1. BERLUSCONI È PAZZO O C’È UN PAZZO CHE VA IN GIRO SPACCIANDOSI PER BERLUSCONI? 2. IL SILICONE DEVE AVER PENETRATO LE CELLULE CEREBRALI E ORMAI IL CAVALIERE POMPETTA DICE TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO. CHE SI CANDIDA ALLE PREMIERSHIP MA SI RITIRA SE MONTI GUIDERÀ UNO SCHIERAMENTO DI MODERATI CON CASINI E MONTEZEMOLO, CHE DOVREBBE COMPRENDERE ANCHE LA LEGA (PENSATE: SUPERMARIO A CAPO DELLA LEGA!). ALLA FINE, PERCHÉ NO, POTREBBE ESSERE CANDIDATO ANCHE ALFANO, PRIMA RIPOSTO NEL CASSETTO ORA “IN POLE POSITION”. ROBA DA FAR AMMATTIRE UN MATTO 3. NE HA PER TUTTI. SE LA PRENDE CON GLI ULTIMI TRE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA. CONSIDERA LE PRIMARIE DEL PD UNA FARSA. INSULTA LA RAI CHE HA PERMESSO ALLA LITTIZZETTO DI DIRE «BERLUSCONI CI HAI ROTTO IL CAZZO”. OGGI A BRUXELLES, ALTRO SHOW

Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Alla fine non se n'è capito niente. Sembrava una pièce pirandelliana il botta e risposta tra lo sgusciante Cavaliere e i giornalisti (Marcello Sorgi e Massimo Franco) che lo intervistavano alla presentazione del libro di Bruno Vespa «Il palazzo e la piazza». Una disperata ricerca di un punto fermo delle intenzioni di Berlusconi. «Si candida a premier o no? Per favore ci faccia capire?» gli ha chiesto disperato Vespa.

Il Cavaliere ha detto tutto e il contrario di tutto. Che si ritira se si candida Monti alla testa di uno schieramento di moderati, che dovrebbe comprendere anche la Lega, senza la quale vincerebbe la sinistra. Alla fine, perché no, potrebbe essere candidato anche Alfano, prima riposto nel cassetto ora «in pole position». Come mai di nuovo Alfano? Sembra che glielo abbia chiesto Maroni e per agganciare la Lega si può anche ripensare ad Alfano. Sì, ma, forse.

Grande è la confusione sotto il cielo del Pdl sottoposto a pressioni scissioniste verso destra e verso il centro montiano. L'impressione è che Berlusconi stia cercando una via di fuga, un modo per fare dietrofront nel caso non riuscisse a ricostituire l'alleanza con la Lega, che infatti ha minacciato in malo modo: «Con la Lega stiamo trattando. Se non si arriva a un accordo sulla mia candidatura alla presidenza del Consiglio o noi non arriviamo a un accordo sulla candidatura di Maroni in Lombardia, immediatamente cadrebbero i governi di Veneto e Piemonte guidati da uomini della Lega».

Allora si aggrappa all'ipotesi Monti, che a suo parere non può schierarsi con Casini e Montezemolo, con un pezzo dei moderati, diventando «uomo di parte e di partito». Diverso sarebbe se il premier guidasse tutti i moderati, Pdl e Carroccio compresi. «Il fatto che la Lega sia incompatibile con Monti non lo do per scontato». È impossibile che Berlusconi possa credere a un'ipotesi del genere. Si arrampica sugli specchi. Casini dice che il Cavaliere è «in stato confusionale»: come può sfiduciare Monti e poi offrirgli la candidatura a premier del centrodestra, con lo stesso Berlusconi nel ruolo di «coordinatore» di tutta l'operazione?

Il Cavaliere, con l'ennesima piroetta, ha spiegato che tutti gli indicatori economici dicono che l'Italia sta peggio di prima, che il governo si è piegato a Bersani che a sua volta è condizionato da Vendola, il quale esprime le posizioni della Cgil e della Fiom. Ma una volta liberato da questo gulag di sinistra, Monti ritornerebbe ad essere il grande liberale che è. Non è un caso che Berlusconi lo abbia nominato commissario europeo e lo avrebbe voluto come ministro dell'Economia nel suo ultimo governo al posto di Tremonti.

Non fa niente se Berlusconi continua dire che lo spread è stato usato come arma contundente per far cadere il suo governo e consentire alla «Germania di guadagnare a spese di tutti gli altri Stati europei. C'è una liquefazione delle sue aziende che possono essere comprate da aziende concorrenti. La Germania ha approfittato dell'euro».

Insomma, il Cavaliere è ancora candidato, ma vanno bene sia Monti sia Alfano. In ogni caso se rimarrà in pista è convinto di poter recuperare «tutti i voti del 2008 che non sono andati in nessun altro partito e che sono nell'area del non voto». Rimane la battaglia contro la magistratura che è «il vero cancro dell'Italia e domani (oggi per chi legge ndr) agli amici del Ppe, che si sono lasciati influenzare non so da chi, spiegherò qual è la situazione comatosa della giustizia italiana». Con la Boccassini che «si permette di dire ai miei avvocati che voglio dilazionare l'esito del processo: è un magistrato che interferisce nelle elezioni democratiche». La giustizia che lo ha condannato per i diritti Mediaset gli «fa schifo».

Ne ha per tutti. Se la prende con gli ultimi tre presidenti della Repubblica (Napolitano compreso quindi) che, essendo della «parte avversa», non riusciva a convincere della necessità e dell'urgenza dei suoi decreti legge. Considera le primarie del Pd una farsa («non credo che siano state democratiche». Insulta la Rai che ha permesso alla Littizzetto di dire «Berlusconi ci hai rotto il c...». Infine un pensierino al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy e l'Alto rappresentante per la politica estera Ashton: «Due oscuri protagonisti».

La sua candidatura vacilla con la distanza della Lega, l'isolamento rispetto alle altre forze di centro e i movimenti dentro il Pdl che non lasciano presagire nulla di buono. Oggi a Bruxelles, al pranzo del Ppe, ci sarà un'altra puntata della pièce pirandelliana.

 

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