C’È UN SEGRETO SUL VOTO SEGRETO: NON È ESCLUSO - LA DECISIONE CHIAVE SULLA DECADENZA DEL BANANA POTREBBE FINIRE IN MANO A GRASSO

Liana Milella per "la Repubblica"

Ma alla fine, ‘sto voto in aula al Senato sulla decadenza di Berlusconi da legge Severino sarà segreto o palese? Bella domanda, quella su cui arzigogolano gli uomini del Cavaliere, alfaniani o lealisti che siano, pronti a buttare in campo la palla giusta per salvare il loro comunque leader. Vediamo di addentraci nell'ennesimo labirinto dell'affaire Berlusconi.

Una storia semplice (un senatore condannato in via definitiva a 4 anni) con una legge semplice (la Severino, fuori dalle Camere chi è condannato a più di 2 anni) trasformata invece nel peggiore dei guazzabugli. La giunta per il Regolamento del Senato ha deciso che il voto su Berlusconi dovrà essere segreto. Si è pure votato su questo ed è finita 7 a 6. Ma abbiamo solo scherzato? Eh, quel voto in parte vale, e in parte no. Per comprenderlo bisogna fare un passo indietro sulla procedura per portare in aula la proposta di decadenza di un senatore.

Come ormai è ben noto, la giunta per le Elezioni e le Immunità di palazzo Madama - relazione del presidente Dario Stefàno - propone a maggioranza che Silvio lasci la poltrona. Se in aula nessun senatore dovesse eccepire questa decisione, essa passerebbe così com'è stata fatta. E arrivederci a Silvio. Se invece qualcuno si alza, presenta un ordine del giorno, e dice che non è d'accordo, allora si vota.

E qui nasce il busillis. Che cosa può architettare il Pdl, o Forza Italia che sia, per aggirare la decisione della giunta per il Regolamento? Tutto dipende dal contenuto degli ordini del giorno. Esattamente così ha risposto Francesco Russo, il senatore Pd relatore in giunta, appena uscito vincitore dalla giunta medesima. Confermando che lo spiraglio esiste per il voto segreto. Anzi, più che uno spiffero parrebbe proprio un forte vento di tramontata.

Perché il segreto sta nello scrivere un ordine del giorno che "obblighi" il presidente Grasso a concedere il voto segreto o quanto meno a rivolgersi di nuovo alla giunta per il regolamento. Che ordine del giorno potrebbe "tradire" il parere votato in giunta? È ovvio che se l'odg dice solo "siamo contro la proposta di decadenza" in quel caso il voto sarà palese. Perché la giunta per il Regolamento ha deciso espressamente che «nei casi di incandidabilità sopravvenuta, eventuali odg in difformità dalle conclusioni della giunta delle Elezioni devono essere votati in maniera palese».

Quindi, odg puntuale su decadenza, voto palese. E se invece l'odg tira in ballo importanti articoli della Costituzione? Allora uno spazio per il voto segreto ci potrebbe stare. Il regolamento del Senato è chiaro, gli articoli della Costituzione dal 13 al 32 (escluso il 23) possono richiedere un voto segreto che 20 senatori possono richiedere. Eccoli i famosi 20 senatori. Non a caso, nel Pdl alfaniano, se ne sono già appalesati 22.

Questi si rivolgono al presidente dell'aula Pietro Grasso e gli chiedono un voto segreto. Qui potremmo essere già fuori dallo stretto ambito della decadenza e dall'ambito assai circoscritto (troppo?!?!) individuato dalla giunta per il Regolamento. A questo punto, con gli odg sul tavolo, che fa il presidente Grasso? Decide o rinvia? Diciamoci la verità, qua nessuno vorrebbe stare nei panni del presidente Grasso e di una decisione a suo modo storica.

Egli, assumendosene la piena responsabilità che gli compete, potrà fare due cose. Decidere che il voto è segreto perché l'odg riguarda "comunque" la procedura della decadenza su cui la giunta per il Regolamento si è pronunciata. Oppure potrà convocare di nuovo la giunta e sentire il suo parere. I precedenti possono dare supporto a Grasso?

Come dice Francesco Russo un dato è «storico», tabelle riassuntive alla mano: «Alla Camera, dal 2007, in casi come quello di Berlusconi si è votato palese. Al Senato si contano ben 25 casi di voti palesi sulle richieste di autorizzazione a procedere, da Andreotti a Lusi». Un dato storico che dovrebbe fare giurisprudenza.

 

PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI Luigi Zanda DARIO STEFANOFranco Bassanini e Linda Lanzillotta BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALIpietro grasso senato PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA

Ultimi Dagoreport

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...