LA BREXIT HA FATTO ANCHE COSE BUONE - IL REGNO UNITO USCIRÀ DALL'INCUBO DEL VIRUS PRIMA DEGLI ALTRI PAESI EUROPEI PERCHÉ HA POTUTO PROCEDERE SENZA ASPETTARE L'APPROVAZIONE DELL'EMA – BORIS JOHNSON HA PREPARATO LA TABELLA: IL 17 MAGGIO GLI INGLESI POTRANNO TORNARE ALLO STADIO, A TEATRO E AL CINEMA, CON LA RIAPERTURA TOTALE FISSATA PER IL 21 GIUGNO - ANCHE SE LE VARIANTI POTREBBERO FAR SALTARE I PIANI...
Cristina Marconi per "Il Messaggero"
Boris Johnson visita la QuantuMDx Biotechnology a Newcastle.
Ci vorranno almeno 48 giorni prima che gli inglesi possano tornare al pub, nella lunghissima tabella di marcia in quattro mosse per la progressiva riapertura indicata dal premier Boris Johnson a un Paese che da novembre, con una breve interruzione a dicembre, vive un lockdown durissimo.
IL TIMING
Per la riapertura totale, bisognerà aspettare invece almeno il 21 giugno, ma nel frattempo avranno riaperto le scuole (8 marzo, con gli alunni delle medie con la mascherina), ci si potrà incontrare all'aperto (29 marzo), i negozi, i parrucchieri e le palestre avranno alzato le serrande (12 aprile) e sarà forse di nuovo possibile viaggiare all'estero e assistere a eventi sportivi all'aperto, andare a teatro o al cinema (17 maggio).
Boris Johnson visita la QuantuMDx Biotechnology a Newcastle
Una «strada a senso unico verso la libertà», nelle speranze del governo, che ha scelto la massima cautela per accompagnare una campagna vaccinale che per il momento sta procedendo spedita, con 17,7 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose, ma che deve contenere una situazione in cui sono già morte 120.757 persone e in cui i contagi sono tornati sopra quota 10 mila al giorno nonostante le restrizioni.
margaret keenan prima a vaccinarsi contro il coronavirus nel regno unito
Senza parlare del problema delle varianti che potrebbero costringere a ricominciare tutto da capo. Johnson ha messo le mani avanti: non solo tutte le tappe, a distanza di almeno cinque settimane l'una dall'altra per dare agli scienziati il tempo di valutare la situazione, «seguiranno la realtà dei fatti, tanto che la priorità sarà data alle attività all'aperto per ripristinare delle libertà e minimizzare i danni», bisognerà fare i conti con il fatto che inevitabile conseguenza di un allentamento sarà un aumento dei ricoveri e delle vittime.
vaccinazione anti coronavirus regno unito
«Non c'è una strada verso un Regno Unito senza Covid, ma anche verso un mondo senza Covid» e nessun vaccino può offrire una copertura del 100% per tutta la popolazione, ha ammesso Johnson, che in un anno ha quasi del tutto perso il tono enfatico e entusiastico che lo caratterizzava un tempo.
In futuro, il Covid sarà come l'influenza e continuerà a mietere vittime e nessun lockdown, oltre alla devastazione sociale che porta, potrà mai eradicare la malattia con la quale bisognerà imparare a convivere. Ma «questa campagna di vaccinazione sta creando uno scudo intorno alla popolazione», ha spiegato il premier, che grazie alla decisione di giocare d'anticipo sui vaccini rispetto alla Ue il Paese è uscito dallo schema europeo a luglio, Pfizer è stato approvato il 2 dicembre, AstraZeneca alla fine dell'anno è riuscito a ribaltare una situazione che rischiava di vederlo sconfitto sia nella gestione della pandemia che in una Brexit che sta creando enormi problemi logistici alle frontiere.
vaccino coronavirus regno unito
DA SOLI E PIÙ VELOCI
Londra non sarebbe stata tenuta ad agire di concerto con Bruxelles sui vaccini neppure se fosse rimasta nella Ue, ma la decisione di andare da sola ha pagato enormemente da un punto di vista politico, soprattutto per difenderlo da un partito in cui invece è accusato ora di andarci troppo con i piedi di piombo, a scapito delle libertà personali.
boris johnson e il cane dilyn 1
Un servizio sanitario nazionale organizzato e con una presenza capillare sul territorio ha fatto il resto, oltre al fatto che finora si è privilegiata l'idea di dare una sola dose ai cittadini per raggiungere una certa immunità il prima possibile. Secondo uno studio di questi giorni, il vaccino Pfizer ridurrebbe il rischio di essere contagiato del 70% con la prima dose e dell'85% con la seconda, e quello di essere ricoverato tra l'85% e il 94%.