C'ERA LO ZAMPONE DI HILLARY SUL RUSSIAGATE? - IL PROCURATORE SPECIALE JOHN DURHAM DEPOSITERA' UNA PESANTE ACCUSA: HILLARY CLINTON AVREBBE PAGATO UNA SOCIETÀ TECNOLOGICA PER INFILTRARSI NEI SERVER DELLA CASA BIANCA E DELLA TRUMP TOWER TRA IL 2016 E IL 2017 PER COSTRUIRE LA NARRAZIONE CHE DIPINGEVA DONALD TRUMP IN COMBUTTA CON I RUSSI - TUTTO PARTE DAL CASO DELL'AVVOCATO MICHAEL SUSSMANN CHE AVREBBE MENTITO ALL'FBI QUANDO…
Stefano Graziosi per “La Verità”
Hillary Clinton avrebbe pagato una società tecnologica per infiltrarsi nei server della Casa Bianca e della Trump Tower tra il 2016 e il 2017. L'obiettivo? Costruire la narrazione che dipingeva Donald Trump in combutta con i russi. È questa la pesantissima accusa, depositata formalmente venerdì dal procuratore speciale, John Durham.
donald trump e hillary clinton
Un'accusa che si inserisce nel più ampio contesto del caso penale riguardante l'avvocato Michael Sussmann (che è stato incriminato da Durham l'anno scorso). Secondo il procuratore, Sussmann avrebbe mentito all'Fbi nel momento in cui - era il settembre del 2016 - fornì al Bureau delle presunte prove di connessione tra Trump e Mosca. In quell'occasione, Sussmann sostenne di non lavorare «per alcun cliente»: un'affermazione, questa, contestata da Durham, secondo cui l'avvocato stava in realtà operando per conto di un dirigente di una società tecnologica e soprattutto della «campagna della Clinton».
Ricordiamo che, a settembre 2016, mancavano appena due mesi alle elezioni presidenziali che avrebbero poi visto vincere Trump. In particolare, il procuratore afferma che delle fatture inchioderebbero il legame tra Sussmann e la campagna della Clinton nel suo tentativo di dipingere l'allora candidato repubblicano come colluso con i russi. Ma non è tutto. Durham afferma infatti che Sussmann e il dirigente tecnologico si sarebbero coordinati almeno da luglio 2016 sempre «per conto della campagna della Clinton».
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«Il dirigente tecnologico», prosegue l'accusa, «ha sfruttato il suo accesso a dati Internet non pubblici e/o di proprietà». È quindi in questo contesto che il dirigente tecnologico avrebbe incaricato dei ricercatori di estrarre dati da Internet che consentissero di imbastire la narrazione di una collusione tra Trump e il Cremlino.
«In tal modo», si legge nell'accusa, «il dirigente tecnologico ha indicato che stava cercando di accontentare alcuni vip, riferendosi alle persone di uno studio legale e alla campagna della Clinton». Nel dettaglio, tra i dati «sfruttati» dal dirigente e dai suoi collaboratori, c'era il traffico Internet di un dominio relativo alla Trump Tower e all'Ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti (Eop). Ebbene, secondo Durham, il dirigente tecnologico e i suoi associati avrebbero estratto il traffico dell'Eop e altri dati «allo scopo di raccogliere informazioni dispregiative su Donald Trump».
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In tutto questo, il 9 febbraio 2017 - quando Trump era già entrato in carica da tre settimane - Sussmann fornì all'Fbi altre presunte prove di collegamento tra l'allora presidente repubblicano e Mosca. «Questo è uno scandalo molto più grande per portata del Watergate e coloro che sono stati coinvolti e sapevano di questa operazione di spionaggio dovrebbero essere perseguiti penalmente», ha tuonato Trump non appena è stata diffusa la notizia dell'accusa di Durham.
«C'era uno spionaggio in corso, ed era peggio di quanto pensassimo perché stavano spiando il presidente in carica degli Stati Uniti», ha dichiarato domenica il deputato repubblicano, Jim Jordan. Se Durham ha ragione, questa rivelazione non rappresenta soltanto un ulteriore smottamento di quella sostanziale bolla di sapone che andava sotto il nome di Russiagate. Ma rafforza anche i già fondati sospetti che, dietro quella montatura, ci fosse proprio Hillary Clinton.
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Tra l'altro tale vicenda rischia di avere delle ripercussioni anche sull'amministrazione Biden. A cavalcare quelle fasulle prove di legame tra la Trump Tower e la Russia fu, a fine ottobre 2016, anche l'attuale consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, che, all'epoca, era uno stretto consigliere di Hillary. La valanga che si sta formando, insomma, rischia di travolgere importanti esponenti del Partito democratico.