EURO-EXIT - S’ERA CAPITO DA UN PEZZO: ALLA GRAN BRETAGNA IL SUO RUOLO DA NON PROTAGONISTA NELL’UE LE STA STRETTO - CAMERON PERCIÒ PREANNUNCIA IL REFERENDUM PER DECIDERE SE USCIRE O MENO DALL’UNIONE - CAMERON VUOLE NEGOZIARE LA REVISIONE DEI TRATTATI, “PER NON ESSERE GOVERNATI CON UN FAX DA BRUXELLES (LEGGI MERKEL) COME LA NORVEGIA” (E COME FANNO CON LORO GIÀ GLI USA), POI SI ANDRÀ ALLE URNE...

Leonardo Maisano per il "Sole 24 Ore"

Non ora, non troppo presto, ma il referendum sull'adesione britannica all'Unione europea probabilmente si farà. David Cameron lo ha lasciato intendere con calibrata chiarezza in un paio di interviste che aprono la via al pronunciamento prossimo venturo. «The Speech», come ormai è chiamato a Londra e dintorni per le attese generate attorno a un discorso che dovrà definire l'atteggiamento dei conservatori inglesi verso Bruxelles, si terrà il 18 gennaio in Olanda. Un'imbarazzata correzione rispetto alla data inizialmente annunciata che nasce da una sfortunata gaffe: il 22 gennaio, giorno prescelto in un primo tempo, si celebrano infatti i cinquant'anni del Trattato dell'Eliseo, passaggio chiave della costruzione comune. Salutarlo con l'annuncio di un possibile addio avrebbe avuto il sapore di una beffa.

Londra ha rinculato, ma la sostanza non cambia. O meglio cambia appena appena. Nelle parole del premier inglese ieri si è letta qualche cautela in più nella riaffermata determinazione di mutare le regole del gioco. «Indire ora, o a brevissimo, un referendum secco, dentro o fuori, - ha detto David Cameron alla Bbc - darebbe alla gente una falsa scelta». L'opzione deve essere ponderata per cui «il consenso» dovrà essere ricercato dopo «un nuovo accordo» e in «modo diretto». Circumnavigazione di un concetto che pare ormai chiaro: il referendum si farà - «sono d'accordo in linea di principio», ha detto il premier - e sarà chiaro nella formulazione, ma dovrà avvenire dopo la definizione del nuovo ruolo di Londra nell'Unione.

«Oggi molta gente è contenta di appartenere all'Ue, il cuore dice loro Europa. Eppure - ha aggiunto - tanti cittadini non sono soddisfatti di ogni singolo aspetto dell'integrazione, pertanto vorrebbero vedere cambiamenti. Questo è anche il mio punto di vista perché ci sono troppe interferenze, troppa invadenza e dobbiamo risolvere questo problema». In altre parole rinegoziare i termini dell'adesione per ritagliarsi uno spazio ancora più lontano dall'inner circle europeo. Operazione complessa per l'opposizione dei partner e per le conseguenze finali.

Obiezioni che il premier ha rigettato. «Abbiamo alleati - ha detto - magari non saranno d'accordo su ogni aspetto, ma il dibattito c'è. L'Europa sta cambiando ed esiste l'opportunità per noi di guidare questo processo. Quando avremo trovato un nuovo accordo cercheremo un nuovo consenso». Parole corroborate da precisazioni di Downing street secondo cui, sul punto specifico, Cameron ha già discusso con il cancelliere Angela Merkel e il premier olandese Mark Rutte. Anche sulle eventuali conseguenze di un Brexit il primo ministro è stato possibilista.

«Non è nel nostro interesse lasciare l'Unione europea. Se però mi domanda che ne sarà della Gran Bretagna qualora decidessimo di andarcene le direi che no, non sarebbe il collasso per il nostro Paese...Si tratta di capire se sia nel nostro interesse, io ho sempre detto che ci conviene partecipare al mercato unico, ma non come la Norvegia governata con un fax da Bruxelles».

Il rischio in realtà è proprio quello e David Cameron sta limando le ultime frasi del discorso che annuncerà alla nazione come pensa di fare per rendere Londra partner a mezzo servizio ma con poteri e funzioni da socio a tempo pieno. E soprattutto come pensa di fare per tenere insieme un partito spaccato come una mela con l'ala euroscettica in pressing esasperante per ottenere l'affrancamento finale da Bruxelles. Solo in queste ultime ore s'è assistito alla reazione dei pochi eurosupporter nelle file Tory. Ken Clarke, già ministro di Thatcher, Major e ora di Cameron, s'è unito al laburista Peter Mandelson per sostenere le ragioni dell'adesione all'Ue con la creazione di un think tank di politica europea che dovrà convincere un popolo recalcitrante.

 

MERKEL E CAMERON BERLUSCONI CON ALLE SPALLE MERKEL E CAMERON AL G VENTI DI CANNES jpegMERKEL HOLLANDE CAMERON ETCfotohome MARK RUTTEMARK RUTTEPETER MANDELSON

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...