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LA BOSCHI INFINOCCHIA LA FINOCCHIARO SULL’IMMUNITÀ DEI “NUOVI” SENATORI: “NON È UN’IDEA DEL GOVERNO”, CHE ORA FRENA - E IL DISSIDENTE MUCCHETTI LA BASTONA: “CHE COMBINAZIONE: L’IDEA DELL’IMMUNITÀ VIENE DOPO L’INCONTRO BOSCHI-VERDINI”
1. IMMUNITÀ, IL GOVERNO FRENA MA LA NORMA ERA CONDIVISA
Francesca Schianchi per "La Stampa"
«Un polverone inutile». A sera, la relatrice della riforma del Senato, la democratica Anna Finocchiaro, rompe il riserbo mantenuto in queste settimane per intervenire sulla questione che da due giorni è diventata motivo di polemica, l’immunità per i senatori. Una decisione che chi ci ha lavorato in Senato ha sempre considerato frutto di una scelta condivisa tra forze politiche e governo, scoprendo però ora che il governo – lo ha detto il ministro delle Riforme – la considera invece una «proposta dei relatori».
Il M5S cannoneggia («il Pd voterà l’ennesimo vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l’accordo – ancora in alto mare – con Berlusconi e la Lega? Sappiate che il vostro alibi preferito “non ci sono alternative” ormai non funziona più», è la provocazione via Facebook del vicepresidente della Camera e componente della delegazione che incontrerà il Pd mercoledì, Luigi Di Maio), in Forza Italia ci sono voci critiche («l’immunità mi sembra impropria», dice il capogruppo Paolo Romani) e pure nel Pd c’è chi è dichiaratamente contrario, come il senatore ex autosospeso Massimo Mucchetti che maliziosamente fa notare come «questa brillante idea viene dopo l’ennesimo incontro con il senatore Verdini».
Dinanzi alle critiche, il ministro delle Riforme Boschi prende le distanze dalla scelta di introdurre l’immunità, «il governo aveva fatto la scelta opposta», lasciandone sostanzialmente la responsabilità al testo dei relatori. Ecco, chi ha lavorato a lungo in queste settimane agli emendamenti, ieri era piuttosto stupito da queste parole. Vero è che l’esecutivo, nel suo testo, non aveva introdotto l’immunità parlamentare, ma altrettanto vero, fanno notare, è che il tema s’è posto nel momento in cui, rispetto all’iniziale testo Boschi, le competenze del Senato sono aumentate.
E, naturalmente, i relatori nella stesura delle loro proposte di modifica hanno portato avanti un certosino lavoro di confronto con le altre forze politiche e anche col governo, che nessuno ricorda abbia fatto una battaglia contro l’immunità. La genesi del contestato emendamento cerca di spiegarla la Finocchiaro: «Si è discusso molto in Commissione della questione e molti degli intervenuti nel dibattito hanno sostenuto la necessità di questo strumento. Anche molti costituzionalisti auditi hanno insistito perché l’immunità ci fosse. Detto questo, nelle prime stesure dei nostri emendamenti come relatori avevamo proposto uno strumento diverso, ovvero il ricorso ad una sezione della Corte costituzionale. E che questo valesse anche per la Camera. Poi, dopo un confronto attento con molte forze politiche e con il governo, si è deciso di scegliere l’immunità».
Un confronto anche con il governo, dice non a caso la relatrice: chi ha partecipato alla lunga trattativa, ricorda che fu proprio l’esecutivo a bocciare la proposta avanzata dalla Finocchiaro e condivisa da Calderoli di affidare alla Consulta il compito di autorizzare eventuali richieste di arresto, perquisizione, uso delle intercettazioni per un parlamentare, considerandolo un ulteriore carico di lavoro per la Corte.
Così, nel corso della trattativa è emersa l’immunità, che equipara i senatori ai deputati, ma crea una differenza tra i sindaci e consiglieri regionali anche senatori e quelli no. «Ma il problema allora è incaponirsi a voler fare un Senato fatto così, con l’elezione di secondo grado», sospira un democratico.
Ora non è escluso che sull’immunità si possa cambiare. Anche se tra i renziani l’obiettivo imprescindibile è oggi quello di portare a casa la riforma. Continuano a ricordare che loro non avevano inserito l’immunità nel testo del governo, ma non sembrano avere intenzione al momento di fare una battaglia su questo punto.
«Non è questo l’elemento su cui ruota la riforma e la sua tenuta», ricorda il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Se rimettersi a discutere di immunità significa rallentare un processo lanciato verso il voto, allora pare più opportuno votare la riforma così com’è. E magari rinviare una discussione – e una eventuale modifica – a quando il testo passerà alla Camera.
2. RIFORME: MUCCHETTI (PD), “CARA BOSCHI, MA PERCHÉ FAI COSÌ?”
http://massimomucchetti.it/twettone/
Cara Boschi, ma perché fai così? Potresti portare al premier la maggioranza dei due terzi abbondante del Senato accelerando il corso della riforma, e invece sguaini lo spadone e obblighi tutti alle quattro letture, e cioè a tirare in lungo fino alla primavera del 2015. Non ti capisco. Hai ricavato dal ddl Chiti il numero dei senatori, hai aumentato le competenze del nuovo Senato. Bene.
gilllo10 anna finocchiaro vannino chiti
Ma perché poi ti perdi via e lasci ai relatori Finocchiaro e Calderoli la responsabilità dell’immunità per sindaci e consiglieri regionali che faranno anche i senatori? Combinazione, questa brillante idea viene dopo l’ennesimo incontro con il senatore Verdini. Se ci credi come ci crede Panebianco, difendila; sennò, hai un problema con la relatrice Pd, Anna Finocchiaro, visto che il relatore leghista Roberto Calderoli è pronto ad abolirla anche per i deputati.
E poi, perché non entri nel merito della questione della elettività del Senato e ti limiti a ricordare le riunioni (ne rammento di assai superficiali) e i costituzionalisti (questi mai indicati con nome e cognome…) per chiudere la bocca a chi non la pensa come te?Mi sbaglierò, ma se aumenti le competenze del Senato, avrai bisogno di senatori autorevoli. Credi davvero che il migliaio di consiglieri regionali, per la metà eletti nelle liste Pd e in quelle fiancheggiatrici, costituisca una platea di eleggibili e, al tempo stesso, una fonte di legittimità sufficienti?
Non sarebbe meglio lasciar scegliere i senatori ai cittadini tra tutti i cittadini senza intermediari che oggi sono in larga parte indagati dalla magistratura? E poi, mi spieghi perché il numero dei deputati non possa essere tagliato come si deve? E infine credi sia equilibrato un sistema democratico dove le istituzioni di garanzia, dalla presidenza della Repubblica in giù, siano in mano al partito che prende il 41% e al suo leader, che tale diventa con meno di 3 milioni di voti alle primarie? Che piramide del potere stiamo costruendo? Nessuno vuole fermare le riforme.
Ma se ti convincessi che un Senato eletto dal popolo (come quello americano) è meglio di un’imitazione del Bundesrat (fatalmente distorta non essendo l’Italia una repubblica federale) avresti l’unanimità o quasi del Senato. Alla Camera l’iter diventerebbe una passeggiata e, prima della fine del semestre italiano alla Ue, avresti la riforma costituzionale approvata. E dopo potresti sottoporre a referendum confermativo quella che comunque sarebbe una riforma costituzionale approvata dal Parlamento del Porcellum.
So bene di non contare nulla. Non ho milioni di voti alle spalle, e nemmeno crac di banche di credito cooperativo come un certo tuo conterraneo. Eppure, due chiacchiere, finito il lavoro, farebbero bene. Sarebbero le prime… Il galateo impone a chi scrive di invitarti a prendere un caffè. Ma la persona potente sei tu e dunque lascio a te l’iniziativa. Del resto, secondo il Vangelo, è il buon pastore ad andare in cerca della pecorella smarrita…