CASALINO E IL TAVOLINO MEME
Di tornare a insegnare non se ne parla: l'avvocato di Volturara Appula si è abituato al palcoscenico della politica e le retrovie delle aule scolastiche non fanno più per lui. Il nostro, dopo aver tentato di fomentare una rivolta contro l'ex governatore della Bce allo scopo di fargli mancare i voti dei 5 stelle in Parlamento, pare avesse preso in considerazione l'idea di rimanere come ministro degli Esteri.
Ma qualche cosa deve avergli fatto capire che non era aria e che Draghi, conoscendo di persona tutti i leader del G20, non avrebbe certo avuto bisogno di qualcuno che agli incontri internazionali gli reggesse la borsa. Pare che, prima di prendere la solenne decisione di rifiutare un ministero che nessuno gli aveva proposto, Giuseppi abbia cercato di intercettare l'Elevato in missione a Roma. Non si sa se per proporgli di votare contro il nascente nuovo governo o per cercare di farsi infilare in qualcuna delle caselle rimaste libere.
Sta di fatto che Beppe Grillo, dopo averlo usato per impedire che nel 2019 si andasse alle elezioni, consentendogli con una straordinaria operazione di trasformismo di dar vita al Conte bis, lo ha trattato come un kleenex usato. Risultato, al povero ex premier è toccata la sorte di cercare di imbucarsi all'assemblea grillina, per ripetere la minaccia già pronunciata al banchetto da venditore di strada allestito in piazza Colonna il 4 febbraio: «Io ci sono e ci sarò». Insomma, non vi libererete tanto facilmente di me. L'idea iniziale era di diventare presidente del Movimento.
A Grillo avrebbe lasciato la qualifica di fondatore, ma a lui sarebbe toccata quella di direttore. Il progetto però si è schiantato contro le ambizioni di Luigi Di Maio, il quale ha mollato la poltrona di reggente a Vito Crimi, tuttavia come tutti sanno non vede l'ora di riprendersela e adesso che il giurista pugliese ha perso Palazzo Chigi e pure il tocco magico è convinto che sia arrivato il momento.
GIUSEPPE CONTE VENDITORE DI CALDARROSTE
A Conte, a cui nel frattempo è appassita la pochette e il ciuffo si è scompigliato, è stato offerto di bruciarsi con la candidatura a sindaco di Roma. Per i grillini sarebbe stato un affare, perché avrebbero preso due piccioni con una fava: liberarsi cioè di Virginia Raggi, che ha intenzione di ripresentarsi, e in un sol colpo pure delle ambizioni dell'ex premier.
Ma Giuseppi, fiutando di doversi confrontare con Carlo Calenda e temendo qualche sgambetto del Pd e di Italia viva, ha preferito rispondere con un «no, grazie», aggiungendo che fare il sindaco della Capitale non sarebbe il suo mestiere. Sottinteso: io, dopo aver fatto il presidente del Consiglio, non mi posso rassegnare alla poltrona in Campidoglio. Al massimo, visto che quella di Palazzo Chigi è momentaneamente occupata, posso ambire al Quirinale. Ci siamo capiti: il caso Conte, da politico che era, sta diventando umano, in quanto il rischio è che l'avvocato si aggiri per mesi attorno a piazza Colonna senza saper bene come impiegare il proprio tempo.
Una situazione incresciosa, simile a quella dei parlamentari trombati, che dopo anni la mattina presto li vedi ruotare intorno a Montecitorio come pesci nell'acquario, in attesa di incontrare qualche ex collega con cui fingere di avere ancora un ruolo.Risultato, per levarsi di torno il fastidioso questuante, a qualcuno è venuta l'idea di candidarlo alle elezioni suppletive, quelle che si dovranno svolgere per rimpiazzare l'ex ministro Pier Carlo Padoan, il quale come è noto ha lasciato il posto in Parlamento per quello più comodo e meglio retribuito di presidente di Unicredit.
giuseppe conte mejo di un venditore di castagne davanti a palazzo chigi 2
Conte dovrebbe correre nel collegio di Siena, guarda caso quello tanto caro ai compagni finché c'è da preservare il Monte dei Paschi e soprattutto tappare i buchi di un bilancio bancario che fa acqua da tutte le parti. Ecco, per levarsi il problema, le elezioni vietate a tutto il resto degli italiani perché i 5 stelle e il Pd, secondo i sondaggi, le perderebbero, a Siena si potrebbero fare. Potrebbero, al condizionale.
Perché poi ci sono quei guastafeste dei renziani e degli ex renziani, che con Conte paiono avere un conto personale da regolare. Infatti, appena si è diffusa la voce di una candidatura nel collegio di Siena, Maria Elena Boschi si è incaricata subito di affossarla, liquidando la faccenda con un «abbiamo altre priorità».
Poi è stato il turno di Dario Nardella, sindaco di Firenze, che per non avere un ingombrante rivale a due passi da casa ha suggerito all'ex premier di riprendere la via della Capitale. Sì, insomma, se si è sicuri di vincerle le elezioni si possono fare, ma Giuseppi di questo passo potrebbe finire come la Bella de Torriglia, talmente bella che nessuno se la piglia.