luigi di maio e matteo salvini

GRILLINI O GRULLINI? - BELPIETRO: “TREDICI MESI DI GOVERNO CON LA LEGA HANNO INTRAPPOLATO I GRILLINI IN UNA RETE DA CUI DIFFICILMENTE APPAIONO IN GRADO DI USCIRE VIVI. IN PARTICOLARE, NON SEMBRA AVERE ALTERNATIVE AL SUICIDIO POLITICO IL POVERO DI MAIO, IL QUALE DA CAPO DEI 5 STELLE RISCHIA DI FINIRE LA CARRIERA COME CAPRO ESPIATORIO, ABBANDONATO DAI SUOI CHE LO DANNO ORMAI PER SCONFITTO E LO ACCUSANO DI MOLTI ERRORI”

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

maurizio belpietro con matteo salvini (1)

Quando entrarono in Parlamento per la prima volta, annunciarono che l' avrebbero aperto come una scatoletta di tonno. In realtà, a sei anni di distanza, si può dire che a essere stato aperto come una scatoletta di tonno è stato il Movimento 5 stelle che, per rimanere alla metafora usata da Beppe Grillo nel 2013, sembra essersi infilato senza rendersene conto in una tonnara e ora rischia la mattanza. Matteo Salvini è stato chiaro: o le elezioni o l'umiliazione di veder cacciati i ministri che nell' ultimo anno sono stati d' intralcio all'avanzata leghista.

 

DI MAIO SALVINI CONTE

Nell'uno e nell' altro caso i pentastellati finirebbero arpionati come tonni. Tredici mesi di governo con la Lega hanno infatti intrappolato i grillini in una rete da cui difficilmente appaiono in grado di uscire vivi. In particolare, non sembra avere alternative al suicidio politico il povero Luigi Di Maio, il quale da capo dei 5 stelle rischia di finire la carriera come capro espiatorio, abbandonato dai suoi che lo danno ormai per sconfitto e lo accusano di molti errori.

 

Il vicepremier è colui che più ha creduto all' alleanza con Salvini e probabilmente, almeno in principio, ha ritenuto che la forza dei numeri (i 5 stelle hanno il doppio dei parlamentari della Lega) gli avrebbe consentito di tenere a bada le smanie del ministro dell' Interno. Come risulta evidente, dalle elezioni europee prima e dai sondaggi dopo, non è andata come Di Maio si aspettava, perché l'esecutivo di Giuseppe Conte è servito da vaso comunicante fra Movimento e Lega, consentendo il travaso di voti dal primo alla seconda.

salvini e di maio ai lati opposti dei banchi del governo

 

Ed è proprio questo il tema. Stare al governo non ha indebolito o rafforzato entrambi i partiti che lo sostengono, ma ha dimezzato uno e ha raddoppiato l'altro. Oggi il partito di Salvini veleggia fra il 36 e il 39 per cento, a seconda delle rilevazioni, mentre quello di Di Maio oscilla fra il 18 e il 15.

 

Insomma, i ruoli si sono ribaltati e la forza dei numeri oggi consente al ministro dell'Interno di dettare le condizioni. Se prima era il capo dei grillini a credere che il suo 33 per cento delle politiche potesse piegare l'alleato, ora è il capitano leghista a forzare la mano con il 34 per cento incassato alle europee e un quasi 40 per cento che gli viene attribuito dagli esperti di intenzioni di voto.

luigi di maio stefano buffagni riccardo fraccaro danilo toninelli barbara lezzi

 

Certo, quando Beppe Grillo mostrava in favore di telecamere e fotografi l'apriscatole non pensava che sarebbe finita così. Probabilmente temeva che i suoi si abituassero alle mollezze romane, facendosi conquistare dai salotti come capita a tutti i neofiti della politica e per questo li istruì affinché se ne tenessero alla larga. Il fondatore non immaginava che invece i suoi parlamentari non sarebbero finiti spiaggiati nei salotti, ma si sarebbero infilati nella tonnara di Salvini, pronti per essere arpionati.

 

Di fronte alla minaccia leghista di elezioni a ottobre, Di Maio avrebbe accettato di chinare il capo e sostituire i ministri sgraditi a Salvini? Difficile dirlo, anche se il vicepremier grillino sarebbe stato comunque spacciato. Tornare al voto come ora pretende l'altro vicepremier per lui significa accettare non solo di uscire di scena, ma anche di ridurre a un terzo la truppa che aveva portato in Parlamento solo un anno fa.

LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI

 

D'altro canto, accettare che fosse un alleato con il 17 per cento (questa è la percentuale su cui può contare tra Camera e Senato la Lega) a dettare legge fino a imporre i ministri sarebbe stato comunque un suicidio. Ciò di cui avrebbe bisogno il vicepremier grillino è il tempo, ossia mesi, ma forse sarebbe meglio dire anni, per recuperare consensi e sperare che Salvini si sgonfi.

 

UN SELFIE CON LUIGI DI MAIO

Ma di tempo sembra essercene davvero pochissimo e ho la sensazione che dalla camera della morte (è il termine tecnico con cui si chiama la rete dove i tonni una volta infilati vengono arpionati) difficilmente i grillini riusciranno a salvarsi: come sanno in tanti, Matteo Renzi per primo, i voti sono facili da perdere, ma quasi impossibili da recuperare. L'unica speranza per Di Maio & C. risiede in qualche pastrocchio parlamentare favorito da Sergio Mattarella. Un'ipotesi che però, data anche la situazione in cui versano le opposizioni, pare altamente improbabile. E che certo non farebbe il bene del Paese. A questo punto, meglio la chiarezza delle urne.

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…