boris johnson angela merkel brexit

NO DEAL IS MEGL CHE ONE - ULTIME DAL CAOS BREXIT: DOWNING STREET FA FILTRARE UNA TELEFONATA TRA BORIS JOHNSON E ANGELA MERKEL IN CUI LA CANCELLIERA PROPONE DI FAR RIMANERE L’IRLANDA DEL NORD NELL’UNIONE DOGANALE. È LA BOMBA DI “BOJO” PER DARE LA COLPA ALL’UE DEL MANCATO ACCORDO - “BORIA” STA PURE TRATTANDO PER CERCARE UN PAESE CHE PONGA IL VETO ALL’ESTENSIONE DELLA BREXIT, PROMETTENDO IN CAMBIO ACCORDI COMMERCIALI VANTAGGIOSI - VIDEO

Antonello Guerrera per www.repubblica.it

boris johnson visita un ospedale di watford

 

Le avvisaglie c’erano state ieri notte, quando una fonte di alto rilievo di Downing Street aveva passato a James Forsyth, capo della redazione politica dello Spectator, delle minute chiare e durissime: “Se i negoziati falliscono nei prossimi giorni (anticipando l’ultimatum di Macron per venerdì, ndr) allora sarà finita. Ma per noi non c’è problema. Il 31 ottobre usciamo, con o senza accordo, a noi non importa”.

sondaggio sulla colpa di un'eventuale proroga della brexit

 

dominic cummings

Non solo: la stessa fonte, che in molti individuano nel “Rasputin” di Johnson Dominic Cummings, faceva capire che Londra starebbe cercando clamorosamente un Paese membro dell’Ue che ponga il veto (basta uno) a un’eventuale estensione della Brexit ora fissata al 31 ottobre, promettendo in cambio a tali Paesi (soprattutto dell’Est si sospetta) la “primissima fila” quando poi ci sarà da stringere accordi commerciali post Brexit, e allo stesso tempo “ostilità” nei confronti dei Paesi che avallerebbero il rinvio.

 

angela merkel boris johnson 4

Erano solo le avvisaglie, appunto, probabilmente parte di strategia di Downing St. alla ricerca dello scontro, che puntualmente oggi è arrivato, totale, sulla Brexit. I negoziati scaturiti dall’”offerta finale” di Johnson per un’uscita regolata da un accordo (e non da un catastrofico No Deal) sono politicamente moribondi, se non già morti. Questo perché in mattinata Downing Street ha fatto filtrare alcuni dettagli esplosivi della telefonata di oltre 30 minuti che stamattina il premier britannico Boris Johnson ha avuto con la cancelliera tedesca: durante la conversazione Angela Merkel avrebbe detto che il rompicapo del confine irlandese post Brexit potrebbe essere risolto solo con un’Irlanda del Nord che, a differenza del resto del Regno Unito, rimarrebbe agganciata all’Unione Doganale Ue. Altrimenti, sulle basi della proposta Johnson, un accordo sarebbe “praticamente impossibile”.

donald tusk

 

È la bomba gettata da Johnson, molto probabilmente parte di quel “blame game”, lo “scaricabarile” delle colpe di un’eventuale uscita senza accordo "No Deal”. Un gioco pericolosissimo cui entrambi i blocchi (Ue e Uk) stanno oramai prendendo parte da tempo. Insomma, facendo trapelare la telefonata il governo britannico “incolpare” Merkel dell’oramai imminente fallimento degli ultimi negoziati. Lo scontro totale era questione di minuti.

 

proteste contro boris johnson 8

Poco dopo, infatti, è arrivata la furiosa reazione dell’Unione Europea, tramite il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che ha twittato parole di fuoco: “Boris Johnson, qui in gioco non c’è uno stupido scaricabarile, qui in gioco ci sono il futuro dell’Europa e del Regno Unito, la sicurezza e la vita delle persone. Non vuoi un accordo, non vuoi un’estensione, non vuoi revocare la Brexit, quo vadis?”. Che cosa vuoi?

 

confine irlandese backstop 5

Finita. Negoziati dissoltisi, sciolti come neve al sole. Uno strappo gravissimo, difficilmente riducibile, perlomeno nei prossimi giorni. Insomma, con queste basi sarà impossibile ora trovare un accordo entro il 17 ottobre, data del Consiglio europeo. Una pericolosissima uscita senza accordo del Regno Unito dall’Ue sarebbe ormai sempre più vicina, anche se c’è una legge delle opposizioni che imporrebbe a Johnson il rinvio se entro il 19 ottobre non avrà un accordo controfirmato dall’Europa. Impossibile, dicevamo. Dunque a Downing Street, tra cavilli legali, assurdi stratagemmi e la incredibile minaccia (ora non esplicita) di ignorare la legge, le stanno pensando tutte per evitare il rinvio imposto dalle opposizioni ed uscire, molto probabilmente rovinosamente il 31 ottobre, per saltare nel vuoto del No Deal. Forse, per rispondere a Tusk, l’unica cosa che Boris Johnson ha sempre voluto.

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