BRUSH HOUR, LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI - BRUNETTA E RENZI UNITI NELLA LOTTA: SE SALTA IL “RENZUSCONI” SI VOLA ALLE URNE - I 36 EMENDAMENTI DEL PD CONTRO LA BOZZA DI LEGGE ELETTORALE

Francesco Bonazzi per Dagospia

Diamo a Brunetta quel che è di Brunetta. Nel fine settimana il professore veneziano aveva avvertito che se salta il "Renzusconi" si vola alle urne e oggi Renzie ha rafforzato il diktat forzista: "Se si affossa la riforma, la legislatura non avrà più speranza". Invece, se i signori deputati faranno i bravi, il Rottam'attore concede che "si può andare avanti fino al 2018" e maturare tutti quanti una migliore pensione. Un dato non da poco per tutti coloro che con il bipolarismo alla Renzie-Banana non troveranno posto nei listini bloccati.

Di fronte a una bastonata del genere, Lettanipote fa buon viso e racconta che "se c'è l'accordo, il più felice sono io". Dimentica che l'accordo già ci sarebbe, visto che la legge è stata presentata con le firme di Pd, Forza Italia e Ncd. Ma in questa distrazione è aiutato dai quasi 400 emendamenti presentati alla Camera.

A parte la sessantina di codicilli grillini, che mirano tutti a smontare la legge e farla diventare proporzionale allo stato puro, fanno riflettere i 36 emendamenti del Pd. Soltanto uno è unitario e riguarda la delega al governo per disegnare i collegi, mentre ce ne sono vari che puntano e reintrodurre le preferenze e uno, di Rosy Bindi, che prevede la possibilità di indicare due nomi di sesso diverso. Nel complesso, solita bella figura per il Pd.

Il problema è che dalle parti del Banana non si commuovono né per gli Alfanoidi né per altri. Forza Italia insiste sull'esigenza di far disegnare i collegi al Parlamento, perché evidentemente non si fida del Viminale, dove siede il fuggiasco Angelino Alfano. E non lascia spiragli né sulla soglia del 5% in coalizione né sulle preferenze.

Non è un caso che tra gli emendamenti di Ncd ne sia spuntato uno che abbassa dal 12 all'8% il tetto di coalizione. Sondaggi in calo per i centristi di domani? E soprattutto, reintroduzione delle candidature plurime, in modo che lo stesso Alfano possa guidare i suoi dalle Alpi alle piramidi.

Segna ancora il passo, invece, il famoso rimpastino del governo di Mezze Intese. Dopo il colpo di "dignità" di Nostra Signora del Sannio, Lettanipote ha deciso di tenersi le deleghe agricole e di non sostituire la De Girolamo. Renzie continua a tenersi le mani libere e dal colle più alto Re Giorgio predica prudenza, convinto com'è che quando si toccano i parlamentari sulla legge elettorale - ovvero sulla loro concreta possibilità di essere rieletti - cresca in misura esponenziale il rischio di imboscate al governo.

 

BRUNETTA E BERLUSCONI MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA ALFANO, LETTA, BONINO TRISRosi Bindi napolitano renzi

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