BERLUSCONI È FELICE: MARTEDÌ, CON IL VOTO SUL RENDICONTO DELLO STATO, HA TANTISSIME PROBABILITÀ DI OTTENERE IL SUO OBIETTIVO PRIMARIO: NON LE DIMISSIONI “VIGLIACCHE” MA ESSERE SFIDUCIATO DALLA SUA MAGGIORANZA E BUTTARLA SUBITO IN CACIARA (“SONO STATO CACCIATO!”) CHIEDENDO IL VOTO ANTICIPATO A FINE GENNAIO (UN GOVERNO TECNICO MONTI, ANCHE PER NAPOLITANO, RISCHIA DI NON AVERE I NUMERI IN PARLAMENTO) - UN GRUPPO DI MINISTRI E DIRIGENTI DEL PDL CHIEDERÀ AL CAVALIERE PATONZA DI PASSARE LA MANO A LETTA (PER FORTUNA CHE NON SI FA IL PROCESSO P4)…

Adalberto Signore per "Il Giornale"

«Non ci posso credere...». Scartabella una ad una le agenzie di stampa che gli consegna Paolo Bonaiuti appena conclusa la riunione dell'Eurogruppo del G20. E quasi sembra non credere ai suoi occhi nel leggere le dichiarazioni di dissidenti e frondisti. Tra addii veri e minacciati e preoccupanti distinguo e prese di distanza sono decisamente troppe.

Quanto basta, è la sensazione che ha sin dall'inizio Silvio Berlusconi, per riportare la maggioranza sotto la fatidica quota dei 316 voti alla Camera. Ecco perché il summit di Cannes il Cavaliere lo passerà per buona parte con la testa a Roma e l'orecchio attaccato al telefono a fare i conti con Denis Verdini. Che sì lo rassicura, ma fino a un certo punto.

L'appuntamento che fa paura, infatti, è in calendario già martedì prossimo quando la Camera dovrà votare il Rendiconto generale dello Stato su cui il governo era andato sotto di un voto neanche un mesetto fa. Allo stato, pallottoliere alla mano alle dieci di sera, la maggioranza infatti non sarebbe più tale. C'è chi la conteggia a 310, i più ottimisti a 312. Comunque sotto la soglia della sopravvivenza politica. E qui sta il punto.

Perché anche a Berlusconi è stato detto chiaramente che i riflettori sono puntati su martedì. E che sarebbe stupido interpretare come un salvacondotto il fatto che Napolitano ha chiesto e preteso dall'opposizione di non affossare una seconda volta il Rendiconto con il rischio di bloccare il Paese e anche le nuove misure promesse all'Ue. Già, perché l'idea su cui si sta lavorando è quella di limitarsi all'astensione in modo da «salvare» il provvedimento ma di certificare nero su bianco i numeri della maggioranza.

A quel punto, se davvero si andasse sotto la soglia dei 316, potrebbe essere lo stesso Quirinale a chiamare Berlusconi e chiedergli conto dell'accaduto. Oppure le opposizioni potrebbero decidere di fare il passo successivo e presentare una mozione di sfiducia, magari tirando fuori dal cappello qualche altro deputato «dormiente» in attesa di fare il salto del fosso.

Già, perché il punto è che se anche Verdini sta facendo quanto possibile per cercare di rimettere a posto i conti del pallottoliere (ci sarebbero stati contatti anche con la pattuglia dei Radicali) il problema vero è le garanzie concrete che può offrire. Casini, anche lui a caccia grossa, ha decisamente più strumenti visto che il suo gruppo parlamentare è destinato ad allargarsi in caso di elezioni, al contrario di quello del Pdl.

Ecco anche una delle ragioni dell'addio formalizzato ieri da Ida D'Ippolito e Alessio Bonciani non solo lasciano la maggioranza, ma passano direttamente nel gruppo Udc. Il che vuol dire non solo due voti in meno per il governo, ma anche due in più per l'opposizione. Ma non finisce qui. Perché i sei frondisti che hanno firmato la lettera in cui chiedono al premier un passo indietro a favore di Gianni Letta e l'allargamento della maggioranza tengono duro.

Mentre aumentano gli scontenti come Roberto Tortoli («ora non lascio, ma il disagio è enorme») o Pippo Gianni («all'80 per cento non voterò la fiducia»). Ma il salto diretto nell'Udc avrà conseguenze fin dalla prossima settimana, quando saranno rivisti gli equilibri nelle commissioni parlamentari. Con la maggioranza che non sarà più tale (dovrebbe finire sotto di uno) in commissione Bilancio. Quella, per capirci dove arriverà la legge di Stabilità con l'emendamento illustrato ieri da Berlusconi al G20.

Un appuntamento, quello di martedì, che vanifica anche il tabellino di marcia con cui il Cavaliere si presenta a Cannes (fiducia sulla legge di Stabilità al Senato dopo il 20 novembre e solo dopo nella ballerina Camera). Con il premier che dovrà aspettare fino all'ultimo minuto prima di verificare il pallottoliere. Perché andare al voto in aula sicuro di farsi impallinare non avrebbe molto senso. E perché già per stasera, quando rientrerà dalla Francia, è pronta una fitta pattuglia di ministri e dirigenti Pdl pronti a consigliargli di valutare un passo «a lato» a favore di Letta.

Così resterebbe un anno per gestire la transizione, rinforzare Alfano e, magari, riagganciare l'Udc in vista del voto del 2013. Ma ogni decisione è rinviata a martedì.

 

SILVIO BERLUSCONI GIANNI LETTA GIORGIO NAPOLITANOPIERFERDINANDO CASINI PIERLUIGI BERSANI VERDINI gmtANGELINO ALFANO BERLUSCONI-MERKEL-OBAMA-SARKOZY

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…