MIRABELLO? MIRABRUTTO! – COSA RESTA DELLA RUPTURE DI FINI 3 ANNI DOPO? SOLO I CAPPELLETTI IN BRODO! MENIA SI È DATO ALL’AGRICOLTURA E CHECCHINO PROIETTI APRIRÀ UNA SPAGHETTERIA…

Alessandro Ferrucci e Giulia Zaccariello per "Il Fatto Quotidiano"

Quarantasei persone al-l'inizio. Cinquanta o poco più alla fine, dopo un paio di ore di dibattito: è tutto quel quel resta di Mirabello, della Festa Tricolore, di Futuro e Libertà, della visione di Gianfranco Fini. Briciole. Ma per capire cosa è accaduto in soli tre anni, non basta solo contare (in questo caso è una pratica veloce), è necessario guardare gli occhi tristi, arresi dei partecipanti e ricordare come erano nel 2010, quando l'allora presidente della Camera venne in questa provincia ferrarese per gridare: "Basta con Berlusconi, dobbiamo recuperare la nostra identità, sarà una traversata nel deserto, lo so, ma poi...". Ma poi niente.

Eppure quelle frasi erano state accompagnate da ovazioni, boati, applausi scanditi, crescenti. "Me lo ricordo - racconta Roberto Menia, ex parlamentare di Fli - Momenti bellissimi, aveva risvegliato il nostro orgoglio, aveva intercettato anche quel clima di anti-politica poi confluita in Grillo. Ci abbiamo creduto, eravamo convinti e invece è andata male. Errori? Uno in particolare: Fini doveva dimettersi da presidente della Camera, non si possono chiedere sacrifici agli altri e poi tirarsi indietro. Bisogna dare l'esempio, più volte ho provato a parlarci, inutile. Da lì tutto si è sgretolato, fino alla situazione odierna".

Deserto, appunto. Con poche certezze: gli stand sono sempre gli stessi, dall'oggettistica ai prodotti tipici, i cappelletti una religione, le salsicce troppo da festa dell'Unità, meglio le bistecche; il patron Vittorio Lodi, come ogni anno, ringrazia e saluta, ricorda come tutto è nato romanticamente trentadue anni fa. Applausi per Giorgio Almirante. Per il resto manca il clamore, nessun riflettore, nessuna attesa, la presenza delle forze dell'ordine si riduce a una volante in assetto da caffè, una domanda ricorrente tra i presenti: ma viene Fini? "L'ho sentito, forse farà un salto per trovare i vecchi amici, giusto per sedersi a tavola con noi, per salutarci", prova a rassicurare lo stesso Lodi.

In realtà l'ex leader di Fli è ancora al mare all'Argentario impegnato in lunghe sedute subacquee facilitate dall'alta pressione, "difficile che ci rinunci" svela una persona a lui molto vicina. Non solo "ha anche un'esclusiva con Rcs - continua l'amico - per l'uscita del suo libro a ottobre, quindi non può parlare in pubblico, specialmente nei luoghi dove ci sono i giornalisti, altrimenti rischia di rovinare il lancio delle sue fatiche". Questione di priorità. In compenso potrebbe arrivare Gianni Alemanno, sicuramente Adolfo Urso, Ignazio La Russa non ci pensa proprio "certo, teme i fischi, così come quell'altro amico suo. Chi? Gasparri, il socio di tante stupidaggini", spiega un militante.

Enzo Raisi, altro fliniano di ferro, preferisce restare nella sua casa spagnola, non ha voglia di incontrare ex colleghi, ex amici, ex camerati un tempo recente banditi da Mirabello. L'unico parlamentare eletto della "banda", Benedetto Della Vedova, non è molto amato, lo considerano uno bravo a risolvere solo i suoi problemi "mentre noi, qui, dobbiamo capire come possiamo unire le nove sigle che fanno capo alla destra - spiega Enrico Brandani, politico ferrarese - Qual è il collante? Non lo so, in molti pensano ad Alemanno, ma dopo quello che ha dichiarato su Berlusconi e il salvacondotto, la vedo difficile, è fuori dal nostro percorso". "Mi scusi, lei sa quando arriva Fini?" No signora, mi dispiace, quasi sicuramente non viene.

"Ah, peccato, tanto un bravo ragazzo". Ha più di sessant'anni. "Per me resta quel giovanotto al fianco di Almirante, solo lui ci può guidare". Ancora? "E chi altro? Mi faccia un nome...". Difficile. Nel frattempo arriva Francesco Proietti, per anni vicino, vicinissimo all'ex presidente della Camera, anche lui ex parlamentare, ora è pronto a lanciarsi in una nuova avventura come rivela Claudia Terracina sul Messaggero : aprire una spaghetteria a Roma. Eppure ancora dal palco spiega come "la gente non ha capito chi eravamo, se di destra o di sinistra" e che "su Berlusconi è più grave la questione delle evasione che la storia di Ruby".

Nessun applauso per lui. "Cosa faccio ora che non sono parlamentare? Mi occupo di agricoltura - racconta Menia - ma la politica mi manca, così ogni settimana vado a Roma per capire come possiamo ripartire. Sì, è un po' una droga, non posso farne a meno". Finisce il dibattito. Sul palco sale un complesso. Si suona. "Io vagabondo che sono io, vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho...". Silenzio. "Io con Fli ci ho rimesso cinquantamila euro, e come me anche gli altri" racconta Menia. È giunta l'ora dei cappelletti.

 

Elisabetta Tulliani e Gianfranco Fini a Mirabello GIANFRANCO FINI jpegfini-mirabellofini-mirabellofini-mirabelloFini e Menia Francesco Proietti CosimiFINI E ALMIRANTE

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI, IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025...

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO