IL CAV A ROTTA DI COLLE – BERLUSCONI VUOLE IL QUIRINALE E PER AVERE I VOTI NECESSARI SI MORDE LA LINGUA DAVANTI A SALVINI CHE FA CAMPAGNA ACQUISTI IN FORZA ITALIA - UNO DEI BIG AZZURRI: “APPENA QUALCUNO ATTACCA SALVINI O MELONI, LUI CHIAMA PER CHIEDERE DI STARE BUONI. ALMENO FINO ALLA QUARTA VOTAZIONE” – L’AVVERTIMENTO ALLA MELONI (CHE SUL QUIRINALE HA MANIFESTATO LA VOLONTÀ DI PUNTARE SU UNA FIGURA TERZA) E A SALVINI (CHE MIRA ALLA FEDERAZIONE DEL CENTRODESTRA PER ENTRARE DALLA PORTA PRINCIPALE A PALAZZO CHIGI)
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"
SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI
Berlusconi è un mondo che si è sempre mosso in un'orbita diversa da quella di Salvini, malgrado siano alleati. L'unico momento in cui gli astri potranno (forse) allinearsi sarà la quarta votazione per la presidenza della Repubblica. Bisogna allora calcolare le traiettorie dei due partner per capire cosa li tiene insieme: il Cavaliere sogna il Colle, il leader della Lega mira alla federazione del centrodestra per entrare «dalla porta principale» a Palazzo Chigi.
Per tentare di realizzare i loro disegni sono consci di aver bisogno l'uno dei voti dell'altro. Ma in questi casi bisogna fidarsi. E se da una parte gli amici di una vita temono che «Silvio si sta facendo prendere per il c...», dall'altra anche il capo del Carroccio sospetta la stessa cosa: «Mi sono sentito preso in giro».
Così è iniziata la campagna acquisti di Salvini in Forza Italia. Una manovra che ha irritato Berlusconi: «Non capisco la ritorsione». La «ritorsione» è riferita all'ennesima falsa partenza della federazione, per la quale era stata programmata una riunione ai primi di settembre, alla presenza dei vertici dei due partiti e dei loro ministri.
All'ultimo momento si è proposto di spostare l'evento dopo le Amministrative, con la scusa di evitare che sul progetto gravasse il risultato del voto su cui - per usare un eufemismo - non si fa grande affidamento: insomma, sarebbe stato un errore battezzare la federazione con una sconfitta. Berlusconi ha assecondato le ragioni del rinvio, anche per non irritare la Meloni, dei cui voti ha bisogno se davvero vuole partecipare alla Corsa per il Colle.
matteo salvini silvio berlusconi
A quel punto Salvini ha sentito puzza di bruciato. E viste le defezioni subite al gruppo parlamentare europeo, ha aperto le porte della Lega a quanti già bussavano per entrarci. I nuovi arrivi in Lombardia sono un segnale al Cavaliere: più che spostare voti, infatti, spostano gli equilibri nella selezione dei grandi elettori regionali per la presidenza della Repubblica. Il leader forzista ha provato in extremis a trattenere i partenti, senza riuscirci.
L'atto di forza del segretario leghista viene interpretato come un segno di debolezza politica che avrà ripercussioni soprattutto nella Lega: data la scarsità di posti, infatti, nei territori non si vedrà di buon occhio l'avvento dei paracadutati.
Ma Berlusconi non ha inteso enfatizzare l'episodio, perché - per dirla con uno dei massimi esponenti del partito - «è impegnato a contare i voti» per il Quirinale: non gli interessa di che colore siano i grandi elettori, gli interessa superare il quorum. Certo, ascolta le preoccupazioni di quanti gli stanno accanto e avverte il rischio della fregatura, ma - come racconta un suo alleato - «appena qualcuno attacca Salvini o Meloni, lui chiama per chiedere di stare buoni. Almeno fino alla quarta votazione».
E dopo? Siccome i margini politici per riuscire nell'impresa sono persino più risicati dei consensi su cui Berlusconi può contare, è impossibile sapere quale sarebbe la sua reazione alla delusione. Non è in discussione la permanenza nel campo che ha fondato, ma il riposizionamento di Forza Italia può mettere in difficoltà l'area sovranista, «un progetto che - a sentire alcuni esponenti azzurri - uscirebbe fortemente compromesso se il risultato delle Amministrative dovesse somigliare ai sondaggi».
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
È un avvertimento alla Meloni, che sul Quirinale ha manifestato la volontà di puntare su una figura terza. Ma diverrebbe un problema anche per Salvini se il punto di riferimento del Ppe in Italia volgesse il suo interesse verso il blocco leghista dei governatori, che ieri - con Fedriga - ha elogiato Draghi «per la sua visione, il suo senso di responsabilità e la capacità di valutare quali siano le reali necessità del Paese».
BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA
L'azione di governo del premier sta dissodando il campo di entrambi gli schieramenti. Ce n'è la prova nelle parole del governatore ligure Toti, che vede la federazione di centrodestra su un «binario morto» e auspica persino un «bis» di Draghi a Palazzo Chigi. Sono manovre di posizionamento prima ancora che di sganciamento dalla coalizione. Berlusconi per ora pensa solo al Colle, e malgrado l'età confida di voler tornare alla politica a tempo pieno. Ai suoi alleati tocca capire se sia una promessa o una minaccia.