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CONTROPIEDE REFERENDUM – LEGA, FORZA ITALIA E MINORANZA PD STANNO GIÀ PENSANDO A COME VENDICARSI DI RENZI: UN BEL REFERENDUM SULL’ITALICUM – NEL MIRINO CI SONO I CAPILISTA BLOCCATI, LE CANDIDATURE PLURIME E IL BALLOTTAGGIO
1 - ORA PER FERMARE L’ITALICUM RIMANE SOLO IL REFERENDUM
Tommaso Montesano per “Libero quotidiano”
Il referendum abrogativo. Ecco l’ultima arma a disposizione dei nemici dell’Italicum. Mentre Matteo Renzi si gode ancora l’approvazione definitiva - «avevamo promesso una nuova legge elettorale ed è realtà» - le opposizioni si preparano alla raccolta delle firme per chiamare gli italiani alle urne tra un anno. Roberto Calderoli annuncia che la Lega ha già pronti i quesiti sui quali partirà la sottoscrizione. Lo stesso fa sapere Pippo Civati della minoranza pd.
Il Carroccio punterà all’eliminazione dei cento capilista bloccati, delle loro pluricandidature e del ballottaggio. In vigore, nel caso il referendum fosse coronato da successo, resterebbe un Italicum dimezzato. Basti pensare che senza ballottaggio, qualora nessuna lista superasse il 40% dei voti scatterebbe la ripartizione proporzionale. Ma prima c’è da superare lo scoglio della raccolta delle firme entro il 30 settembre, poi quello dell’ammissibilità da parte della Corte costituzionale entro metà dicembre, infine quello del quorum del 50% degli elettori.
Ecco perché la Lega ha fretta di avviare l’iter. «Ci vuole un bel pelo a firmare l’Italicum», sostiene Calderoli in riferimento alla ratifica del presidente della Repubblica, «ma se Sergio Mattarella lo fa, lo faccia il prima possibile, perché il rischio è di andare a settembre e che scadano i termini per la presentazione del referendum». La firma del capo dello Stato potrebbe arrivare oggi.
Uno slittamento dovuto a motivi tecnici, visto che il testo della legge arriverà al Quirinale, dalla Camera, solo stamattina. Nel frattempo il fronte intenzionato a ricorrere al referendum abrogativo è già delineato. Detto della Lega, anche Forza Italia è intenzionata a essere della partita. «Adesso, subito, si tratta di riconsegnare la sovranità al corpo elettorale, e la Costituzione indica la strada maestra», recita Il Mattinale, il bollettino del gruppo parlamentare a Montecitorio.
salvini calderoli e il presepe di bergamo
«Bisogna fare in fretta. La via giusta è quella semplice. Abrogazione dell’Italicum». Fare in fretta perché tutto lascia pensare che Renzi, è il sospetto di Renato Brunetta, capogruppo di FI alla Camera, con un colpo di decreto «annullerà la clausola che sposta l’applicazione della nuova legge elettorale al 2016 per andare subito al voto con l’Italicum». In quel caso, non essendo presumibilmente completato l’iter della riforma costituzionale che modifica il Senato, i cittadini sarebbero chiamati alle urne con due sistemi elettorali diversi: Italicum per Montecitorio, Consultellum per Palazzo Madama, visto che le riforma approvata due giorni fa in via definitiva vale solo per la Camera.
Della partita referendaria potrebbero essere anche M5S (ma Alessandro Di Battista frena: «Il referendum lo farei per battaglie più importanti»), Sel («cultura democratica umiliata, occorre mobilitarsi», sostiene Nichi Vendola) e minoranza Pd. Civati fa sapere di avere «già pronti i quesiti: due, più un terzo su cui stiamo ancora lavorando». Le insidie sulla strada della consultazione, però, sono molte.
A partire dal numero di firme da raccogliere (500mila, ma dovranno essere molte di più per essere al sicuro durante il vaglio della Corte) durante i tre mesi estivi. Poi bisogna escogitare un quesito che, lasciando in piedi una legge elettorale autoapplicativa, superi le forche caudine del giudizio di ammissibilità dei giudici costituzionali. Renzi, intanto, pur tenendo il piede sull’acceleratore («stiamo facendo un percorso di grandi riforme e, anche se qualcuno dice di no, ce la faremo. Andremo dritti fino al punto, con la testa dura»), tende la mano alla minoranza del Pd. «Siamo per tenere tutti dentro», dice rispondendo a una domanda sul futuro dei dissidenti.
2 - L’ITER
REFERENDUM E FIRME
L’articolo 75 della Costituzione prevede la possibilità che 500mila cittadini o cinque Consigli regionali chiedano l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge. Quindi, innanzitutto è necessaria la raccolta di firme
CASSAZIONE E CONSULTA
I referendum sono sottoposti a un duplice controllo di legittimità: al momento del deposito delle firme, a opera dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione; e successivamente la Corte Costituzionale deve stabilire se, come previsto dall’articolo 75, la legge in questione o parte di essa può essere sottoposto a referendum abrogativo
LE DATE
La richiesta di referendum deve essere inoltrata alla Corte di Cassazione entro il 30 settembre di ogni anno. La Cassazione deve decidere entro il 15 dicembre se il quesito sia legittimo o meno. Infine, per la consultazione, il governo può scegliere una domenica compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno