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C’ERAVAMO TANDO ODIATI - IL PASSO INDIETRO DI DI MAIO STEMPERA IL CONFLITTO CON GIUSEPPE CONTE: “SU DI ME POTRAI SEMPRE CONTARE” - I DUE POCHI MESI FA, ALL'INSAPUTA DI TUTTI, SONO ANDATI A CENA INSIEME, A FINE GIORNATA, USCITI DA PALAZZO CHIGI, CON LE RISPETTIVE COMPAGNE - LE INCOMPRENSIONI SU MES, TAP, TAV, LIBIA, I RAPPORTI CON IL PD E I SOSPETTI CHE “GIUSEPPI” LAVORI A UNA SUA LISTA, ESTERNA AL M5S…
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Si erano tanto amati e si erano tanto odiati. Decine di battaglie condotte insieme, dal reddito di cittadinanza alla legge contro la corruzione, e decine di incomprensioni e sospetti, che in alcuni casi sono diventate spaccature, come sul Mes, la Tap, la Tav, qualcuno dice anche sulla gestione del dossier Libia.
Ieri si sono salutati come due amici che hanno lavorato bene uno a fianco all' altro, e che dovranno continuare a farlo, ma cambieranno i ruoli, e dunque anche il rapporto, anche se nel commiato si stemperano le tante incomprensioni dei mesi scorsi e si scambiano attestati di stima reciproca. Di Maio che rimarca «l'onestà intellettuale e l' integrità» di Giuseppe Conte, il premier che gli riconosce le vittorie e i risultati, che si dice «rammaricato» dal passo indietro, che a telefono gli augura «buona fortuna per te e per il Movimento, sai che ti sono vicino che su di me potrai sempre contare».
giuseppe conte stringe la mano a luigi di maio 1
Pochi mesi fa, all'insaputa di tutti, sono andati a cena insieme, a fine giornata, usciti da Palazzo Chigi, con le rispettive compagne. Non lo hanno fatto sapere a nessuno, ma a due veri nemici non verrebbe in mente una cosa simile e dunque certamente i tanti scontri politici sono stati anche esagerati, o comunque contenuti nel merito, grazie anche all'opera di costante mediazione che il capo del governo ha esercitato, sia quando l'alleato era la Lega, sia quando è toccato al Pd.
Ecco, il Pd: è stato un altro dei motivi dei sospetti incrociati, di cui le cronache hanno raccontato, con un Conte dipinto come troppo appassionato alle tesi dei dem, o con le orecchie troppo attente a quello che la nuova forza di maggioranza ha cercato di fare in questi primi mesi di nuovo governo. Gelosie, alimentate dalle interviste, dai post su Facebook, dalle voci circolate in Parlamento e sui quotidiani su un gruppo possibile di «contiani», deputati e senatori che fuoriusciti dal Movimento avrebbero guardato alla leadership politica del capo del governo piuttosto che a quella di Di Maio.
Gelosie, sospetti, lusinghe, che Conte ha sempre respinto al mittente, confermando soltanto l'intenzione di restare in politica anche dopo Palazzo Chigi, ma non per questo di aver mai pensato ad un proprio partito o ad un suo gruppo di riferimento di parlamentari.
giuseppe conte e luigi di maio con la card per il reddito di cittadinanza 3
Oggi Conte dice che «i numeri in Parlamento restano gli stessi, le forze governiste continueranno ad avere la maggioranza». Un ottimismo che il presidente del Consiglio non ha mai dismesso, nemmeno di fronte allo sfarinamento progressivo di quello che una volta era un monolite, il Movimento 5 stelle, che invece oggi si appresta a cambiare pelle un'altra volta.
In ogni caso i due continueranno a lavorare fianco a fianco, come capo del governo e come ministro degli Esteri, e Conte non entra nelle dinamiche interne al Movimento, consapevole che la decisione del passo indietro «rappresenta una tappa di un processo di riorganizzazione» che - dice - «non avrà alcuna ripercussione sulla tenuta dell' esecutivo e sulla solidità della sua squadra». Anche dopo il voto in Emilia-Romagna?